61. Tom

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È la prima volta che vado via con una ragazza da solo, di solito ho sempre partecipato a vacanze di gruppo. Da quando, l'estate dei miei diciassette anni, sono stato mollato dalla prima ragazza con cui abbia mai intrapreso una relazione seria, ho deciso che avrei sempre fatto in modo di essere single durante il periodo estivo. E non solo, aggiungerei. Avevo messo anima e corpo in quel rapporto, il primo vero e sincero per me, e mi era stata rifilata una patetica scusa sul bisogno di una pausa, solo affinché la mia ex potesse spassarsela con la sua fiamma al mare; ciò mi aveva messo di fronte all'eventualità che i sentimenti sinceri rendano le persone dei facili bersagli per chi se ne vuole approfittare. Da quel momento avevo deciso quindi che non mi sarei più messo sul serio con nessuna, cercando di spassarmela con altre persone che la pensavano come me, in modo da non stare male, né tantomeno provocare dispiaceri alle altre. Poi però è arrivata Claire. Chissà, lontano da tutti e tutto riuscirò a capire meglio quello che provo per lei. È così nuova questa situazione per me. Se confidassi ai miei amici i timori che la nostra storia vada male penserebbero che mi hanno rapito gli alieni o che qualcuno mi abbia fatto il lavaggio del cervello, ma è così: mi importa molto di lei.

Un sorriso affiora spontaneo sul mio volto quando la vedo uscire di casa con un borsone su una spalla, la mattina in cui dobbiamo partire per il mare.
«Ciao» mi saluta con un bacio. Prendo il suo bagaglio e lo sistemo nel baule della Panda. Mi siedo al posto del guidatore e le lancio una lunga occhiata. Lei ricambia il mio sguardo e si sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio, in un gesto che mi è sempre più familiare.
«Mettiti comoda, ci vorranno quasi tre ore» mormoro, mettendo in moto.
«Se vuoi posso darti il cambio alla guida» ribatte convinta.
Scuoto la testa e le poso una mano sulla gamba. «Non ce n'è bisogno, ma grazie.»
Avvio il motore e le propongo di scegliere il cd che preferisce ascoltare durante il viaggio.
Scova un vecchio album dei Blink-182 e lo ascoltiamo a tutto volume, cantando insieme.
«Mi piace molto la tua voce» le dico ad un certo punto, sincero.
Lei si schernisce. «Sembro una gallina che sta avendo dei seri problemi. La tua voce invece è stupenda, sai, mi è piaciuta fin dalla prima volta che l'ho sentita. È particolare.»
È il mio turno di essere imbarazzato. «Nessuna ragazza mi aveva fatto complimenti del genere sulla mia voce» le rivelo.
«C'è sempre una prima volta» mormora. «Per me è la prima volta che vado in vacanza con un ragazzo. Pensavo che non sarei mai riuscita a convincere i miei. Devi piacergli.»

«Meno male!» esclamo.
Lei scoppia a ridere.
Il tragitto fino alla casa al mare è tranquillo e spensierato, a parte un po' di traffico.
Con Claire posso parlare di qualsiasi cosa, dal lavoro in officina, ai miei progetti con il gruppo. Le chiedo qualche consiglio sulla correttezza di alcune espressioni in inglese che vorrei usare in un testo che ho in mente e lei mi corregge, con pazienza e attenzione, nel suo accento che trovo affascinante e provocante.

Arriviamo verso le dieci e, non appena abbiamo lasciato i bagagli a casa, Claire esclama: «Ho una voglia matta di fare un bagno nel mare. Una volta all'anno non mi basta mai. Fosse per me vivrei sull'oceano, in California.» Nei suoi occhi riaffora la nostalgia che la pervade quando parla del paese d'origine di suo padre. Sebbene sia nata e cresciuta in Italia, vi è molto affezionata.
La prendo tra le braccia e le schiocco un bacio sulla guancia. «Andiamoci subito, allora» propongo e lei accetta entusiasta, così prepariamo le nostre cose e ci avviamo verso la spiaggia, a meno di cento metri.
Ammetto che vorrei fare tutt'altra cosa con Claire, ma ci sarà tempo anche per quello.
Arriviamo in una spiaggia libera, con l'ombrellone preso in prestito da Simone, l'amico proprietario della casa e, non appena sistemati i teli, Claire corre verso l'acqua, felice come una bambina.
È stupenda e le sue tette fanno su e giù che è un piacere.
Me lo dico da solo, il lupo perde il pelo ma non il vizio.
«Tom, che aspetti? Vieni anche tu! L'acqua è fantastica.» Non ha esitato nemmeno un attimo ad immergersi dalla testa ai piedi. Coraggiosa. Di solito a me ci vogliono dai due ai venti minuti per decidermi.
Cerco una buona motivazione per convincermi a raggiungerla. La sua pelle bagnata e il fatto che posso prenderla in braccio e toccarla con la scusa di giocare con lei, mi sembrano buone.
«Arrivo» urlo e corro verso il mare.
«Cazzo se è fredda!» mi scappa, all'impatto con l'acqua. Siamo oltre la metà d'agosto ma non è certo un mare tropicale.
Sguazzo un po' a casaccio, non sono mai stato bravo a nuotare.
Claire invece fa avanti e indietro come se niente fosse, sembra nata per stare a mollo.
Dopo un po' si ferma vicino al sottoscritto.
«Che femminuccia» mi deride e mi schizza l'acqua in faccia.
«Ti faccio vedere io.» L'afferro per la vita e la sollevo senza il minimo sforzo.
«Hey, mettimi giù!» strilla lei, divincolandosi, senza successo.

«No, se non ritiri quello che hai detto.»

«Che sei una femminuccia?» ripete, sfacciata.
«Esatto.»
Lei si agita tra le mie braccia, il suo seno che mi balla davanti agli occhi. Lo so, sono incorreggibile.
«Piantala o ti butto giù» la minaccio, con tono scherzoso.
«Ci devi solo provare.»
La lascio andare e lei cade, finendo per bere un po' d'acqua.
«Sei proprio stronzo!» dice dopo aver ripreso fiato.
«La signorina che usa delle parolacce, questo sì che è un brutto segno.» Ho notato infatti che Claire ha un linguaggio molto più pulito del mio. Ci equilibriamo bene.
«Vieni qui, brutto...»

Le tappo la bocca con un bacio. Le sue labbra sanno leggermente di sale e ho una voglia matta di infilarle le mani sotto il costume bagnato.
«Prendetevi una stanza.» Sento commentare e mi stacco dalla mia ragazza, che non osa guardarsi intorno, imbarazzata com'è.
Mi stringo nelle spalle e le sussurro: «Sono solo invidiosi.»
«Forse hanno ragione» risponde lei, stupendomi. «È ora che ci prendiamo una stanza.» Solleva gli occhi azzurri su di me e mi fissa con decisione.
«Sicura?» chiedo, interdetto, cercando di reprimere l'eccitazione di fronte a una proposta del genere.
Lei annuisce e mi prende per mano. «Andiamo.»
Eandiamo, non me lo faccio di certo ripetere due volte.

***

Ciao a tutti! Scusate l'orario, temevo addirittura di non riuscire a pubblicare oggi. Comunque ce l'ho fatta, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Non fatevi nessun problema a scrivermi i vostri pareri, sia positivi che negativi.

Alla prossima,

Maria C Scribacchina

Un bacio tra le noteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora