The First

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Dopo un attento sguardo, mi rendo conto che il posto in cui mi trovo mi risulta tuttavia familiare. In effetti mi provoca strane sensazioni: spensieratezza, libertà, eppure anche tristezza e consolazione.
Dando un'occhiata approfondita, mi accorgo di essere stata trasportata in una specie di parco giochi per bambini: sembra un giardinetto, in quanto è presente uno scivolo, alto circa un metro e mezzo, un'altalena a due posti e, su un pezzo d'asfalto, scorgo disegnato il gioco della Campana.

Persa nel fissare il verde del prato, su cui tutto è costruito, e la vivacità di questo posto, non ho assolutamente notato gli edifici che mi circondano. Infatti, improvvisamente, da uno di essi esce una moltitudine di bambini; avranno tutti dai 3 ai 5 anni e si mettono subito a giocare, riempiendo completamente la piccola area gioco.
Comprendo repentinamente dove mi trovo: sono in una scuola materna e non una qualsiasi...la mia.

Sono piacevolmente sorpresa di vedere i cambiamenti che nel tempo sono avvenuti: per prima cosa, quell'orrenda staccionata in cemento simil-prigione è stata sostituita da una siepe, alta 2 metri e piena di fiori; in secondo luogo, l'edificio risulta meno fatiscente di quanto mi ricordassi, è stato sicuramente restaurato e riverniciato con bellissimi colori pastello.

Mentre sono nel bel mezzo delle mie riflessioni, quasi come un nonno davanti a un cantiere, la scena davanti a me viene velocizzata.
Le persone mi scorrono di lato, davanti e dietro: maestre, bambini e, ad un certo punto, credo anche genitori.
Tutto ad un tratto, il tempo si stabilizza e rimango stupita nel vedere che tutti i bambini sono spariti, o almeno portati a casa dai genitori; tutti tranne una bambina.
È seduta sull'altalena, però non si sta dondolando.

Decido di avvicinarmi per vedere meglio, quindi fluttuo fino ad arrivarle davanti; mi chino e la osservo per capire meglio se la conosco.
È una bambina di 4/5 anni, bellissima e dolcissima: ha i capelli castani lunghi fino alle spalle, ornati da una molletta con un fiocco azzurro e indossa un grembiulino a quadretti rosa.
Mi rendo subito conto che è triste, tuttavia non sta piangendo.
Dopo poco tempo, una maestra esce dall'edificio ed esclama:
<<Josie, andiamo a casa?>>

Ora ho capito, è la figlia della maestra... ecco perché è rimasta sola.

Tuttavia, mi accorgo di aver completamente sbagliato supposizione, in quanto Josie risponde:
<<Non vorrei, maestra, però so che devo...>> e detto ciò, con un balzo salta giù dall'altalena e raggiunge la donna.
Decido di seguirle.

Vengo colta da un dubbio verso la portiera della macchina, che non so come aprire... Mi do della scema e ci passo attraverso, intrufolandomi nell'auto della maestra.
Seduta dietro alla donna, riesco a vedere in volto Josie, la quale continua ad essere triste.

Come poco fa, all'improvviso tutto si velocizza e siamo già arrivate a destinazione.
Non ho la più pallida idea di dove ci troviamo, dato che al momento scorgo solo un edificio fatiscente e un prato.
Fluttuo fuori dall'abitacolo e seguo maestra e bambina verso la porta di questo edificio.
Subito noto una scritta di fianco al grande portone "Casa Famiglia Maria Salvatrice".

Mi intristisco e, a vedere la determinazione di Josie nel voler comunque tornare in questo posto, mi si ferma il cuore...

Come un flash, tutto sparisce come in precedenza.
Mi ritrovo in un posto buio, probabilmente il LIFELOAD e la mia prima prova è quindi finita.

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