Talking (Fil)

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Appena varcata la soglia della stanza dove spero di colmare alcune lacune, mi rendo conto di non essere sola, non che la cosa mi dispiaccia.
In effetti, seduta su un puff trovo Leila impegnata a scrivere sul suo taccuino; su un divano scorgo Will, il quale sta apparentemente dormendo; seduto per terra noto un ragazzo che non conosco.
Con l'idea che sia Filippo, mi avvicino per presentarmi.
<<Ciao, io sono Olimpia! Puoi chiamarmi Olly...>>, dico gentile.
Fil alza lo sguardo dal libro che stava leggendo assorto, mi rivolge un sorriso ed esclama:
<<Piacere, io sono Filippo, anche se tutti mi chiamano Fil>>.

È un ragazzo molto bello, alto con gli occhi scuri e porta un vestito di colore quasi bianco; ha un'espressione in volto che è un misto tra il gentile e il timido, forse anche l'imbarazzato.
Con tutta la gentilezza che possiedo, cercando di non spaventarlo, chiedo se posso sedermi lì vicino; Fil annuisce.
Dopo alcuni secondi di imbarazzo, decido di rompere il ghiaccio raccontandogli la mia storia:
<<Allora, sono appena arrivata qui nel Diamante... ho fatto la mia prima prova poco fa, sono morta per un incidente stradale e la mia aura era blu lapislazzulo>>.

Forse ho esagerato ad essere così schietta, tuttavia era necessario altrimenti non saremmo arrivati da nessuna parte...
Fil mi dimostra che ho ragione quando esclama:
<<Io, invece, sono l'ultimo arrivato prima di te... ho fatto una prova sola! Sono morto cadendo dalle scale e la mia aura era rossa rubino>>.
Annuisco, triste.
Rimaniamo entrambi in silenzio, certi probabilmente che non è necessario dire altro...

Improvvisamente, come una furia, Diana irrompe nella stanza.
Viene a sedersi, o meglio coricarsi, sul divano accanto a me.
Subito Fil si avvicina e, accarezzandole la testolina pallida, le chiede cosa c'è che non va.

La bimba impiega molto tempo a pensare ad una risposta, quando esclama:
<<Ho appena fatto la quinta prova e non ci ho ancora capito un fico secco...>>
Io, che nel mentre mi sono avvicinata, le chiedo:
<<Vuoi parlarcene? Magari possiamo aiutarti...>>.
Diana annuisce e, calmandosi un poco, comincia a raccontare:
<<Questa volta sono capitata in una casa, che non conoscevo. C'erano delle persone sedute a tavola, una donna e un uomo, che però non ho mai visto. Ho sentito delle voci di bambini che subito dopo sono entrati nella stanza. Pensavo fossero i loro figli ma poi ho sentito che sparlottavano del fatto di far cacciare i due, perché erano cattivi con loro.
Erano in quattro mi sembra, due bambini e due bambine. Mi sono accorta solo dopo che una delle bambine non parlava e guardava altro. Poi puff, tutto è svanito ed eccomi qua.>>

Io e Fil stiamo un po' in silenzio, ognuno ragionando su cosa Diana ci ha appena riportato. Noto comunque che anche Leila si è avvicinata, lasciando perdere il suo taccuino.
La prima a parlare è lei:
<< Hai notato qualcosa di uguale alla tua vita?>>
La bimba scuote il faccino, rispondendo negativamente.
<<Mamma e papà vanno d'accordo?>>, mi intrometto.

La bambina ci pensa un attimo, poi esclama:
<<Litigano a volte, ma è normale no? Anche io bisticcio con il mio fidanzatino a scuola e tutti ci dicono che è perché ci vogliamo bene! Non capisco perché dei bambini che parlano male di qualcuno, tranne una, dovrebbe aiutarmi...>>, detto questo si incupisce e incrocia le braccia al petto.

Fil, che fino ad ora non ha aperto bocca, le dice in tono consolatorio:
<<Didi, non essere triste! Primo perché il tuo vestito non ha cambiato colore, quindi hai ancora tempo; secondo, probabilmente  il LIFELOAD voleva farti riflettere sulla bambina che non si lamenta... magari c'è un collegamento.
Comunque ora è meglio se vai a riposarti, domani ne parleremo meglio, ok?>>.
Appena ha terminato, si alza e le tende una mano:
<<Vieni, ti accompagno nella tua stanza...>>.
Diana ci ringrazia e, ciondolando dalla stanchezza, esce con Fil.

Rimaniamo io e Leila a fissarci, forse cercando ulteriori risposte. Tuttavia, mi torna repentinamente alla mente il vero motivo per cui mi trovo nella TALK.
Decido di parlarne con Leila, quindi comincio a raccontarle la mia prova e sottolineo il fatto di non aver percepito le aure.
Leila prontamente risponde:
<<Scusami Olly! Mi sono dimenticata di spiegarti questo particolare: vedi, è normale non vederle, a tutti noi succede. Non ti so spiegare il perché, Kalei è sempre evasivo su questo punto, per cui la mia è una teoria, vuoi sentirla?>>.
Annuisco e lei inizia:
<<Secondo me e Fil, è tutto collegato al fatto che qui le aure non possono entrare... Io immagino il Diamante come un doppio specchio, in cui tu puoi vedere fuori ma il fuori non può vederti. Allo specchio aggiungi un filtro anti-aura. Ecco spiegato perché non possiamo percepirle: è legato al nostro cervello, che ormai non ha più il filtro originale, ma un altro... mi segui?>>
Annuisco e lei continua:
<<Bene, quindi se usi il LIFELOAD, anche se vai sulla terra, il tuo cervello è comunque filtrato. Secondo noi questo è un probabile motivo, tu che ne pensi?>>.

Ci penso un attimo, ragionando su questo fantomatico filtro anti-aura... Non vedo crepe nel suo ragionamento in effetti.
<<Forse hai ragione! Può essere comunque che il filtro ce l'avessimo sulla Terra e l'abbiamo perso entrando qui... è tutto molto complicato, non credi?>>, esclamo.
<<Già! Qui ogni cosa è un casino, abituati...>>.
Scoppiamo a ridere, anche se di divertente non c'è niente; tuttavia, forse questo è l'unico modo per andare avanti.

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