Developments

8 1 0
                                    

Rimasta sola nella TALK ROOM, decido di stendermi e rilassarmi per un istante.
Mi chiedo se sia il momento giusto per lasciarmi andare alla speranza: sono sempre andata avanti combattendo, ma in fondo non ho mai creduto di potercela fare; in effetti non ho mai pensato che nessuno potesse riuscire in questa impresa.
L'idea che Leila ce l'abbia fatta mi riempie di gioia e di speranza: forse anche io un giorno potrò uscire vincente dal Diamante.

Immagino come potrebbe essere la mia vita al di fuori di questo posto: io appisolata su una nuvola, felice e soddisfatta della mia vita.
Un sorriso spunta sul mio viso, senza controllo; purtroppo però, come è arrivato, improvvisamente sparisce. Un pensiero si allarga nella mia mente: "Non rilassarti! Se lo fai sei perduta".
Cazzo, proprio ora doveva uscire il mio lato pessimista?
Per quanto mi costi farlo, ritiro i miei recenti pensieri con l'intento di arrivare prima alla meta, vincente e senza costruirmi ripari felici che potrebbero distrarmi.

Mi alzo con la prospettiva di andare in camera, cercare un buon libro da leggere e tornare qui ad aspettare Diana: non mi sono assolutamente dimenticata di lei, devo parlarle il prima possibile.
Corro in stanza e, dopo interminabili minuti di riflessione, scelgo "I viaggi di Gulliver". Credo stia a pennello con la mia attuale situazione!
Con il sorriso sulle labbra, torno alla TALK; non mi stupisco più di tanto quando la ritrovo vuota.
Mi stendo su uno dei divani e mi immergo nella lettura.

Solo dopo molto tempo, la porta della stanza si spalanca.
Con il cuore che batte all'impazzata, scorgo Fil che timidamente varca la soglia.
<<Ehilà!>>, esclamo tranquilla.
<<Ciau Olly! Come va?>>, risponde.
Dopo aver scambiato quattro chiacchiere, parlando del più e del meno, decido di informarlo sul sogno che ho appena avuto.

Fil sbarra gli occhi, appoggia un dito al mento come chiaro segno di riflessione...
<<Olly, devi assolutamente parlarne con Di, il prima possibile!- e parlando più a se stesso che a me - Come ho fatto a non pensarci prima?>>.
Sembra deluso, triste e arrabbiato con se stesso. Provo a fare un tentativo per farlo stare meglio:
<<Fil, non ti colpevolizzare! Io ci sono arrivata solo grazie al sogno... Purtroppo era una missione talmente ovvia che nessuno ci ha pensato subito! Ora l'importante è parlargliene! Ok?>>
Fil annuisce soprappensiero.

Non sono certa di averlo calmato del tutto, ma se c'è una cosa che ti fa smettere di pensare, quella è l'azione. Decido dunque di chiedergli se vuole aiutarmi a parlargliene.
La risposta è immediata e spontanea:
<<Certo, Olly. A costo di aspettare nella TALK fino a quando Di non si sveglia dal riposino!>>.
La sua espressione è risoluta e capisco di avercela fatta: se si concentra sul fare, non potrà più pensare e conseguentemente sentirsi in colpa.

Dopo un paio di minuti di silenzio, Fil improvvisamente mi domanda:
<<Scusa Olly, sono un cafone... Hai scoperto qualcosa sulla tua missione? Vuoi parlarmene?>>.
Mi rivolge un sorriso, attendendo la risposta.
Medito su come riassumere il tutto e, alla fine, ci riesco abbastanza bene affermando:
<<Diciamo che nella prima prova, ho visto una bambina che stava in una casa famiglia e andava nel mio stesso asilo. Nella seconda, invece, ero nella casa della mia migliore amica: l'ho vista in lacrime e ho capito il perché solo dopo, quando i genitori si sono attaccati sui rispettivi tradimenti. So che c'è un collegamento, ma mi sfugge!>>.

Fil mi ha ascoltata con attenzione, non volendo perdersi nessun dettaglio.
Solo dopo parecchi secondi, finalmente esclama:
<<Io al momento non vedo collegamenti, forse se nessuno ne vede è perché il problema non sono le situazioni o le prove in sé, ma il tuo modo di rifletterci su... Obiettivamente, prova a ragionare su questo punto: se tra le prove, non c'è alcun collegamento, se non te stessa, è perché magari il problema sei tu, i tuoi ragionamenti e le tue interpretazioni>>.

Annuisco, un po' spiazzata dalla cosa. Tuttavia, mi rendo conto che il suo ragionamento non fa una piega.
<<Quindi, se tu fossi me, su cosa ti concentreresti?>>, chiedo.
La sua risposta non tarda ad arrivare:
<<Se fossi in te proverei a concentrarmi su cosa ho pensato per ogni singola prova, a quel punto rifletterei se ci sono collegamenti tra i ragion...>>.
Fil viene improvvisamente interrotto dalla porta, che si spalanca rumorosamente.
Ci voltiamo entrambi e sui nostri volti compare un'espressione sorpresa.

THE COLOURS QUESTIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora