1- Un addio degno di me

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Tre mesi prima

Steven's pov

Gennaio 2017, New York

Colmo di salsedine, saturo di umidità il vento del mare risale la scogliera.
Apro gli occhi e fisso alcune onde brillanti, ricche di schiuma.

Sono sulla mia scogliera preferita, pronto a buttarmi giù a capofitto.

"Un'ultima volta, Ace" Mi dico inspirando più aria che posso nei polmoni.

Mi lascio cadere giù, fidandomi completamente del vento, il mio migliore amico.
Lo sento scivolare delicatamente sulla mia pelle attraverso i vestiti e poco prima di toccare l'acqua mi libro nel cielo.
Comincio a volare sul pelo dell'acqua dell'oceano, con il vento che mi segue fedele.

Volare, è senz'altro il mio potere preferito. La cosa migliore che possa fare, forse l'unica.

Lo squillo del telefono interrompe il mio momento di tranquillità. Mi costringo a rispondere sbuffando.

"Chiunque tu sia, hai appena interrotto il mio monologo poetico"

"Amico, non fare finta di non essere contento di sentire la mia voce"

"Infatti non sto fingendo, Liam" Evito prontamente una boa enorme per un soffio. "Non mi piace davvero la tua voce, troppo virile per i miei gusti"

"Dove sei? Sento dei rumori strani"

"Sto volando" Sospiro anche se quasi sicuramente non può sentirmi a causa del forte rumore del vento.
Dietro di me l'acqua si apre per la velocità e l'aria che mi circola intorno.

"E prende ancora? Strano"

"Perché mi hai chiamato?"

"Sempre il solito delicato" Esclama evidentemente offeso.

"E tu sempre il solito rompipalle"

Decido di risalire dalla cresta delle onde e buttarmi dentro una nuvola.
Comincio a salire in cielo a tutta velocità e per poco non mi scivola il telefono dalle mani.

"Ci vediamo al nostro appartamento tra mezz'ora al massimo" Mi dice Liam serio. "Sei già in ritardo"

"Non sono in ritardo Blazer, il treno parte fra un'ora, rilassati"

"Rilassati" Liam prova ad imitare la mia voce. "Me lo dici ogni volta prima di finire nei guai e trascinarmi con te, Steven" Riesco quasi ad immaginare i suoi occhi verdi giallastri roteare verso il soffitto dell'appartamento. Non replico, in fondo ha ragione anche se non glie lo dirò. "Fra vent'otto minuti qui!"

Chiudo la chiamata senza rispondergli. Calpesterei il mio orgoglio nel cedere ai suoi comandi e proprio non mi andrebbe giù.

Conosco Liam dal liceo, era uno dei ragazzi più popolari e cocco di qualsiasi professore. Era di quella razza di nerd così odiosa che prende il massimo dei voti pur non avendo studiato e a cui tutti vorrebbero tagliare la mano tanto la alza in classe. L'unica differenza era che lui era amato anche da tutti gli studenti. Incarnava la perfezione, un modello da imitare se si voleva avere successo.

In poco tempo entrai anche io a far parte del suo gruppo di popolari, dopo che per miracolo avevo portato la squadra fi basket della scuola alla vittoria del campionato. E mi piaceva, l'essere adorato da tutti.
Diventammo così amici che appena terminato l'ultimo anno di liceo lui venne ad abitare con me e mia sorella.
Pensavamo che sarebbe stato tutto facile per due come noi, adorati a scuola e diplomati con buoni voti. Invece il lavoro che avevamo bastava a mala pena per riempirci il frigo e comprare assorbenti a mia sorella.
Così entrammo in contatto con la banda. Niente di serio, qualche giro di erba di tanto in tanto che ci fruttava parecchia grana e un paio di rapine ogni sei mesi. (Che non sempre andavano a buon fine, ma dettagli)

Strangers or not?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora