14- Countdown

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Soraya's pov

"Ehm, ciao" ammorbidisco il tono osservando la ragazza ferma sulle scale coperte da un leggero strato di neve e ghiaccio. Alterna il peso da un piede all'altro, inquieta e nervosa.
A primo impatto avrei detto che sia venuta in cerca d'aiuto, ma osservandola meglio noto che è troppo curata e pulita per essere una scappata di casa.
Indossa un cappellino rosso di lana calato quasi fin sopra le sopracciglia, da cui fuori uscivano alcune ciocche di capelli castani. Nonostante avesse un giaccone almeno due volte più grande di lei sembra stia per morire congelata da un momento all'altro.

"Non ti ricordi di me Soraya?" La mora si sistema meglio il capellino sulla fronte con la mano coperta da un guanto rosso di lana che lascia scoperte le dita.

Io rimango impietrita per un attimo.

"Dovrei?" Non so perchè è quella la domanda che pronuncio per prima, nonostante in mente ne abbia tante altre. Come fa quella ragazzina a sapere il mio nome? Cosa ci fa qui? Chi è? E soprattutto: perchè vogliono parlare sempre tutti con me?! La mattina poi!

"Beh, immagino di sì, dopo quello che hai fatto a mio fratello" dice indignata.
Mi ci vuole un millesimo di secondo per capire chi ho davanti, tutt'a un tratto questa ragazza mi pare così familiare.

"Delaney Richards" dico incredula passando nuovamente lo sguardo sulla sua figura slanciata.
È cresciuta parecchio dall'ultima volta che l'ho vista,più o meno sette anni fa.

"In persona, hai intenzione di farmi diventare una statua di ghiaccio qua fuori o posso entrare?" Si sporge di poco per guardare dietro le mie spalle. Io mi sposto immediatamente balbettando un 'certo' ancora incredula.
Non c'è giornata che non riservi qualche sorpresa per me! Ci manca solo che scopra di essere una milionaria e di avere la casa alle Maldive. Dopo tutte queste sorprese poco gradite deve pur capitarmene una buona prima o poi!

"Vieni con me" scuoto la testa un paio di volte e di nascosto mi pizzico un braccio per controllare che sto vivendo la realtà. Ma purtroppo ho la conferma che la sorella di Steven è reale e mi guarda sempre più nervosa e impaziente.

"Come mai sei qui a quest'ora?"La guido verso la cucina ignorando gli sguardi inquisitori di ventitrè persone in sala da pranzo.

"Ho detto a Steven che mi fermavo da Starbucks prima di andare a scuola, e lui mi ha lasciato uscire tranquillamente"

Annuisco mentre chiudo la porta della cucina alle nostre spalle. Steven è rimasto così buono e ingenuo.

"Posso offrirti della cioccolata.." esito a dire 'calda' ormai non credo lo sia più "della cioccolata tiepida? O fredda, non so in che stato sia, potrebbe somigliare al budino ora"

"Ehm, okay" lei si siede disinvolta sulla sedia dove Lily si era beatamente appisolata poco prima.

Mentre verso un mestolo pieno di cioccolata in una tazza con una stampa tutta fioreggiata, probabilmente acquistato da Ebony, non smetto un attimo di osservare Delaney grazie al riflesso del vetro del forno di fianco a me.
Si sta togliendo il giaccone rivelando ormai delle forme da donna coperte da un maglioncino viola, tolglie lo sciarpone che per poco non le copre il naso con la punta ancora rossa dal freddo. E sfila il cappellino rosso, liberando una lunga chioma di capelli castani perfettamente in piega.

"Allora, a cosa devo questa piacevole visita?" Le porgo la sua tazza e piazzo anche un pacchetto di biscotti davanti a lei.

"Non fare finta di essere gentile con me e di essere lusingata dalla mia visita, non ci casco"

"Bene, che caspita ci sei venuta a fare qui?" Domando strisciando la sedia sul pavimento per sedermici.

"Preferivo la finta gentile, sai?"

"Si, me lo dicono in tanti" appoggio I gomiti sul tavolo fragandomene beatamente dei discorsi di Keyla sulla beneducazione a tavola e tutte quelle cavolate lì.
"Allora?" Domando impaziente.

"Dovevo parlarti"

"Mm, sai lo sospettavo" sbuffo sonoramente.
Comincio a domandarmi chi sarebbe venuto a parlarmi domani mattina, il folletto delle patate? Il presidente? Bruno Mars?
Su una cosa sono certa, se qualcuno avesse citofonato, io non avrei aperto la porta.

"Sarò veloce" Delaney si asciuga la bocca sporca di cioccolato con un tovagliolo e sgranocchia un biscotto.
E pensare che non le ho nemmeno detto di fare come se fosse a casa sua.

"Anche tuo fratello me l'ha detto ieri, e alla fine abbiamo parlato amabilmente per quasi un ora" dico ironica.

"Ecco dov' è stato ieri mattina" borbotta tra sè e sè, come se stesse pensando ad alta voce. Ha sempre avuto quel simpatico vizio, ogni volta finiva col dirti qualcosa che avrebbe dovuto tenersi per sè. E appena se ne rendeva conto si copriva la bocca, come se così potesse rimangiarsi le parole.

"Se mi vuoi chiedere di dirgli la verità, ti dico già da subito che non lo farò" la precedo, puntandole un dito addosso.

"Tu lo dovrai fare, è diverso"

"Non sarà una sedicenne acida a costringermi, Delaney" ribatto alzando le sopracciglia con fare superiore. È sempre stata determinata e arrogante fin da bambina, me la ricordo bene, e con l'adolescenza deve essere peggiorata.

"Beh, non sarà una ventiquattrenne testarda e stronza a rovinare il rapporto che ho con mio fratello"

"Delaney! Vergognati, una signorina non dovrebbe dire certe parole" dico lanciando uno sguardo a Keyla che poco furbamente sta origliando dietro la porta della cucina.

"E poi sono sicura che hai un rapporto più profondo con le serie tv e il divano che con Steven"

"Questo tu non puoi saperlo!"

"Ne sei sicura Lana?" Uso il nomignolo che non ha mai sopportato, e a giudicare dall'espressione che assume il suo viso capisco di averla infastidita. E non poco.

"Io so tutto, ricordatelo" sorrido compiaciuta.
Ho fatto breccia. Non sono sicura del fatto che guardi la tv o sia una di quegli adolescenti asociali, mi è bastato immaginarlo. E lei si è tradita da sola.
Passa più tempo coi suoi amici immaginari e con gli attori di Hollywood che con suo fratello maggiore.

"Allora sai anche che sono stanca di fingere di non sapere nulla davanti a Steven? E sai anche che a stento non gli rido in faccia dalla disperazione quando mi dice che è convinto di poter predire il futuro?" Si alza arrabbiata dalla sedia con le lacrime che minacciano di bagnare le sue guance arrossate "È colpa tua se si rende ridicolo in questo modo!"

In fondo so che ha ragione.
Apro la bocca, ma non sono capace di parlare. Forse perchè non c'è nulla da dire, in effetti.
Con fatica riesco a sostenere I suoi occhi lucidi che mi stanno fulminando. Delaney emana rabbia da ogni poro della sua pelle, e in questo momento me la sta gettando addosso col solo potere dello sguardo.

"Ti do un paio di mesi" dice dopo interminabili secondi di un silenzio assordante, anche se si sentono le voce di venti persone poco più in là da noi "Hai due mesi per confessare tutto a mio fratello, o sarò io a farlo"

Strangers or not?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora