19- Le bugie consumano come la ruggine

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Steven's pov

"Mi hai ucciso Soraya" ansimo sdraiandomi a terra.
Il mio stomaco brontola, ma sono troppo stanco persino per dargli retta.

"Sei già stravolto solo dopo il primo giorno?" Si abbassa ridendo, e facendo dondolare quel maledetto fischietto per aria.
Mi allunga una bottiglietta d'acqua, in effetti ho la gola secca, ho bisogno di bere.

"Graz-" Soraya mi versa addosso l'acqua proprio in faccia.

"Ti sei rinfrescato adesso?" Dice ridendo.

"Volevi vedermi attraverso la maglietta bianca?" Alzo le sopracciglia un paio di volte. Ora la mia t-shirt è diventata trasparente e I capelli mi gocciolano sulla fronte.

"Ma se a mala pena la riempi" ride anche se so che sta mentendo.
Ma non insisto, sono troppo stanco anche per discutere con la sua lingua biforcuta e le battute sarcastiche che si inventa.

"Tu non sei normale" sospiro ancora. Non sono abituato a questo tipo di allenamento.

Mentre gli altri ragazzi se ne sono andati negli spogliatoi esausti ma correndo, prendendosi gioco di me naturalmente, io mi sono accasciato a terra in stile balena spiaggiata.

"Nemmeno tu lo sei, Ace Master" Soraya tende una mano nella mia direzione e io l'afferro per alzarmi, dopo averla esaminata attentamente in cerca di qualche scherzetto nascosto tra le dita.

"Già, ma tra I miei superpoteri non ho la velocità e la forza, ho solo-"

"Volare e controllare la mente, lo so" risponde con un sorriso.

E lei come lo sa? Non mi pare di averglielo mai detto.

Esiste la televisione

Giusto, lo saprà grazie al telegiornale. Ormai dovrei aver imparato che Soraya Dimmer sa sempre tutto di tutti.
E io non so praticamente nulla di lei..

"Devi sviluppare altre capacità oltre a quelle che hai Draven, per sapertela cavare in ogni situazione" dice andando verso l'uscita dalla palestra.
Non è nemmeno sudata, mi chiedo come si alleni lei, se non ha faticato neanche un po' oggi.
E continua a chiamarmi Draven.

"Perchè ti ostini ad usare quel nome?" Le chiedo bloccandole l'uscita con un braccio.
Il barlume di sicurezza che le brilla sempre negli occhi viene sostituito da una luce stupita.

"Perchè ti chiami così" mi risponde ovvia scattando a guardarmi con quei maledetti occhi gelidi.

Nessuno ha mai usato quel nome, nemmeno nell'orfanotrofio in cui sono cresciuto a New York.

"Come fai a saperlo?" Il mio tono è talmente cupo che la domanda sembra più un affermazione. Ma Soraya non si scompone minimamente. Il barlume di sicurezza riprende a scintillarle negli occhi.

Adesso voglio proprio vedere quanto durerà ancora la sua indifferenza.

Con una mossa veloce la inchiodo al muro dietro di lei, gli avambracci appoggiati al muro ai lati della sua testa e il mio corpo che sfiora il suo.

Soraya non si aspettava questa mossa da parte mia, sembra sorpresa e noto un leggero arrossamento sulle guance.
Una sua gamba è tra le mie, e potrebbe benissimo tirarmi un calcio, ma non lo fa...per fortuna.

Fino ad un attimo fa stavo ansimando a terra e adesso sono quasi appiccicato a Soraya, con la maglietta umida quasi appiccicata alla sua rigorosamente nera.
Mi sorprende che non mi abbia ancora ucciso con una delle sue mosse di lotta.

"Fai ancora la sbruffona adesso?" Sussurro ansimando di nuovo, ma questa volta non per la corsa, per la sua vicinanza.
Il mio cuore romperà la cassa toracica da un momento all'altro. Ma mantengo il mio atteggiamento sicuro.

Soraya deglutisce mentre continuo a fissarla dritta in quegli occhi di ghiaccio. Sembrano fatti di cristallo, incredibilmente chiari verso il centro e poi contornati di blu intenso sul bordo dell'iride.
Noto il suo sguardo cadere per un secondo sulle mie labbra, ma poi torna subito a fissarmi negli occhi. Sono così vicino a lei che le sfioro il naso con la punta del mio e un ciuffo biondo dei miei capelli bagnati ,per l'acqua che mi ha versato addosso poco fa, ricade sulla sua fronte. Una gocciolina d'acqua le scivola lungo il naso, io la raccolgo col pollice e poi torno ad appoggiarmi al muro con la mano.
Soraya arrossisce un po' di più, mentre un sorriso vittorioso si fa spazio sulle mie labbra. Sono riuscito a zittire e a mettere in imbarazzo l'algida regina delle nevi solo con la mia vicinanza.

"Tu sai perchè ti sogno vero? Non sembravi sorpresa quando te lo confessato" mi avvicino ancora. Per poco le nostre fronti non si appoggiano l'una all'altra, ma nessuno dei due osa staccare gli occhi dall'altro, se non per lanciare degli sguardi veloci verso le labbra.
Chissà come sarebbe baciare quella bocca da cui escono solo insulti e battute ironiche. Quella bocca che vorrebbe dire così tante cose, rivelare così tanti segreti che però non si lascia scappare.

"Te l'ho detto, non mi sorprendo facilmente" sussurra a corto di fiato. Deglutisce ancora.
Sembra così fragile adesso, ingabbiata tra il mio corpo e la parete.

"Ma tu sapevi già dei miei sogni, non è così?"

Annuisce impercettibilmente "Sì, lo sapevo"

"Come? Come hai fatto a sapere già tutto?" Compreso il mio vero nome.

"Tua sorella" mormora "Tua sorella mi ha inviato un e-mail e me l'ha detto, prima che voi partiste per Chicago"
Sono sempre più confuso. Come sa che ho una sorella? E Delaney conosce già Soraya? Prima ancora che arrivassimo a Chicago?

"Cosa nascondi Soraya?" Sussurro, soffiando sulle sue labbra involontariamente "Lo sai che i segreti e le bugie sono come parassiti che ti divorano dall'interno. Distruggono pian piano la tua vita e la tua felicità, distruggono anche le persone che ami"

"La mia vita e la mia felicità sono già andate distrutte tanto tempo fa" Il suo sguardo indifeso ora diventa quasi arrabbiato, ma con una punta di nostalgia, quasi come se sentisse la mancanza di qualcosa...o di qualcuno. Mi sta dicendo che ha già perso la sua felicità, la sua ragione di vita, forse erano in una persona molto importante per lei.

Una strana sensazione si fa spazio in me.

Gelosia, proprio quella Steven.

Soraya mi affascina è vero. Soprattutto con quello sguardo un po' arrabbiato. Ma non sono geloso.

Non mi allontano, nonostante I suoi occhi siano carichi di rabbia e di frustrazione. Sarà anche una mossa stupida, azzardata e pericolosa ma non voglio allontanarmi.

"Puoi sempre ricostruirle" rispondo con un sorriso, sfiorando così le sue labbra fredde "La tua vita, la tua felicità. Puoi decidere di afferrarle di nuovo"

"Non è così semplice"

"Lo so, ma puoi farlo. Basta volerlo" mi allontano bruscamente, per evitare di rimanere incollato a lei per un tempo infinito come le calamite di mia sorella sul frigo in cucina.

Apro la porta d'uscita della palestra, osservando per un ultima volta quella ragazza dallo sguardo freddo e ferito, dai capelli neri tinti di grigio e le labbra fredde e screpolate. Sempre vestita di nero e che usa l'ombretto nero come maschera, per nascondere emozioni e cicatrici.
Quella ragazza misteriosa e piena di segreti logoranti che mi affascina e confonde sempre di più.

"Una foto dura di più" dice usando la mia stessa frase contro di me.

"Ho paura che se te la facessi, prima mi denunceresti alla polizia per stalking e per atteggiamenti da maniaco per poi mi farmi rinchiudere in una prigione dello S.H.I.E.L.D" sorrido "O sbaglio?"

"Cominci a capire come ragiono Steven" Questo è impossibile, vorrei dire.
Soraya sorride malefica.

Il rossore è sparito dalle guance e la sua sicurezza è tornata a formare una fortezza intorno a lei. Ma quella fortezza ha una crepa ai miei occhi, riuscirò a infrangerla e a conoscere la Soraya che c'è nascosta dietro.
A costo di doverla costringere a raccontarmi I suoi segreti, dal primo all'ultimo.

Strangers or not?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora