12- Senso di colpa

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Steven's pov

La prima cosa che avevo fatto sul treno mentre ci avvicinavamo a Chicago qualche giorno fa, è stato cercare il lago più vicino.
Per mia fortuna, Chicago sorge proprio sulle sponde di un lago immenso. Riesce a ricordarmi l'Oceano su cui si affaccia New York.

Mi è sempre piaciuta la scogliera da cui spiccavo il volo a New York. Da lì potevo vedere l'Oceano sconfinato, e se alzavo lo sguardo vedevo bene il cielo limpido. Nella linea sottile in cui cielo e mare si univano, un'immensa distesa blu riempiva il mio mondo di meraviglia.
Sorrido al pensiero nostalgico della mia città.
Ora ho trovato un piccolo spazio verde che si affaccia sul lago Michigan. Molto simile alla mia scogliera.

Continuo a guardare il nulla oltre la ringhiera che mi tiene ancorato a terra, sul parco pieno di alberi.
Una folata di vento mi soffia in faccia come per invitarmi a volare con lui, ma questo vento non sa di sale come a New York. Questo è umido e dolce, trasporta gli odori di quella nuova città.
Lo ascolto, come faccio sempre, ma oggi non sembra avere nulla da dirmi, mi porta solo un senso di nostalgia e smarrimento mai sentito prima, mischiato ad una profonda confusione.

"Si vola di nuovo Ace" scavalco la piccola ringhiera arrugginita, facendo attenzione che nessuno mi stia guardando.
E poi mi lascio andare. Volo per riuscire a sentirmi libero e in pace giusto qualche istante.
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"Sono a casa!" Urlo chiudendo a chiave la porta del mio nuovo appartamento.

È ormai ora di pranzo, e il mio stomaco si fa sentire da un pezzo.
Per di più un ottimo odorino di cibo appena cucinato mi fa venire l'acquolina in bocca. Immagino già la tavola imbandita da diverse prelibatezze anche oggi.

"Liam cosa cucini?" Domando andando verso la piccola cucina/sala da pranzo a pochi passi dall'entrata.

"Si può sapere perchè non mi rispondi?" Appena varcata la soglia della porta, non trovo la figura del mio migliore amico, ma quella di mia sorella.

"Beh? Vivo anche io qui sai?" Dice forse notando che la osservo sorpreso.

Solitamente è Liam a cucinare per noi, è davvero raro che Delaney ci degni della sua presenza. Preferisce stare sola nella sua stanza, e mangiare qualche pietanza riscaldata al microonde.

"Liam è uscito" mia sorella, coperta da un' enorme felpa calda, si accomoda da un lato del tavolo, portando con sè anche un piatto pieno di cibo.

"Dov'è andato?" Domando avvicinandomi alla padella ancora appoggiata sul fornello spento.
Ma con mia grande delusione la trovo vuota.

"È andato in una gelateria, sembra abbia trovato un lavoro" mi risponde e poi ridacchia, vedendomi mangiare l'unica briciola rimasta in padella "Vuoi anche tu un omelette?"

"Si, per favore" le sorrido, Sono piacevolmente sorpreso dal fatto che mia sorella abbia manie così altruistiche oggi. Prendo un piatto per me dalla credenza.

"Bene, le uova sono in frigo"

"Ma io pensavo la cucinassi tu per me" dico deluso, rialzandomi da tavola col piatto in mano. Apro il frigo in cerca delle uova, ma non trovo altro che dei würstel, una marmellata scaduta e dei resti della cena di ieri sera "Non ci sono qui"

"Oh! Che sbadata devo averle usate tutte" Delaney alza le spalle e mi guarda da finta innocente.
L'ha fatto apposta, ne sono più che certa. Penso sia l'inizio della vendetta contro me e Liam per averla portata a Chicago.

"Beh, c'è sempre una scatoletta di tonno nel cassetto lì sotto"

"Ti sembro forse un gatto a cui dare una semplice scatoletta di tonno?"

Strangers or not?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora