10-Pretty to see, hard to catch

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Steven's pov

All'improvviso mi ritrovo Soraya davanti. Sono ancora appoggiato alla porta d'ingresso, con quasi tutte le speranze che mi lasci parlare, svanite.
E invece, eccola lì, che mi guarda visibilmente irritata, con le braccia incrociate sotto al seno.

Indossa gli stessi abiti di ieri notte, ora che ci faccio caso. Probabilmente nemmeno lei è riuscita a prendere sonno.

"Allora, vuoi stare lì a fissarmi tutto il giorno?"
Sono molto tentato a dire di sì, ma credo che se lo facessi mi arriverebbe un soprammobile dritto in mezzo agli occhi.

"Giusto, dovevo parlarti" rispondo invece.

"Fuori"

"Ma credevo che volessi ascoltar-"

"Parleremo fuori"

Tiro un sospiro di sollievo. Per un attimo ero convinto che mi stesse cacciando via. Cosa che mi sarei aspettato da lei.

Apro la porta e aspetto che sia lei ad uscire per prima, non voglio rischiare che mi freghi e mi chiuda fuori, nel giardino di casa sua...per la terza volta.

Appena usciti, vengo pervaso da un senso di pace portato da una leggera brezza invernale. Dentro quella casa c'è davvero troppo caos, e c'è parecchio via vai di persone tra il salotto e le scale. 

"Cavolo, Ma in quanti ci abitate lì dentro?"

"Ma gli affari tuoi?" Stranamente non mi guarda troppo irritata, la sua sembra una presa in giro giocosa.
Questa misteriosa Soraya non smette di sorprendermi, ora dopo ora.

"Di cosa dovevi parlarmi?" Appena usciti in giardino, cominciamo a camminare l'uno di fianco all'altra sul marciapiede.

"Io, ti sembrerò pazzo, ma devo dirtelo lo stesso" ammetto imbarazzato.

"Avanti spara" sbuffa lei, incoraggiandomi con lo sguardo "Tanto non puoi peggiorare l'opinione che ho di te" mormora, ma ignoro il commento.

"Ecco io, abitavo a New York"

"Che palle! Devo sorbirmi tutta la storia?" Soraya incrocia gli occhi e gonfia le guancie, come per farmi capire che si è già stufata di parlare con me.
Cominciamo bene!

"Ascoltami, o non capirai la storia" prendo un bel respiro e continuo "Abitavo a New York fino a tre giorni fa, ma sono stato obbligato a trasferirmi, perchè-"

"Fammi indovinare" fa un espressione pensierosa e si schiarisce la voce "Dimmi se questa storia ti è familiare: Un ragazzo di New York, finita la scuola a fatica e con voti mediocri, non volendo proseguire gli studi, decide di andare a vivere da solo. Per mantenersi dovrebbe cercarsi un lavoro, come tutte le persone normali sane di mente. Ma, aspetta! Questo ragazzo non è sano di mente, e ha dei superpoteri che ovviamente decide di sfruttare per guadagnarsi da vivere senza fare troppa fatica, ma oops, si fa catturare dalla polizia e doppio oops, la polizia non lo lascia compiere I suoi furtarelli ridicoli in santa pace, e oops numero tre, lui e il suo migliore amico rimangono senza soldi, e stanchi, decidono di cercare fortuna da un'altra parte"

"Okay ci hai preso più o meno, tranne che per un particolare: I nostri furti non sono ridicoli!" Le punto un dito contro fermandomi nel bel mezzo del marciapiede, non che fosse così affollato in questa parte della città.

"Oh sì che lo sono! Rubare qualche stupido gioiello sopravvalutato, spacciare qualcosa ogni tanto, rubare t-shirts e jeans in un negozio di souvenir! E tu non li definisci crimini ridicoli? Mi domando come la polizia di New York non sia riuscita a catturare definitivamente due ladrucci come voi, insieme alla vostra banda sfigata"

"Ci hanno catturato, infatti" ammetto guardandola di traverso "Più di una volta" sussurro osservando le crepe sul marciapiede. Alcune radici di qualche albero vicino hanno sollevato le piastrelle rovinandole.

"Ah! Quante volte siete stati sbattuti in prigione Steven?" Mi chiede con un sorriso malefico stampato sul volto.

"Oh, qualche volta" sminuisco alzando le spalle, e cominciando a calciare un sassolino per terra " Cinquantatrè, per la precisione" sussurro affondando le mani in tasca.

"Si, lo sapevo, volevo solo sentirtelo dire" Soraya scoppia a ridere, tenendosi addirittura la pancia con le mani.

"Non c'è nulla di divertente, smettila di ridere" ricomincio a camminare e poco dopo lei mi raggiunge ridacchiando.

"Sai ,se io avessi avuto I vostri superpoteri, avrei puntato più in alto"

"Cosa vuoi dire?"

"Che forse avrei organizzato un piano malvagio per conquistare il mondo, cose così" alza le spalle tranquilla, come se mi avesse appena confidato di voler aprire una pizzeria sotto casa.

"Si, ti ci vedo a dominare il mondo"

Per qualche istante mi perdo ad immaginare Soraya seduta su un trono fatto di ossa e crani umani, con I lunghi capelli neri sciolti sul petto gonfio d'orgoglio e lo sguardo di ghiaccio contornato dall'ombretto nero. Come una Valchiria che osserva la battaglia sotto di lei.

La immagino che comanda chiunque voglia, e con un espressione sarcastica e malefica in volto prendere in giro le persone, per puro divertimento. Sì, me la immagino perfettamente nel ruolo da dittatrice sadica.

"Ehi Steven" Soraya mi schiocca le dita proprio davanti alla faccia "ogni tanto di fermi a fissare il vuoto, lo sai?"

"Stavo solo..." mi guardo intorno in cerca di una scusa credibile e in grado di non farmi sembrare un ebete "Stavo solo ammirando quel fiore!" Le indico un piccolo fiore blu che cresce indisturbato su un ramo di un albero.

Un fiore, ma sei serio? Non è molto virile.

Beh, almeno è  bello sul serio, illuminato da un raggio di sole mattutino.
È in alto, proprio in cima alla chioma di un albero imponente, nel bel mezzo del giardino di una casa abbandonata.

Senza che me ne rendessi conto ci siamo allontanati dalla casa di Soraya. Abbiamo camminato fino ad un quartiere completamente distrutto.
È peggio della parte più decadente del Bronx o del Queens.
Sembra che delle bombe abbiano distrutto questo quartiere, ora disabitato.

"Ci siamo allontanati abbastanza, meglio tornare indietro" La sento mormorare quasi spaventata.

Ma io non la ascolto, troppo occupato a guardare quel fiore blu, per davvero sta volta.
Nonostante qui intorno ci siano solo abitazioni semi distrutte e altre sepolte dalle piante rampicanti, quell'albero sembra rigoglioso e pieno di vita.
E poi quel fiore blu, col gambo pieno di spine, che cresce sul ramo più alto della sua chioma lo rende meraviglioso.

"Lo sai che quell'albero è costellato di fiori blu, vero? Puoi prenderne uno, non credo che gli zombie che abitano qui si lamenteranno"

Avverto il corpo di Soraya accanto al mio, che comincia a guardare nella mia stessa direzione. Emana calore nonostante siamo a metà Gennaio.

Quel fiore blu, quello in cima, mi ricorda molto lei, bello da vedere ma praticamente impossibile da prendere.
Soraya è così, bellissima e a prima vista un vero angelo, ma è come una fortezza impossibile da espugnare.
Sembra essere circondata da una spessa parete di spine, mai aperta a nessuno. Eppure una parte di me spera di abbassare un po' quella corazza, per poter vedere che meraviglia nasconde al suo interno.

"Torniamo indietro" questa volta mi tira per un braccio e io non replico. È il primo contatto non violento che ha con me, e mi ha fatto tremare come una foglia. Anche lei sembra accorgersene. Mi lascia subito la mano. 

La seguo verso una strada più affollata, anche se quel posto mi attira da morire, sembra emanare segreti da ogni crepa di ogni casa lasciata al suo destino.

Strangers or not?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora