Capitolo 14

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In pochi minuti arriviamo all'ospedale, e mentre portano Sam in sala operatoria, ci raggiunge Melissa: l'ho chiamata mentre eravamo in ambulanza per avvertirla della situazione. "Ehi, ma che è successo?" arriva di corsa, sembra abbia pianto venendo qui ed è molto preoccupata. Io, ormai in lacrime, rispondo con una sola parola. "Jennifer."

"Che cosa ha fatto?" chiede arrabbiatissima. "Ha manomesso.. un qualcosa.. della moto.. mi dispiace.." dico tremando. E corro ad abbracciarla. "Non è colpa tua.. ma ti giuro che quella stronza pagherà.." Le sorrido debolmente, mi risiedo sulla sedia e aspettiamo. Nessuno di noi osa parlare, stiamo talmente male da non averne la forza.

Dopo minuti di attesa, esce il medico, che si dirige verso di noi, e noi subito ci alziamo. "Sono la sorella di Sam.. come sta?" chiede Melissa. Il medico guarda in basso, poi guarda noi e parla con un nodo in gola. "Purtroppo è in stato di coma a causa del forte impatto della caduta.. e sembra non ci siano danni gravi alla colonna, il vostro amico è stato fortunato.. Avrebbe potuto rimanere paralizzato dalla vita in giù." Mi sento mancare il respiro. In coma? "È fuori pericolo almeno?" chiedo io stavolta tremando. "Non lo sappiamo ancora.. dobbiamo solo aspettare e vedere se si sveglia oppure non ci sarà davvero più nulla da fare.."

A questa risposta sento il mio respiro affannarsi. Melissa mi appoggia una mano sulla spalla, ma io sono troppo sconvolta. "Possiamo entrare?" chiede Marco, dato che ne io ne sua sorella siamo in grado di parlare. Il medico annuisce. "Uno alla volta peró." raccomanda. "Andate voi.." guardo Melissa e Marco, loro si guardano e annuiscono. Melissa si siede accanto a me. "Vale, credo debba entrare prima tu.. Sei la persona piú importante per lui adesso.." dice sorridendomi. La guardo. "Ma sei sua sorella.." dico. Alza lo sguardo al cielo. "E tu sei l'amore della sua vita. Alzati e vai." dice quasi ridendo. La guardo ricominciando a piangere. "Grazie." dico.

Mi alzo ed entro nella stanza: vedo Sam buttato sul lettino con la flebo attaccata al braccio e un tubicino dell'ossigeno nel naso. Con tutto il silenzio che regna, si sente il suo respiro debole. Vederlo in quello stato è devastante. Mi avvicino a lui e mi siedo su un lato del letto tenendolo per mano. Lo guardo per due secondi e poi gli lascio un bacio leggero sull'angolo delle labbra. Come aveva fatto lui il giorno della mia operazione.. sì, l'ho sentito quando mi ha baciato.

Esco dalla stanza e lascio che entrino Melissa e Marco e io mi siedo in sala d'aspetto. Ad un certo punto qualcuno si siede accanto a me. Riccardo. Ancora? Ma che vuole? "Ciao." mi dice. Non lo guardo neanche in faccia; so che è scortese ma proprio non sono dell'umore per farmi fare la corte. "Non è un buon momento." continuo a non guardarlo in faccia. "Ho saputo di Sam.." comincia a dire ma lo interrompo, tutta incazzata. "Senti, Sam adesso è chiuso in quella maledetta stanza e sta lottando tra la vita e la morte, se avete dei trascorsi e vi odiate non é un problema mio.. se sei qui per insultarlo o per provarci con me, ti prego vattene perché in questo momento potrei non rispondere delle mie azioni.. lasciami stare, per favore.." Mi alzo e mi appoggio sul davanzale della finestra, e le lacrime cominciano ad uscirmi una dietro l'altra.

Sento due mani sulle spalle. "Scusa, non vol.." fa per parlare ma non esito a buttarmi fra le sue braccia e mi lascio abbracciare. Lui non mi respinge, anzi mi stringe tra le sue braccia. "Andrà tutto bene.." lo sento dire. Dopo 5 minuti, mi riprendo. "Okay, basta.. Tanto non serve a nulla, non risolvo niente così.. ho bisogno di bere qualcosa." dico. E lui mi sorride, seguendomi.

"Comunque.." comincia appoggiandosi alle macchinette mentre io mi prendo un caffè. ".. prima non avevo intenzione di insultare nessuno, non sono così senza cuore. Anzi, immaginavo non stessi per niente bene e pensavo di poter fare qualcosa." Lo guardo e gli sorrido. "Grazie per il pensiero.." Intanto torniamo a sederci. "Sei già andata a vederlo?" mi chiede, guardandomi. "Si.." mi pizzicano gli occhi, nom voglio piangere ancora. Ma il ricordo del suo stato in quella stanza mi ha devastata. "E.. come sta? Vi hanno detto qualcosa?" continua a chiedermi. "Si. È in coma." lo guardo, cercando di non ricominciare a piangere. "In coma?" mi guarda allibito. "Non sanno quando.. e se si risveglierà.." dico tremando e col respiro pesante. "Ehi.." mi dice subito, appoggiandomi una mano sulla spalla. "Lui ce la farà.." dice. "Non siete più nemici?.." Gli dico quasi ironica. "Beh, anche se non scorre buon sangue fra noi, sono disposto a mettere l'ascia di guerra da parte se questo ti può tranquillizzare.." mi dice sorridendomi.

e così ci siamo ritrovatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora