Capitolo 41

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21 settembre

Dopo quello che è successo con Sam a casa sua, stanotte non ho chiuso occhio. So di aver fatto una stupidaggine, ma la voglia di toccarlo e sentirlo ha sovrastato la mia razionalità.

Adesso sono le 7.41, sto camminando velocemente per andare a scuola. Non so come affrontare la giornata, spero con tutto il cuore di non incontrarlo dato che non saprei cosa dirgli. Ma mentre sono sovrappensiero, sento dei passo dietro di me e qualcuno che mi chiama. "Vale, ehi.." dice. Mi giro e mi trovo Marco che mi raggiunge. "Ciao.." lo saluto. Spero che Sam non gli abbia raccontato quello che è successo. "Come stai?" mi chiede sorridendo. Come fa ad essere di buonumore a queste ore del mattino?

"Stanca.. Ma tutto apposto.. tu?" chiedo. Marco mi guarda con una faccia strana. "Che hai da guardarmi così?" chiedo. Il suo sguardo mi preoccupa. "Hai dormito stanotte? E poi cos'hai sul collo?" mi chiede, ignorando completamente la mia domanda. Cazzo, i succhiotti. E ha notato pure le occhiaie. Fantastico, coprirli con il correttore non è servito a niente. Mi tiro su la felpa per coprirli. "Niente.. comunque non molto in realtà. Quindi scusami per l'aspetto orribile." dico forzando un sorriso. "Piuttosto di vederti con quintali di fondotinta, preferisco vederti così." dice ridendo.

Poco dopo arriviamo a scuola. Lo saluto ma mi trovo davanti l'ultima persona che avrei voluto vedere oggi. "Ehi." lo saluto un po' scioccata, non mi sarei aspettata venisse da me. "Possiamo parlare?" mi chiede subito, senza neanche un ciao. "Cosa c'è?" chiedo sperando non tiri fuori la faccenda di ieri, ma molto probabilmente è quello il motivo. Mi guarda stupito. "Beh, mi tratti di merda dicendomi di lasciarti stare, poi ieri ti sei presentata a casa mia e mi hai chiesto esplicitamente di scoparti." dice con tono duro. "Per te è stato solo questo?" chiedo, con la voce che trema: non era lui quello che mi amava ancora ma adesso mi dice che sono stata una botta e via?

Lui mi guarda confuso, poi fa un respiro profondo e mi riguarda. "Pensavo che per te lo fosse stata.." dice sottovoce. "Con te non sarà mai una cosa così, e lo sai benissimo." dico sentendo le lacrime, e lui mi fa un mezzo sorriso che ricambio. "Comunque non abbiamo nulla di cui parlare. Ti ho già spiegato ieri come stanno le cose." dico, guardandolo e cercando di capire la sua reazione. "Ma io credevo che.." comincia a dire e vedo che ha gli occhi lucidi. Mi fa male vederlo così ma credevo davvero di essere stata chiara.

"Il fatto che abbia voluto venire a letto con te è perché mi hai provocato, se non mi avessi toccato in quel modo non sarebbe successo, in realtà volevo solo parlare.. Non ti ho perdonato, se è questo che pensavi. E quello che ti ho detto sull'andare avanti per strade diverse lo penso ancora adesso." dico guardandolo negli occhi. Lui mi guarda serio: l'ho ferito per l'ennesima volta. Vedo una lacrima scendergli sulla guancia, con il pollice gliela asciugo e lo guardo. "Ti prego, non rendere tutto così difficile.. speravo che quello di ieri fosse un buon modo per dirti addio." dico sentendomi in frantumi dentro. "Quindi era un addio? Sei andata via così per quello.." dice. Annuisco, e sento una lacrima scendermi ma prontamente me la asciugo. "Pensavo avrebbe fatto bene ad entrambi.. ma forse ci siamo entrambi spezzati il cuore ancora di più." dico.

Abbassa lo sguardo e si allontana. "Fra i due quello con il cuore più spezzato ce l'ho io, e sei riuscita a distruggerlo.. quindi complimenti. E sai che ti dico? Andare a letto con te per sentirmi dire addio è stato anche peggio del provare gli stupefacenti, e non è poco.. Che coglione che sono." dice e se ne va, entrando a scuola. Le parole sono state coltellate, non nego che mi aspettavo parole del genere. Ma adesso che le ha dette veramente, ha fatto male davvero tanto.

Le lacrime mi bagnano tutte le guance, me le asciugo velocemente con le maniche della felpa ed entro anche io dato che sono quasi le 8 e rischio di entrare in ritardo. Corro in classe dopo essere andata al mio armadietto e mi siedo al mio posto, appoggiando il libro di fisica. Sento una voce chiamarmi. "..'giorno." mi saluta B. sedendosi vicino a me, appoggiandomi una mano sulla spalla e sorridendomi.
"Ehi. Come stai?" le sorriso anche io, guardandola. "Io bene ma tu tutto apposto? Sembra che tu abbia appena pianto.. E hai dormito stanotte?" mi chiede preoccupata. "Tranquilla B., sto bene.. Ho dormito poco questa notte ma nulla di preoccupante.. davvero." Cerco di rassicurarla sorridendole.

Arriva il professore di fisica e iniziamo la lezione.

Samuele

Entro in classe visibilmente incazzato.
Pensavo mi avesse perdonato, che il fatto che avesse voluto venire a letto con me fosse un motivo. E invece era un addio. Un fottuttissimo addio. So di essere stato duro con quelle parole, ma se le meritava tutte. Non la odio, ma ci sono rimasto davvero male. Mi sono sentito andare in frantumi, quasi come quando mi ha lasciato un mese fa. Entro in classe, non salutando nessuno e sedendomi al mio posto sbattendo la cartella sul banco. "Vedo che siamo di buonumore questa mattina." Mi giro, nel sentire l'allegra e fastidiosa voce di Marco. "Ciao." lo saluto infastidito. "Anche tu hai dormito poco stanotte?" mi chiede sbuffando. Alzo lo sguardo guardandolo confuso. "Cosa c'entra?" chiedo, non capendo il senso della domanda.

"Se sei così, probabilmente centra una certa fanciulla di nome Valentina." dice sarcastico. Lo fulmino per la battuta, e lui torna serio. "Dai scherzavo.. comunque ho parlato con lei stamattina.. avevate lo stesso nervosismo intorno, e aveva dei succhiotti sul collo. Non posso evitare di chiederti se è successo qualcosa che non so." mi chiede, quasi spaventato dalla mia possibile reazione. Abbasso lo sguardo. "Si.. ieri.." dico semplicemente. Marco mi guarda confuso. "Ieri?" mi chiede. "Ti ha ascoltato.. È venuta a parlarmi." dico. Lui mi fa segno di continuare. "E.. beh, abbiamo fatto tante cose." dico.

Marco mi guarda spaventato. "Specifica quel 'tante cose'." dice guardandomi, quasi per rimproverarmi. "Marco, a volte mi stupisci. Secondo te, due ex in una stanza da letto.. cosa potrebbero fare?" chiedo quasi divertito. Marco rimane allibito. "Avete.. ?" chiede scandalizzato. Lo guardo e annuisco, ma quando vedo che sta per dirmi qualcosa, lo fermo con la mano. "È stata lei.. e io l'ho solo assecondata, anche se lo volevo, e tanto. Credevo fosse stato un modo per dirmi che mi aveva perdonata. Stamattina l'ho fermata davanti a scuola e mi ha detto che in realtà era un modo per dirmi addio.." concludo. "In che senso 'chiesto'? Scusa ma sono scioccato.." mi chiede quasi ridendo. Io alzo lo sguardo. "Mi ha detto che aveva bisogno di seguire quello che gli diceva l'istinto o una cosa simile.." dico.

Lui mi guarda storto. "Seriamente? E perché è arrivata a dirti una cosa del genere?" mi chiede incrociando le braccia. "Okay va bene.. l'ho provocata.. del tipo, ho messo la mano su un fianco e sono sceso un po' troppo.. e dopo che mi ha detto questa cosa, siamo finiti nel letto." dico guardandolo. Marco, dopo un'eternità di tempo, mi risponde. "Va bene, ho promesso che non mi sarei intromesso.. Beh, tu come stai?" mi chiede tranquillamente. Torno a guardarlo. "Devastato.. ma seguirò il tuo consiglio di andare avanti.." dico sorridente. Marco ricambia dandomi una pacca sulla spalla. "Questo è il mio migliore amico." dice.

In quel momento entra il nostro professore di latino. Marco va a sedersi al suo posto e io tiro fuori il necessario per la lezione.

e così ci siamo ritrovatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora