Capitolo 34

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Samuele

giorni dopo

Faccio per andare in pista a ricominciare gli allenamenti quando per strada vedo una figura molto familiare. Mi fermo sul marciapiede spegnendo la moto e togliendomi il casco mentre la figura si avvicina a me. "Ehi.. ciao." dico.

Alice mi sorride, ma tiene le distanze. "Ciao Sam." mi saluta. Mi metto una mano dietro la testa e la guardo sorridendo. "Come stai?" le chiedo titubante. "Ti interessa?" mi chiede incrociando le braccia. Sospiro. "Non fare così, ti prego.." le dico. Guarda in basso e poi mi riguarda. "È la verità.. a casa tua mi hai detto di lasciarti in pace.. quindi non capisco perché adesso mi parli normalmente.." mi dice, e io rimango senza parole. La fermo. "Ti ho solo chiesto di lasciare Valentina fuori dai nostri problemi. È una cosa fra me e te, che dobbiamo risolvere e non voglio che questa cosa si ripercuota sulla mia relazione.." le dico spiegandole, e lei mi guarda attentamente ascoltandomi. "Che cosa vuoi?" mi chiede sorridendomi. Ricambio. "Vorrei scusarmi con te, per davvero, per come ti ho trattata." dico titubante e vedo lei che fa una faccia confusa ma poi sorride annuendo con la testa. "Va bene." mi dice.

Rimango deluso dalla sua risposta. "Solo?" chiedo cercando di farle capire che voglio che vada avanti a parlare. "Cosa ti aspetti che ti dica?" mi guarda in difficoltà. "Tutto ma non un semplice 'va bene'. Mi dispiace sul serio per quello che è successo, prima di Valentina facevo veramente schifo come persona. Io ci tengo a te, e anche se non te l'ho mai detto non sei stata solo una botta e via. Solo che tempo fa non lo avrei mai ammesso." le sorrido e lei poco dopo ricambia. "Forse ho esagerato con le parole, é che credevo veramente di aver sbagliato e sono impazzita quando ho scoperto da Melissa che volevi solo divertirti con me quindi mi scuso anche io. Ti va una tregua?" mi allunga la mano e io la stringo, sorridendo. "Certamente." dico e lei sorride.

"Ti va di venire in pista?" Le chiedo così dal nulla, non so perché l'ho fatto. Mi guarda imbarazzata accennando una risata. "Volentieri." mi dice. Andiamo in pista e la porto sotto il mio capannone. Lei si guarda intorno: non l'ho mai portata qui. Si avvicina al tavolo degli attrezzi quando prende in mano un quadretto, che ha 3 foto: una con Valentina, una con mia sorella e una con Marco. "Molto belle queste foto." Vedo quasi un'espressione amareggiata anche se mi sorride. "Alice.." la guardo storto. Lei alza lo sguardo su di me, molto seria. "Che c'è?" mi chiede. "Non sei mai stata brava a mentire. Non dirmi che sono belle foto, perché so che non lo pensi davvero." le dico e vedo lei che si morde il labbro. "Va bene.. sto zitta." dice, e sorrido soddisfatto.

"Cos'ha Valentina che non ti va giù?" le chiedo. Lei mi guarda stranita. "No, non ha niente che non va.. Solo che non è da te." mi dice avvicinandosi a me molto lentamente ma tenendo lo sguardo fisso nel mio. "In che senso?" le chiedo confuso. "Lei è un prototipo di ragazza che non avrei mai visto al tuo fianco. Io non sono come lei, neanche Jennifer.. Insomma, spero tu abbia capito quello che intendo." dice sorridendo imbarazzata. "Che Valentina è troppo 'santa' per me, o sbaglio?" chiedo e lei annuisce. "Mi sembra una ragazza tranquilla, e la vedrei insieme a uno molto simile a lei caratterialmente.. non con uno come te, ecco." dice e io la guardo. Vedo che attende una risposta. "Capisco. Forse è vero che gli opposti si attraggono." dico e lei si avvicina ancora di più sorridendomi. "Si ma è anche vero che amano i propri simili." è attaccata al mio volto e giocherella con il filo della mia felpa mentre mi guarda maliziosamente. "Alice, senti.." comincio a dirle e sento caldo, i suoi occhi azzurri mi mettono in soggezione e potrei non controllarmi. "Sam, mi piaci da quando ti ho visto la prima volta, che Mel ci ha presentati. E non posso ignorare i miei sentimenti." mi dice, e si avvicina per baciarmi ma io mi allontano di un passo.

"Alice, sto con Valentina. E non posso farla star male ancora, mi ha perdonato cose che sono imperdonabili.. proprio non posso.. E anche se dessi la colpa tutta a te, non sarebbe corretto.." dico deglutendo ma lei si riavvicina. "E se tipo non le dicessi nulla?" La guardo spaventato, dal tono malizioso in cui lo ha detto. "Alice, non posso farle questo." dico chiudendo gli occhi per cercare di riprendere il controllo della situazione. Alice mi guarda accigliata. "Alice, no.." non faccio in tempo a finire che mi trovo appoggiato sul tavolo vicino al mobile degli attrezzi, con lei a pochi mm dalla mia faccia.

Si avvicina cominciando a baciarmi il collo, poi sussurrandomi, mi dice: "Sarebbe il nostro piccolo segreto." dice. "No, ti prego.." dico cercando di controllarmi. Chiudo gli occhi tentando di trattenere gli ormoni, ma mi sembra impossibile. Avrò pure detto che lei non mi piace più in quel senso, ma non si può togliere che è bellissima, ed è impossibile non fare pensieri sconci. Ad un certo punto non capisco più nulla, mi lascio andare.

La prendo per le gambe invertendo le posizioni e facendola sedere sul tavolo, poi le prendo il viso e comincio a baciarla in modo veloce e passionale.
Non riesco a fermarmi, comincio a mettere le mani sul suo corpo, tocco ogni centimetro della sua pelle. In una mossa le tolgo la maglietta. E lei fa lo stesso. Comincia a ribaciarla, e nel frattempo infilo una mano negli slip. Sta ansimando, anche lei sta perdendo il lume della ragione. Sento un rumore fuori. Mi stacco da lei due secondi per chiudere la porta a chiave: non vorrei mai che entrasse qualcuno di indesiderato.

Vedo Alice sotto una luce mai vista: ho lasciato una ragazzina quasi impacciata e ora mi trovo una quasi donna che mi domina.

Si abbassa a livello della mia vita, abbassandomi i pantaloni e i boxer, cominciando a fare un lavoretto manuale e poi aggiungendo la bocca. Nel mentre tiro fuori un preservativo, di quelli che tenevo dentro il taccuino per qualsiasi evenienza, e la faccio risedere sul tavolo, con me in mezzo alle sue gambe. Le sposto gli slip da un lato ed entro in lei. Si mette ad ansimare, e le metto una mano sulla bocca per non destare sospetti e le urlo di stare zitta. Comincio a spingere sempre più forte e aumentare la velocità, sentendo i miei sensi di colpa sempre più forti. Ormai il danno l'ho fatto, sono ceduto.

Uso questo mio errore per farmi passare il peso che Valentina non verrà mai a sapere di questo momento di debolezza, e che l'ho tradita a tutti gli effetti. Mi sento uno schifo ma cerco di mandare giù tutti i sensi di colpa che sento.


ANGOLO AUTRICE:
l'avevo detto che mi avreste odiato, OPS
Valentina❤️

e così ci siamo ritrovatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora