Epilogo-3

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Samuele

Marco mi ha dato la notizia della morte di Mel. Quando me l'ha detto, ero con Greta e lei senza che le dovessi spiegazioni mi ha abbracciato e mi ha lasciato sfogarmi; solo lei mi aveva visto in certe condizioni ma con Greta ormai mi sento completamente a mio agio. Perdere Mel era l'ultima cosa a cui avrei potuto pensare, sono in altro continente e non parlerò mai più con mia sorella se non al cimitero. Anche dopo giorni sono ancora a pezzi, era l'unico pezzo di famiglia buono che mi era rimasto. Avevo detto a Marco che sarei tornato ma non ne ho avuto il coraggio: avrei rivisto lei e non volevo lasciare Greta.

Erano ormai 8 anni che facevamo coppia fissa, e lei non poteva venire a Firenze con me. Non aveva il passaporto, e ci volevano 6 mesi per farlo, e inoltre lei ha chiarito che non vuole lasciare l'America, qui ha tutto. Ho lasciato passare almeno un mese, mi sono completamente perso il funerale di mia sorella e tutto il resto. Avevo scritto a Marco ma mi sta completamente evitando, è arrabbiato per il fatto che non sono tornato per andare al funerale di mia sorella. Adesso il mio umore non è dei migliori ma devo tornare a casa. Non posso scappare dai miei problemi, come un vigliacco.

Mentre faccio le valigie, Greta compare sulla porta della camera e mi fissa. "Che hai da guardarmi così?" le chiedo sorridendole leggermente dopo giorni. "Sono contenta che hai deciso di partire, anche se è dura.. Ma è giusto così.." dice. Mi avvicino a lei e la guardo negli occhi. "Gre, non dire questo.." dico. Lei mi accarezza una guancia guardandomi dolcemente. "Sam.. non voglio credere che se la rivedrai, tornerai qui come se nulla fosse successo.. è stato bello, dovevi rimanere 5 anni e ne sono passati 8.. ora tua sorella se ne è andata, e tu hai bisogno della tua casa, quella vera.. che non sono io." mi dice con occhi lucidi ma mantenendo il sorriso. ".. lei non mi vorrà neanche vedere, Firenze non è più la mia casa.. la mia casa sei tu, e LA.. quindi ti prego." dico cercando di farle cambiare idea, non vorrà davvero rompere con me?

Greta scuote la testa, lasciandomi un bacio a stampo sulla labbra. "Sam, fidati.. la tua casa è Firenze e la tua casa è lei.. io sono stata una distrazione.. smettila di usare questa scusa per evitare i problemi che hai là.. il tuo migliore amico vorrebbe rivederti e scommetto anche lei.. affrontali una volta per tutte.. e vai avanti con la tua vera vita, dimenticati di LA e di me.." dice seria. La guardo confuso. "Vuoi veramente chiudere con me per una cosa del genere? Greta, sei stata importante, non sei stata una distrazione.. ti prego.." dico frustato, prima la perdita di Mel e ora ci si mette anche Greta. Greta mi mette una mano sul petto e mi ferma facendomi un mezzo sorriso. "Otto anni fa mi hai detto che non potresti mai più amare qualcuno come hai amato lei.. Io voglio qualcuno che mi ami come tu ami lei, perché io so che non l'hai dimenticata anche se sai che probabilmente lei non vuole più vederti.. Finisci la valigia e prendi il primo aereo per Firenze, ti prego.." dice infine prima di tornare al piano di sotto e lasciarmi in stanza da letto completamente paralizzato.

qualche ora dopo

Sono appena salito sul primo aereo disponibile per Firenze, anche se è alle 11 di sera. Greta mi ha praticamente mandato via, anche se prima di uscire dalla porta di casa mi ha abbracciato dicendomi che gli mancherò e mi ha augurato buon viaggio. Ma in fondo ha ragione, solo che non voglio ammetterlo. E prima di andare in aeroporto, ho salutato Jordan: mi mancherà tanto, è stato il mio migliore amico qui in America e gliene sono grato, mi mancheranno tutte le nostre nottate al campus; anche se non è comparabile a Marco, è stato una buona spalla. Ora mi aspettano 14 ore di viaggio, e quindi mi addormento pensando a quello che mi aspetta là, e devo dire che sono terrorizzato.

Firenze

Sento la voce del pilota dire che siamo arrivati a destinazione. Mi stropiccio gli occhi per il jet lag, qui sono le 10 di sera e dovrei andare a letto ma non ho sonno. Dato che non ho idea del dove andare, vado in un hotel in centro facendomi accompagnare da un taxi e decido di passare la notte lì. Appena arrivo in stanza, lancio la valigia sul letto e vado sul terrazzo.

Decido che non ho intenzione di stare qui in hotel per sempre, e decido di chiamare l'ultima persona che avrei mai potuto chiamare. "Pronto?" mi risponde la voce, non lo sentivo da tempo. "Ehi papà.." dico quasi sussurrando, non credendoci neanche io. "Sam, oddio.. quanto tempo.. sono anni che non ti fai sentire, ma che fine avevi fatto?" mi chiede sconvolto. "Sono stato in America a studiare.. senti ora sono in città, sono tornato a Firenze stanotte e volevo chiederti se potevi ospitarmi per il momento.. sai, con la perdita di Mel non me la sento di tornare nella vecchia casa.." dico un po' imbarazzato. "Certo figliolo, la porta è sempre aperta per te.." dice. "Grazie, domani mattina sono da te. Notte." dico e chiudo la chiamata senza aspettare risposta.

E fatto questo, mi butto a letto e cerco di riaddormentarmi.

Il giorno dopo

Andare a vivere con mio padre è stato imbarazzante, ma almeno posso cercare in qualche modo di recuperare il rapporto con lui. Dopo aver portato le valigie, e avermi abbracciato nonostante fossimo entrambi a disagio, lo avviso dopo pranzo che devo uscire e vado a farmi un giro nella mia vecchia città. Ammetto che un po' mi era mancata, è strano essere nuovamente qui dopo anni. Giro un po' anche il vecchio quartiere, quando passo davanti a un bar dove andavo con Marco durante l'adolescenza a fare serata. Entro dentro e mi siedo al bancone, mi ordino da bere un caffè americano forte, data un po' la stanchezza del viaggio.

"Un caffè macchiato, per favore." dice una voce femminile vicino a me. Mi giro e guardo la ragazza di fianco a me, mi sembra di conoscerla. La guardo bene. Sono sicuro di conoscerla, ma devo capire chi è. Tento nonostante rischi una figuraccia. "Ehi scusa.." le dico guardandola. La ragazza in questione si gira verso di me e mi guarda confusa. "Ehi, ci conosciamo?" mi chiede. "Ho come l'impressione di si ma non vorrei sbagliarmi.." dico. Lei spalanca gli occhi. "Samuele Caputo?" mi chiede, sconvolta mettendosi una mano sul petto. Annuisco. "Si, sono io.." dico. "Oddio, io ero in classe con Valentina alle superiori.. sono Benedetta.." mi dice, sorridendomi e allora mi illumino.

"Ma certo, ecco perché mi eri famigliare.." dico sospirando ma sorrido. "Ma non eri in America? Che ci fai qui?" mi chiede sbalordita. "Sono tornato per sistemare un po' di casini, sai per caso dove abita Marco Landi?" le chiedo, sperando lo sappia. Annuisce. "Bevo il caffè e ti accompagno.." mi dice. Finiamo entrambi e dopo aver pagato, mi fa salire nella sua auto e mi porta in una zona di Firenze completamente a me sconosciuta.

Mi lascia davanti a una villa di legno bianco, a due piani, molto bella. E molto grande oserei dire. La ringrazio e vado davanti alla porta di legno bianco suonando al campanello e cerco di sembrare tranquillo anche se in realtà dentro ho una paura tremenda. Odio dover litigare con Marco ma so che è furioso con me e ha anche ragione ma spero di riuscire a sistemare.

Dopo due secondi, sento una voce maschile che urla: "Arrivo."  La porta si apre e si rivela la figura del mio migliore amico, i suoi occhi azzurri mi scrutano e fa una faccia tra l'arrabbiata e schifata. Bene, è positiva la cosa. Cerco di fare l'innocente. "Ciao Marco." dico con un nodo in gola, la voce mi trema. E lui continua a fissarmi senza parlare con la stessa espressione di quando ha aperto la porta.

Credo stia decidendo se strozzarmi o stare calmo cercando solo spiegazioni.

e così ci siamo ritrovatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora