Capitolo 5. Timmy - Parte Seconda

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Arrivato accanto al muro, il piccolo ladro accantonò dunque quei pensieri e si prodigò nell'esaminare con cura ogni pietra che aveva davanti, nella speranza di individuare un nuovo passaggio segreto e nuovo bottino ad attenderli – possibilmente con minore protezione. Impiegò solo qualche secondo per trovare un'apertura nella parete, grande a sufficienza per inserirvi una chiave. Con immensa gioia – e un occhiolino di ringraziamento all'elfa, che però ricevette solo uno sbuffo parecchio rumoroso – CJ estrasse i suoi fedeli attrezzi del mestiere e provò a venire a patti con la piccola serratura che aveva davanti; a nulla però valsero i suoi tentativi di scassinare quell'entrata: dopo numerose prove fu costretto ad ammettere che nessuno dei suoi abili trucchetti riuscisse ad avere la meglio sulla protezione impressa in quella toppa.

«Eh, a quanto pare fratelli – e sorella - siamo davanti a una porta magica» disse, voltandosi verso i compagni; sospirò teatralmente prima di continuare. «Neanche l'abilità di CJ può aiutarci, serve la chiave giusta.»

Un velo di delusione passò sul volto dell'elfa, ma lei lo mascherò con un'alzata di spalle. «A quanto pare non sei così infallibile come appari, ladro.»

Invece che offendersi a quella precisazione, CJ ridacchiò. «Forse perché lo sono solo in quelle realmente importanti» le mormorò piano, con un'espressione a metà tra il convinto e il burlesco. Lei parve titubare qualche secondo, poi il volto solitamente pallido si chiazzò di un leggero colorito rossastro. Prima che potesse ribattere e comunicare all'halfling la sua indignazione, intervenne Jake.

«Va bene allora, torneremo sui nostri passi e continueremo a cercare Timmy per la strada principale» disse il ranger, raccogliendo l'arco e lo zaino da terra. «Facci strada CJ, ti seguiamo»

***

Lasciata la torre, il gruppo si dispose in formazione, muovendosi piano fino alla sala ricolma di macerie, e poté constatare quanto l'impressione iniziale fosse buona: nessuna pareva aver sentito il diverbio di poco prima e nessuna trappola sembrava attenderli nell'oscurità; non incontrarono anima viva e i loro passi furono l'unico suono percepibile nel tetro silenzio della penombra, rischiarata lievemente solo dalla torcia impugnata da Spock.

Arrivato alla porta, CJ estrasse ancora una volta i suoi attrezzi e con cautela aprì la serratura, lasciando poi il posto a Ben e Jake, in attesa con gli archi puntati e a Daniel, che dischiuse appena la porta. Uno sguardo attento nella semi-oscurità fu sufficiente al mezz'elfo per essere sicuro che nessuno li attendesse dall'altra parte, quindi fece un cenno e l'uscio venne aperto completamente, illuminando la stanza in cui si affacciava. Tre nuove porte, una per parete, e delle vecchie panche quasi del tutto distrutte, poste al centro del piccolo spazio, erano l'unica cosa visibile.

«Che direzione prendiamo adesso?» sussurrò Daniel, entrando nell'ambiente.

«Fatemi controllare» rispose Jake altrettanto piano, inchinandosi poi sul pavimento; sopra uno spesso strato di polvere, erano visibili numerose impronte, più o meno recenti, dirette per la maggior parte verso la porta alla loro destra.

«Sembra che la pattuglia si sia diretta verso quella parte» la frase di Jake arrivò appena alle orecchie dei compagni, sussurrata più che pronunciata propriamente. «Potrebbe esserci qualcuno di guardia oltre quella porta. Potremmo essere attesi.»

«Cosa proponi quindi?» chiese Ben, inchinandosi al suo fianco. «È un rischio arrivare loro davanti».

«Si, pensavo esattamente la stessa cosa».

«E se cercassimo un'altra via e li aggirassimo?» anche CJ si portò a breve distanza dai due, intromettendosi nella discussione. «Potremmo provare ad andare avanti e cercare un altro accesso.»

«Il piccoletto non ha tutti i torti» annuì Ben. «Andasse male, gli arriveremmo comunque davanti».

«E magari non si aspettano di essere aggirati» anche Jord si abbassò all'altezza dei compagni.

«Si, può essere una buona idea». Jake si sollevò, girandosi poi verso Daniel, Spock e Galatea, che li osservavano senza parlare. «Siete d'accordo?»

I tre confermarono, senza mostrare grande interessamento per quella discussione.

«Allora andiamo, penso alla porta» disse CJ, cominciando lavorare sulla vecchia toppa arrugginita.

«Sembra che tu sia parecchio esperto, CJ» osservò Daniel quando la serratura scattò lievemente, guardando il compagno con un sorriso carico di significato. «È già la terza o quarta porta che non resiste al tuo tocco.»

«E non hai visto cosa so fare con le ragazze...» rispose CJ, con un occhiolino.

«Oh dei, devo ascoltarvi ancora per molto?» sussurrò Galatea, sbuffando. «Apri quella porta e andiamo avanti!».

«Come desideri, principessa» ridacchiò l'halfling, accompagnando le parole con un inchino.

«Sicura di non voler provare di persona il suo magico tocco?» continuò Daniel.

«Ora basta. Questa e la volta buona che vi incenerisco per davvero».

«Abbiamo a che fare con una principessa-drago, signori. Tenetevi forte, ci sarà da...» la frase di CJ morì appena aprì la porta.

Davanti a loro, al centro di una grande sala illuminata, sedeva il piccolo Timmy, l'oggetto della loro ricerca. Accanto, su un massiccio tavolo in buone condizioni, un piccolo drago li fissava, gli occhi azzurri e glaciali puntati nei loro.

«Temo che la situazione sia più calda del previsto» disse Jake in un sussurro.

Le Fiamme di Dóiteáin - Cronache di Irvania IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora