Capitolo 14. Il tempo delle decisioni - Parte Terza

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 Camminavano affiancati nella notte, controllando cautamente la strada intorno a loro per sincerarsi di non essere osservati, o seguiti. Sei figure diverse tra loro, con convinzioni e speranze a tratti contrastanti, ma con lo stesso obbiettivo a muoverne i passi: scoprire la verità.

Tra le loro fila mancava solo Galatea.

La sua reazione alla vista dei corpi accatastati aveva già dato loro qualche indizio eppure, a eccezione del ranger, nessuno si aspettava che l'elfa avrebbe deciso di non seguirli dal loro nuovo contatto, prendendosi invece del tempo in tranquillità per riflettere su ciò che desiderava fare di se stessa e della sua vita.

Erano ammutoliti tutti per qualche secondo a quelle parole, finché CJ non aveva spezzato il silenzio con il suo proverbiale ma risolutivo tatto: «Speriamo che non ci invitino a cena, fratelli. Senza aceto siamo fregati.»

Lo avevano guardato tutti con un velo di rimprovero, ma poi Galatea aveva riso, di una risata leggera e cristallina che era parsa nuova quanto lo era l'espressione pacata e priva di scherno che capeggiava sul suo volto. Quel suono sincero li aveva tolti dall'impaccio, cancellando la stasi nella quale erano sprofondati e permettendo loro di riprendere le discussioni e i preparativi, non senza qualche dubbio sollevato dalle parole della stregona e all'apparenza privo di spiegazione.

Prima che lasciassero definitivamente la bottega, la giovane si era premurata di dire che avrebbero potuto trovarla al tempio di Ehlonna, avvolta dalla pace dalla sicurezza che solo quel luogo era in grado di donarle in tutta la città.

L'avevano però salutata distrattamente, già assorti a rimuginare sulla visita al fidato uomo segnalato da Silveride: Nielman Tovern, chierico di St.Cuthbert e appassionato di culti e storia antica. Spock aveva garantito che l'anziano sacerdote sarebbe stato in loro attesa già da quella notte, come promesso dallo stesso Silveride, allertato affinché li accogliesse a qualsiasi ora avessero desiderato raggiungerlo.

Visti i recenti eventi, l'esigenza di muoversi al più presto era impellente, e non vi era momento migliore del calar dell'oscurità, quando avrebbero potuto muoversi in mezzo alle altre ombre della città per raggiungere l'isola dei templi, evitando la folla e, auspicabilmente, anche gli eventuali nuovi rinforzi mandati dai loro misteriosi nemici.

Lerov si era preso l'incarico di occuparsi dei corpi rimasti alla bottega, promettendo che ne avrebbe fatto segnalare la presenza solo l'indomani, in modo da dar loro tempo per muoversi liberamente prima che i controlli della guardia cittadini cominciassero a sospettare di viandanti e avventurieri recentemente giunti a Riverwood.

La città in quel momento era silenziosa, e la notte era vinta solo da poche altre ombre, che muovevano guardinghe nei vicoli per raggiungere luoghi di giorno poco frequentati e pressoché ignorati dai benpensanti. La camminata fino all'isola si svolgeva in placido silenzio, mentre ciascuno di loro rifletteva sui recenti eventi e sulle parole riferite dal chierico della dea boschiva.

Spock procedeva a passo svelto, dettando inconsapevolmente il ritmo della marcia, con la mente avvinta dai ricordi che si dibattevano per emergere dalle nebbie nelle quali li aveva confinati. I frammenti della sua vita passata si fondevano, a tratti, con ciò che stava vivendo in quel momento, rievocando ricordi dolorosi e da tempo dimenticati e riportando a galla quel senso di ansia claustrofobica che la città gli aveva trasmesso fin dal primo istante in cui vi aveva messo piede, e che la visita a Silveride era riuscita in parte a attenuare. A stento riusciva a impedire che quella sensazione lo schiacciasse, soprattutto quando la brezza leggera trasportava fino a lui il sentore dell'abbraccio fresco della foresta, della quale sentiva frusciare sommessamente i rami fino a lui nel perfetto silenzio della notte.

Le Fiamme di Dóiteáin - Cronache di Irvania IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora