Capitolo 11. L'ira di Gruumsh - Parte Prima

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La porta ruotò violentemente sui cardini, prima di impattare con fragore alla parete rocciosa. Gli avventurieri la superarono rapidamente, penetrando nella grande sala illuminata, armi tese davanti a loro e pronti a colpire al primo accenno di movimento.

«State fermi e nessuno si farà male» tuonò Jake all'indirizzo dei goblin sparsi per la stanza, un branco composto per la maggiore di femmine e cuccioli, raggelati dal loro ingresso e dalla vista dei propri simili, che fino a poco prima difendevano la porta e in quel momento giacevano riversi al suolo poco oltre i nuovi arrivati. «Non fatemelo ripetere, avanti» continuò il ranger, tendendo l'arco e spostandolo dal gruppo di goblin disarmati alla grande ansa laterale in fondo alla sala, nella quale scorgeva il profilo di un trono e del suo grosso occupante, nonché le sagome di una mezza dozzina di goblin armati e irti a difesa del proprio signore.

«Non c'è alcun bisogno di urlare, eravate attesi» disse pacatamente e imperiosamente quella figura appena visibile dalla porta «Fatevi avanti, ci aspetta un'interessante discussione».

«E addio all'effetto sorpresa... Ve l'avevo detto, non siete in grado di muovervi discretamente» sussurrò CJ in direzione dei compagni. "Perché ho a che fare con tali dilettanti?" pensò poi, mentre avanzavano adagio all'interno, stretti nella formazione ideata da Ben. Al loro passaggio, il popolo goblin si mosse rapidamente verso gli angoli, mettendosi al sicuro dallo scontro che tutti percepivano distintamente nell'aria.

Gli avventurieri giunsero fino al centro della sala, fino a distinguere nitidamente un grosso hobgoblin stravaccato sul trono e sei guerrieri goblin schierati davanti a lui, due gradini più sotto, con in pugno delle rozze spade corte. Il loro sguardo venne però attirato subito da un'altra figura, ferma in piedi dietro il trono e incappucciata in una lunga veste nera.

"Quella dev'essere la chierica di Gruumsh" fu il pensiero che attraversò la mente degli avventurieri, ma non ebbero il tempo di analizzarla più attentamente perché dall'unico angolo ancora nascosto dalla parete si sentì lo schiocco di due corde, e una coppia di dardi partì nell'aria. Uno dei due volò verso Spock e il druido riuscì ad evitarlo solo in parte, curvando il busto il tanto sufficiente per proteggere gli occhi e il volto, ma non impedendo al metallo affilato di strisciare lungo la guancia, tracciando una scia di sangue e sudore.

«Stolti!» li apostrofò l'hobgoblin ridendo, mentre il secondo dardo sfiorava CJ, infrangendosi a terra a pochi centimetri dalla sua gamba. Dalle menti dei viaggiatori sparì ogni possibilità di risolvere quella faccenda in modo pulito, e la frenesia del combattimento iniziò a percorrere le loro vene.

«E noi che volevamo trattare» esclamò Daniel, infilando la mano nella borsa dei componenti e concentrandosi sulle stille di potere che già risalivano il suo corpo. «Si vede che i goblin non conoscono l'ospitalità».

Prima che l'incantatore avesse ultimato la sua invocazione, dal lato del trono spuntò una balestra, e dietro di essa il volto contratto di un goblin, impegnato a ricaricarla. Jake la notò in tempo e si mosse di lato per avere visibilità e lasciare andare una freccia; questa percorse la sala con violenza e sparì nel busto del tiratore, facendolo stramazzare al suolo.

Nello stesso momento, Ben scattò in avanti, caricando i goblin a difesa del loro signore. Un altro quadrello scoccato dal basso del trono lo sfiorò, perdendosi poi alle sue spalle, ma tutta la sua attenzione rimase fissa sui cinque goblin che diventavano sempre più vicini. Concentrato su di loro, e sul bruciore dei muscoli tesi nella folle corsa, non notò che dalla parete dietro di lui spuntavano altri tre combattenti armati di mazza, che caricarono i compagni rimasti indietro. Il suo sguardo andò per un attimo al grosso hobgoblin, e lo vide osservare lo scontro con soddisfazione, una mano posata al bracciolo in pietra e il sorriso di chi sa di essere in vantaggio dipinto sul volto.

Dietro il guerriero, Daniel si aggrappò all'ultima parola arcana e venne invaso da una sottile ma potente vena di potere, che rilasciò, con un urlo, sotto forma di un dardo magico. Incurante dei nemici in carica verso di lui, diresse il dardo nella direzione presa dal guerriero e questo lo superò, per andare ad infrangersi su uno dei goblin in attesa, in un'eco di urla disperate e membra sbattute sulla pietra. Poi fu costretto a ignorare le sorti del suo compagno per concentrarsi sui nuovi nemici giunti fino a loro, unendosi alle evocazioni del druido che già cercavano di arrestarne l'avanzata.

Quando il guerriero giunse al trono, la vita aveva già abbandonato la creatura colpita dallo stregone, infondendo nei compagni rimasti una furia cieca e disperata. La sua carica venne arrestata dalle lame avversarie, e fu costretto a ingaggiare uno scontro impari per evitare che ognuna di esse riuscisse a farsi strada fino al suo corpo.

Sudato ma caricato di una foga familiare e attraente, Ben schivò due fendenti e roteò corpo e spadone, incrociando con forza ciascuna lama e vincendo la resistenza avversaria grazie alla superiorità dei suoi muscoli e alla robustezza del suo fedele spadone. Uno dei goblin dovette saltare all'indietro, per evitare di venire investito dall'arco dell'arma, ma nel farlo offrì il fianco a CJ, che non esitò a conficcarvi un dardo, oltrepassando la sottile difesa della vecchia cotta arrugginita e intaccando le carni sottostanti.

Mentre schivava il fendente di uno dei nemici rimasti, Ben vide con la coda dell'occhio uno dei tiratori ancora celati dietro il muro incoccare a sua volta e puntare l'arma contro di lui, quindi scartò all'indietro riparando il proprio corpo con quelli dei tre nemici rimasti. Trovandosi ostacolato dai compagni, il goblin fu costretto a bloccarsi per non colpirli e la sua titubanza costò la vita a uno di loro. Sopraffatto dalla forza e dalla velocità di Ben infatti, uno dei combattenti non riuscì ad arrestarne la lama e l'ultima cosa che vide e sentì, prima di accasciarsi al suolo, fu il freddo spadone che incideva la sua pelle e si faceva strada tra le sue viscere.

Un urlo di rabbia giunta dall'alto investì Ben e i due combattenti rimasti, ma il guerriero non perse tempo a osservarne il proprietario, ancora seduto sulla fredda pietra, e continuò a ingaggiare i due goblin al suolo, prostrandone lentamente la difesa. Distrattamente, percepì delle parole roche e gutturali accompagnare il clangore delle lame, ma nessuno di quei suoni gli giunse come familiare, e dunque scelse di ignorarli.

Quando lo spadone trovò spazio nella carne di uno dei due nemici e ne infranse ogni resistenza, quello rimasto, con la spada saldamente stretta in pugno e il volto contratto in una smorfia di rabbia mista a terrore, raccolse il coraggio e si parò tra il grosso umano e il suo signore, sfidando poi il primo con un grugnito. L'ultimo della sua vita, perché venne raggiunto da una sfera infuocata lanciata dal centro della sala, che lo carbonizzò sul posto.

Solo allora, Ben si concesse di alzare nuovamente lo sguardo, spostandolo da quelle membra consumante abbandonate sulla pietra, al Signore dei goblin che sedeva poco più in alto. Ogni traccia di orgogliosa sicurezza sembrava essere svanita da quel volto grottesco, reso ancor più tale dalle grosse zanne che in quel momento fremevano d'ira e di sconcerto. Un lampo di comprensione e sfida passò tra i due guerrieri, fermi l'uno sopra all'altro come a volersi studiare e sfidare al contempo. Poi l'hobgoblin ruotò il busto e afferrò una spada lunga e lucida posata al suo fianco, e si alzò per cominciare a discendere i gradini.

Il bagliore di timore che Ben aveva intravisto poco prima era svanito dal volto dell'hobgoblin, e man mano che i grossi arti della creatura la avvicinavano al suo avversario, una risata tetra e gutturale ne distorceva il volto in una smorfia brutale. «Adoro il sangue umano» grugnì il Signore dei Goblin, puntando gli occhi gialli e spiritati su Ben. «Stasera brinderò con il tuo».

Le Fiamme di Dóiteáin - Cronache di Irvania IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora