Capitolo 4. L'ombra del passato - Parte Prima

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«Viaggiate insieme da tempi lunghi?» chiese il mercante allentando la presa dalla redini e sporgendosi dalla cassetta per rivolgersi a Ben e Jake, a qualche passo da lui.

Il paio di cavalli da tiro procedeva adagio lungo la strada maestra, mentre il sole calava dinnanzi ai viaggiatori, allungandone le ombre sul terreno ; ai margini della foresta di roveri che correva da qualche ora al loro fianco, Gamos aspettava di intravedere il sentiero che li avrebbe condotti alla familiare radura.

«In realtà solo da qualche giorno» rispose il ranger, abbracciando la compagnia con uno sguardo. Camminavano tutti intorno al carro, e solo Galatea era stata invitata a riposare all'interno, insieme alle altre donne e sotto la copertura di cotone che proteggeva dagli ultimi raggi di sole.

Dietro lo schermo di tessuti si udivano le loro voci leggere, accompagnate da quella di Daniel, che intratteneva la figlia del mercante affiancando il carro in groppa al suo cavallo.

«Interessi comuni ci hanno spinto a proseguire insieme fino a Riverwood» continuò per lui il guerriero, evitando accuratamente di fare menzione dei suddetti motivi.

Il mercante annuì, pensieroso. Anni di rapporti con la clientela gli erano valsi un intuito assai sviluppato, che in quel momento gli stava suggerendo di cambiare argomento, per non urtare la riservatezza dei due uomini.

Accanto a lui, il figlio si ridestò dall'apatia che la noia del viaggio gli stava trasmettendo, ed entusiasta della possibilità di fare conversazione, si girò con irruenza verso il ranger:

«Come ve la siete fatta quella brutta cicatrice?» gli chiese, curioso.

«Nor!» Gamos si imporporò di rabbia e imbarazzo per l'impertinenza del figlio, e lasciando una delle redini gli assestò un sonoro scappellotto.

«Ahi, padre! Cos'ho fatto di male?» si lamentò il ragazzino, più per l'umiliazione che per il vero e proprio dolore del colpo.

Un altro scappellotto volò sulla testa del giovane, mentre il padre lo riprendeva con voce severa: «Quante volte devo dirti di tenere per te la curiosità? Ti pare educato domandare una cosa del genere?».

«Ma io... Ero solo curioso...» si schernì Nornor, muovendosi nello spazio limitato per scansare i colpi del padre.

Dal basso, Ben e Jake osservavano la scena, divertiti e un filo dispiaciuti per il ragazzo, che a loro avviso dava solo sfoggio di interesse giovanile.

«Non si preoccupi» intervenne Jake, e il mercante bloccò la terza manata per aria «Non è un argomento così sensibile». Il ragazzo sorrise, e un altro schiaffò arrivò all'altezza dei capelli, lisciando di poco il cranio.

«Vedi di non andare troppo fiero della cosa» lo rimbrottò ancora al padre, con un dito teso davanti al viso del ragazzo «E ringrazia il cacciatore che non porta rancore per la tua insolenza». Poi si rivolse nuovamente ai viaggiatori, con aria compita e dispiaciuta.

«Sono desolato» sospirò, scuotendo la testa «È dura fare il padre».

Dietro le sue spalle, il ragazzo cominciò a esibirsi in una serie di smorfie e linguacce, che costrinsero i due uomini a trattenere una risata.

Jake si schiarì la gola, nascondendo con la mano il sorriso che gli stava sfuggendo, poi si rivolse al ragazzo, che udendolo cessò lo spettacolo e lo ascoltò con gli occhi pieni di brama:

«In ogni caso, è il segno di una battaglia che non potrò mai cancellare. E ogni volta che la vedo, riflessa in uno specchio d'acqua, mi ricorda di un tempo e di una persona che non esistono più».

Le Fiamme di Dóiteáin - Cronache di Irvania IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora