Solo chi conosceva bene Collediquercia e le sue abitudini poteva constatare quanto strano fosse, per il borgo, l'arrivo di tre forestieri, disposti a condividere il loro denaro, e le novità che portavano con sé, con i pochi abitanti del villaggio.
Ancora più bizzarro doveva dunque sembrare l'arrivo di un nuovo straniero, giunto nella via principale proprio dalla direzione opposta a quella dei tre appena accolti nella taverna. La sorpresa per l'arrivo di un nuovo viaggiatore però sarebbe stata subito sostituita da quella per il suo aspetto: era infatti ben più piccolo dei primi tre, e non era difficile indovinare la sua appartenenza al popolo meridionale. La sua direzione d'arrivo era un'ulteriore conferma della sua origine, che in pochi avrebbero esitato a collocare in una delle tre città gemelle, che fosse Unea, Dunea o Trinea poco cambiava. Ma lo sconcerto maggiore sarebbe arrivato dopo poco, quando l'osservatore disattento avrebbe realizzato che l'halfling non portava un fazzoletto nero stretto sul volto, ma che era la sua pelle ad essere nera, quasi quanto i dritti ed eleganti baffi che la decoravano. Carolus Johannis, nei suoi ventotto anni, aveva ormai imparato a riconoscere i segni di sconcerto, mal celati, di chi capiva troppo tardi di aver davanti uno dei pochi halfling neri di tutta Irvania.
A quanto ne sapeva lui, la sua dinastia era antica ma ormai in via di estinzione e, a sentire la sua vecchia nonna vantava origini magiche, frutto di esperimenti di studiosi e incantatori alla ricerca della razza halfling perfetta. CJ, com'era conosciuto a Unea, non credeva realmente a quella vecchia storiella, ma non si interrogava neanche troppo sulle sue origini. Lui era nero, come qualcun altro aveva gli occhi azzurri e altri ancora i capelli arancioni come le carote; che senso aveva starci a pensare? Anzi, a voler essere proprio sinceri, quella sua differenza non aveva fatto che giovargli quando, come era prevedibile visto l'ambiente di Unea, aveva scelto il mestiere del ladro. E scelto è una parola grossa, quando l'unico parente che ti resta in vita è una vecchia nonna mezza rimbambita e l'obbiettivo principale della tua città sembra essere quello di farti fuori.
Con la stessa spontaneità riservata alla sua carriera, aveva scelto di intraprendere quel lungo viaggio verso l'ignoto: costretto da forze superiori alle sue e con un bagaglio di esperienze poco legali alle spalle, l'halfling aveva lasciato la sua città natale, per la prima volta, in cerca di fortuna e, soprattutto, di un'occasione per mettere in buona luce la sua gilda. Quello almeno era il compito che il suo capo gli aveva assegnato, ma a CJ entusiasmava ancor di più la prospettiva di conoscere nuove città e, ancora meglio, ignare vittime per le sue scorribande.
Con in mente progetti e piani di futuri colpi ancora in via di sviluppo, ma troppo stanco per proseguire quella lunga marcia, che ormai andava avanti da qualche settimana, l'halfling decise di ritardare ancora l'arrivo in un grande centro abitato, per fermarsi ad alloggiare in una vera e propria taverna. Una come quella che, in quel momento, lo invitava ad entrare con il suo bell'aspetto, e soprattutto con il suo incredibile profumo. Certo, magari quello sputo di case non era la grande città che agognava, ma la sua cartina diceva che la più vicina distava ancora una giornata di cammino, troppo per i suoi poveri piedi doloranti, e per lo stomaco vuoto e borbottante. Che aspettassero dunque i furti e i sogni di ricchezza, la pancia aveva la precedenza, e non c'era modo migliore per accontentarla che un caldo e fumante stufato appena preparato.
Con gli sguardi dei pochi paesani, che percorrevano la via, puntati su di lui, CJ spalancò la pesante porta di legno, lasciandosi dietro la stancante e polverosa strada appena percorsa.
Dall'altra parte del portone si apriva la locanda e nella lucida sala da pranzo, quasi tutta in legno, facevano bella mostra di sé quattro grandi tavolate, un caminetto spento sulla parete più in fondo e, alla destra dell'ingresso, un lungo e solido bancone, dietro il quale armeggiava quello che CJ identificò subito come il vecchio oste. Alle spalle dell'uomo, da una porta socchiusa, filtrava un leggero canto femminile nonché l'origine dell'odore che lo aveva attirato. La locanda a dirla tutta era semi vuota, almeno per quello che si poteva vedere dal piano terra: solo uno dei quattro tavoli era occupato, da due avventori presumibilmente locali che conversavano a voce moderata, mentre altri quattro di questi, che CJ ipotizzò essere dei lavoratori della zona, scambiavano qualche parola tra loro e con l'oste seduti al bancone. Oltre i loro corpi si apriva una scala che, partendo dalla fine del bancone, saliva fino al piano superiore, dove con grande probabilità si trovano le camere per gli ospiti.
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Le Fiamme di Dóiteáin - Cronache di Irvania I
FantasyNel piccolo borgo di Collediquercia, l'alba sorge pregna di spavento: un bambino si è smarrito nelle vicinanze di un baratro oscuro e in molti temono che la sua vita sia definitivamente perduta. Ma degli stranieri sono appena giunti al villaggio e l...