Erano servite ulteriori minacce, e qualche pressione fisica da parte di Ben, ma alla fine il goblin, già spaventato per la sorte dei compagni, indebolito e dolorante a causa del fuoco che aveva lambito la sua pelle, si era rivelato sufficientemente lieto di aver salva la vita in cambio dei segreti dei suoi fratelli. Anche se, a dirla tutta, non sembrava conoscerne poi così tanti.
Tutto quello che erano riusciti ad apprendere, estrapolandolo dalle parole in un comune disordinato e gutturale, era che oltre quella stanza, ormai devastata dal sangue e dai resti di buona parte della guarnigione goblin, si trovavano le prigioni, due piccole celle nelle quali erano tenuti i pochi coboldi rimasti vivi dall'invasione narrata loro da Yusdrayl. Oltre ancora, dopo due ampi vani vuoti e inutilizzati, quattro combattenti goblin sorvegliavano le scorte della tribù e pattugliavano il vero e proprio ingresso alla tana. Di quest'ultima, avevano appreso solo che era abitata dall'intera tribù, e che, similarmente alla dimora dei coboldi, era vegliata dal trono del loro capo, un hobgoblin di nome Drunn, e dalla sua consigliera, una chierica del temibile e malvagio dio degli orchi, Gruumsh.
L'altro dettaglio, che avevano ottenuto dal goblin quando ormai il suo racconto volgeva al termine, era il motivo della cattura di Jord e del suo giacere nella stanza all'ingresso, chiuso nel sacco e privato solo delle sue armi. La creatura aveva titubato, ed era servito che il guerriero ne iniziasse a segnare la pelle con lo spadone, prima che cedesse definitivamente e rivelasse loro che il chierico era stato catturato dalla pattuglia perché aveva invaso i loro territori ma, per ordine della sacerdotessa del dio orco, era stato lasciato legato dentro la iuta affinché fosse portato presto come omaggio a Linnormr. Il perché al goblin era ignoto, come lo era ai compagni che lo avevano aiutato a legare l'umano, ma nessuno di loro aveva osato contraddire o fare domande alla consigliera.
Quest'ultima costituiva, alla fine dell'interrogatorio, la fonte di preoccupazione maggiore per gli avventurieri: un combattente, seppur esperto, è una minaccia conosciuta e prevedibile, ma non sai mai cosa può riservarti un incantatore capace; la sua magia è fuggevole, plasmabile, e spesso è capace di toglierti la vita senza che tu ne sia consapevole fino all'ultimo istante.
Discussero a lungo della scoperta sul destino scritto per Jord dalla chierica, chiedendosi ancora una volta quanto profondo fosse il legame tra gli abitanti della fortezza e il misterioso Linnormr. E ancora una volta scelsero di attendere di avere nuovi informazioni, prima di farsi un'idea concreta sulla pericolosità della creatura.
«Dovremo essere cauti» mormorò Jord a fine discorso, mentre esaminava le profonde ferite sul fianco di Ben e si accordavano sulla strategia da adottare per raggiungere il comandante dei goblin. «Gruumsh è un'entità oscura e implacabile, che dona ai suoi seguaci tutta la forza che necessitano per i loro atti empi. Si tratta di una minaccia seria e imprevedibile, alla quale spesso non si può porre rimedio con qualche invocazione benefica». Detto questo tacque, inspirò un paio di volte e pose le mani calde sulla pelle aperta del compagno, facendolo sussultare. Quando le parole dolci e rassicuranti della sua preghiera lo avvolsero, un lieve pizzicore si propagò lungo la pelle del guerriero, mentre i lembi frastagliati delle ferite si ricucivano e ogni traccia dello squarcio scompariva.
«Posso farlo solo un'altra volta. Da qui in avanti non potrete più contare sulla benevolenza di Pelor, come non potrò farlo io».
Gli altri tacquero, soppesando ancora una volta quella consapevolezza. Il pensiero della morte li attraversò, e fu solo grazie all'abitudine se non ne furono sopraffatti.
«Allora conteremo solo sul nostro addestramento» rispose Ben riscuotendosi e alzandosi per allacciare l'armatura «Ci ha condotti fino a qui, e continuerà a farlo quando usciremo da questa fortezza».
«Ben detto, fratello»
«Eh eh, ben detto, Ben» disse Jake ridendo in sordina.
«Ti prego... Non si può morire di cattivo gusto per le battute?» si lamentò Daniel, lanciandogli un'occhiataccia.
«Scommetto di si» rise Ben, rinfoderando lo spadone. «E se non funziona, posso sempre aiutarlo.»
«Abbiamo finito di perdere tempo?» li interruppe Spock dall'angolo della stanza.
«Come sei severo. Ma non ti diverti mai?» gli chiese Daniel, scuotendo la testa.
«No» fu la laconica risposta.
«Oh be', mi dispiace per te...»
«Avanti ragazzi, ora andiamo. Abbiamo dei prigionieri da liberare». Jake si mosse verso la porta aperta dal gruppo di goblin. «CJ, fai un giro di ricognizione e torna a riferirci se vedi qualche minaccia».
«Agli ordini, amico» disse CJ, inoltrandosi nel buio della stanza adiacente.
«E di lui che ne facciamo?» chiese ancora Daniel indicando il goblin, accasciato alla parete con gli occhi sgranati ad osservarli.
«Suggerisco di fargli provare le celle. Un carceriere dovrebbe sempre conoscere le condizioni dei suoi prigionieri, non trovate?» propose Ben.
Gli altri annuirono, e il goblin venne bruscamente afferrato da un braccio del guerriero e costretto ad alzarsi. Quando l'halfling si affacciò nuovamente nella stanza, segnalando la strada libera ai compagni, Ben strinse la presa sulla spalla del goblin e lo trascinò fino alla piccola stanza adibita a prigione dalla sua tribù.
Sulle pareti, dietro due vecchie e consunte sbarre di metallo, sei paia d'occhi li fissavano nella penombra; quando la torcia di Spock li illuminò, fu evidente a tutti quanto dura fosse stata la loro prigionia. I sei coboldi che avevano davanti erano tutti maschi adulti, eppure erano emaciati e deperiti al punto da sembrare infanti. La pelle tirata, il colorito sbiadito e i muscoli cadenti erano il segno più palese dell'enorme durata e della rigidità della loro condizione.
«State tranquilli, non siamo qui per farvi del male» sussurrò loro CJ raggiungendo le sbarre con gli attrezzi già stretti tra le piccole mani. «Li liberiamo, vero?» chiese rivolto ai compagni, ottenendo la conferma che sperava. In pochi secondi, le due celle vennero aperte e i sei prigionieri vennero fatti uscire dolcemente dall'halfling; faticavano a camminare, e seguitavano ad osservarli come se da un momento all'altro si aspettassero di essere chiusi nuovamente in quelle strette celle.
«Siete in grado di tornare indietro, alla vostra tribù?» gli chiese Ben, dopo aver spinto il goblin nello sporco pagliericcio e aver richiuso le sbarre. Annuirono piano, poi uno di loro, all'apparenza il più anziano e anche il più indebolito, si fece avanti di un passo.
«Vi... Vi ringraziamo...» sussurrò flebilmente in comune. «Come... Non sappiamo come ripagarvi.. Non.. Non abbiamo niente».
«Non ci dovete niente. La vostra regina vi attende. Andate» rispose il guerriero dolcemente. Fino a quel momento, il suo corpo e il suo spadone avevano emanato un'aura di paura e forza in chi lo osservava. Ora, per la prima volta, mostrava ai compagni tutta la gentilezza nascosta dietro quel corpo grosso e minaccioso.
Reggendosi l'uno l'altro, le teste chine in segno di riconoscenza, i sei piccoli coboldi lasciarono la sala, sparendo nell'oscurità.
«Non avranno bisogno di luce?» chiese Ben, preoccupato.
«No, sono in grado di vedere al buio. Non turbarti, arriveranno sani e salvi» rispose Spock, con un tono meno freddo di quello abituale. «Ora andiamo, non ha senso rimandare ancora».
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Le Fiamme di Dóiteáin - Cronache di Irvania I
FantasyNel piccolo borgo di Collediquercia, l'alba sorge pregna di spavento: un bambino si è smarrito nelle vicinanze di un baratro oscuro e in molti temono che la sua vita sia definitivamente perduta. Ma degli stranieri sono appena giunti al villaggio e l...