Capitolo 10. I goblin - Parte Prima

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Erano ancora sconvolti dall'efficacia del piano, intenti ad osservare la devastazione che avevano portato in quella stanza. Sobbalzarono dunque, quando udirono la porta aprirsi violentemente davanti a loro; ebbero appena il tempo di impugnare nuovamente le armi, prima che un gruppo di goblin inferociti si abbattesse su di loro. Dovevano essere stati in attesa dietro l'uscio, consci dei loro compagni che cadevano disperati sotto i colpi degli invasori, eppure erano rimasti lì, immobili e in silenzio, pronti ad approfittare del primo momento di distrazione dei loro nemici. E lo avevano colto, alla perfezione.

Tutto il vantaggio guadagnato nel primo scontro, ora sembrava essersi spostato interamente sui nemici: i primi due goblin che varcarono l'entrata videro il grosso guerriero con lo spadone sostare al lato dell'uscio a pochi passi da loro. Armati di lance, e sufficientemente svegli da prevederne il vantaggio tattico, lo attaccarono a distanza, dove le lunghe armi avevano effetto mentre il grosso e mortale spadone era inutile. Sul fianco di Ben si aprirono due ferite storte, là dove l'armatura non arrivava a proteggere la carne, che presero a sanguinare, costringendolo a fermarsi per tamponarle; nello stesso momento un'altra coppia di goblin, armata di spade corte, superò i compagni per piombare addosso allo stregone. Daniel schivò uno dei fendenti e la lama nemica fischiò a pochi centimetri dalla sua spalla, poi lo stregone arretrò, spaventato da quell'assalto contro il quale era inerme.

«Daniel, hai una spada al fianco, usala!» urlò Jake dall'altro capo della sala, la voce in parte sovrastata dalle grida di guerra dei rozzi combattenti; un altro gruppo di tre goblin aveva superato l'uscio in corsa, caricando il ranger e il chierico, e Jake era stato costretto a far cadere a terra l'arco per estrarre le due spade, appena in tempo per deviare le armi avversarie, delle pesanti mazze chiodate, e allontanarle dal suo corpo e da quello del compagno. Anche Jord aveva estratto la sua mazza, e affiancando il ranger si apprestava a dare soccorso al compagno.

«Non è così facile come la fai sembrare!» urlò a sua volta lo stregone superando Spock per rifugiarsi dietro le linee dei suoi compagni. «E poi, sono decisamente più bravo come incantatore che come spadaccino».

«E allora usa la magia, invece che sprecare fiato!» esclamò Spock con voce profonda, prima di chiudere gli occhi e cominciare ad invocare il potere, sicuro della protezione offerta dai due combattenti davanti a lui. Un dardo fischiò accanto al suo orecchio, distogliendolo dallo stato di trance in cui cercava di calarsi; aprendo gli occhi lo vide colpire con precisione la fronte di un goblin in entrata nella stanza, che venne ribaltato nell'impatto e giacque al suolo, immobile. Alla sua sinistra, l'halfling urlò di soddisfazione, rivelando la sua posizione fino a quel momento ignota a tutti, compagni compresi.

Sbuffando per lo spreco di tempo ed energie, Spock richiuse gli occhi e riprese ad intonare l'evocazione, riuscendo finalmente ad estraniarsi dalla stanza, per immergersi in quella vena di energia che sentiva costantemente scorrere al margine della sua coscienza. Quando riemerse, sul suo palmo era comparsa la familiare scintilla infuocata, che lambiva la sua pelle senza bruciarla.

Il druido valutò rapidamente la situazione e in breve individuò in Ben il compagno più bisognoso di supporto: lanciò dunque il globo infuocato verso uno dei due goblin armati di lancia, ustionando in profondità la pelle del suo ventre e distraendolo il tempo sufficiente da permettere a Ben di stringere l'elsa con le mani insanguinate e penetrare la sua difesa con lo spadone. Un lungo braccio bitorzoluto volò oltre la testa del guerriero, la lancia ancora stretta in pungo e il sangue a segnare un arco tra lui e il goblin rimasto. Urla grottesche di dolore si impadronirono della scena, ma presto tacquero quando lo spadone calò nuovamente sul goblin mutilato, aggiungendo una testa dal volto contratto in una smorfia di puro dolore a quel braccio sanguinante. Spinto da un intenso spirito di sopravvivenza, o forse solo consapevole del pericolo imminente, il goblin rimasto accanto a Ben sfuggì dal suo raggio d'azione di qualche passo, per poi stendere ancora la lancia verso di lui, gli occhi rossi iniettati di sangue puntati verso il suo viso in uno sguardo di allucinata sfida.

Anche Ben ruotò verso di lui, una mano di nuovo stretta al fianco nel tentativo di arrestare il flusso di sangue in aumento, e l'altra impugnata saldamente allo spadone, in una posizione di estremo svantaggio verso il nemico ancora illeso e perfettamente in grado di maneggiare la lunga lancia.

Uomo e goblin iniziarono ad osservarsi, in attesa del primo passo falso dell'avversario.

Dietro di loro, altri due duelli stavano mettendo a dura prova la resistenza degli avventurieri: le spade di Jake correvano veloci nell'aria, segnandola al loro passaggio, ma venivano deviate con maestria dal loro obbiettivo, che dimostrava tutta la sua abilità nell'uso della pesante mazza chiodata e costringeva continuamente Jake a ruotare e spostarsi, in quella che ad occhi esterni poteva sembrare un'ipnotica danza tribale; al suo fianco, anche Jord dimostrava una certa fatica a tenere a bada il suo nemico ed era stato costretto a rinunciare alla seconda mano libera, essenziale per invocare ancora il favore divino di Pelor, in favore del grosso scudo arrugginito che fino a quel momento era rimasto allacciato alla sua schiena. Una scelta che gli stava salvando la vita, visto che il grezzo metallo costituiva un'essenziale barriera tra lui e la cieca furia che leggeva negli occhi scarlatti del mostruoso essere.

Scintille di metallo si levavano tra i due compagni e i loro nemici, e il clangore delle loro armi era spezzato solo dalle voci degli incantatori alle loro spalle, impegnati ad arrestare l'avanzata dei due goblin rimasti. Un nuovo dardo passò a pochi centimetri dalle spalle di Daniel, sfrecciò lungo la sala e penetrò la pelle del braccio di uno dei due nemici, allentando la sua presa sull'arma: la mazza ebbe appena il tempo di impattare al suolo, che il corpo carbonizzato del suo proprietario la seguì in un nuovo tonfo sordo. Il secondo goblin lo raggiunse qualche istante dopo, quando una coppia di dardi, di pura energia il primo e di legno e metallo il secondo, lo raggiunsero e posero fine alla sua vita.

Osservando la sala, Daniel vide Jake abbassarsi per schivare le punte della mazza, rafforzare la presa sulle due lame, aprire la guardia del goblin con la più lunga delle due e spingere la sorella più piccola nel suo fianco, per poi estrarla sanguinante dal corpo ormai privo di vita. Distratto dal tragico destino del compagno, l'avversario di Jord non fece in tempo ad abbassarsi a sua volta, e i quattro chili di metallo appuntito impugnati dal chierico terminarono la loro corsa sulle sue zanne, mandandole in frantumi insieme alle ossa del viso.

«Ben, gettati a sinistra!» urlò lo stregone, pochi istanti prima che un bruciante disco rosso volasse oltre il guerriero, infrangendosi sulla spessa pelle verdastra dell'ultimo goblin rimasto. Ustionato e dolorante per l'impatto con il fuoco, il goblin non vide né sentì la minacciosa lama dello spadone saettare sopra la sua testa e calare verso di lui...

«Fermati Ben, non ucciderlo» intimò Jake. L'arco dello spadone si interruppe ad un soffio dalla testa del goblin e tutti i muscoli del guerriero si tesero, nello sforzo di frenarlo. «Getta l'arma, se tieni alla vita» continuò il ranger rivolto al goblin. La lancia cadde a terra, e il goblin crollò sul pavimento, con un'espressione di terrore e rabbia dipinta sul volto.

«Ora risponderai a qualche domanda, e forse arriverai ancora vivo a fine giornata».

Le Fiamme di Dóiteáin - Cronache di Irvania IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora