Capitolo 9. In cerca di risposte - Parte Prima

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«E pensare che gli stavo anche dando retta» borbottò Jake, addossandosi alla parete di un piccolo edificio in pietra rossa per lasciar posto a un carro, in entrata in quel momento nella stretta stradina.

Ben alle sue spalle ridacchiò, ma il suono si perse sovrastato dal grattare delle ruote sull'acciottolato irregolare. Alzando la voce per farsi udire sopra il vociare confuso della folla, il guerriero rispose «Avanti, non è poi così male come soluzione. Abbiamo più possibilità di trovare qualcosa, muovendoci in gruppi separati».

Jake sbuffò e riprese a camminare, riservando solo un'occhiata distratta alle merci traballanti sul vecchio mezzo, che contribuivano con il loro tintinnare alla cacofonia di suoni in cui erano immersi. «Non lo metto in dubbio. Ma non so se hai notato in che modo l'ha proposto. Sembrava davvero l'idea del secolo». Il ranger rallentò l'andatura, che per la stizza si era fatta determinata e frettolosa. Lasciò che alcuni passanti lo superassero, carichi di cesti e sacchi, poi attese che il compagno lo raggiungesse. «Che poi, come pretende di trovare qualcosa girando senza meta? Si aspetta che il dio del fuoco gli tagli la strada da un momento all'altro?» riprese a bassa voce, appena Ben lo affiancò.

«Credo sia convinto che, se ci dividiamo e procediamo a braccio, la città ci regalerà l'ispirazione per risolvere questo problema. O almeno, questo è quello che ho capito dal suo discorso di poco fa».

Un sospiro più grosso sfuggì dalle labbra del ranger, mentre imboccavano una via larga e trafficata. Alzò un momento lo sguardo oltre i tetti per sincerarsi, attraverso la posizione delle cupole, di star proseguendo nella direzione corretta, che era stata indicata loro poc'anzi da un passante; poi borbottando, riprese «Certo, come se fino ad ora avessimo risolto qualcosa con l'ispirazione. Mi pare che dentro il baratro siano stati i piani, e la coordinazione, a farci uscire con tutta la pelle attaccata alle ossa».

«Eh ma che vuoi farci? Abbiamo visioni molto differenti della cosa, a quanto pare». Ben imboccò per primo l'ennesima deviazione e la palazzina che cercavano emerse tra la folla. «Ci siamo quasi, quella dev'essere l'entrata». Indicò una gradinata candida qualche metro avanti a loro, e i due vi si diressero, muovendosi adagio attraverso il fiume di persone che percorrevano la zona commerciale di Riverwood.

«Diverse? Direi inconciliabili» concluse il ranger, quando infine si fermarono davanti alla scalinata. In cima, sopra una delle grandi vetrate che decoravano la facciata dell'edificio, capeggiava la scritta "Biblioteca cittadina", in sottili caratteri dorati.

Era stata un'idea di Jake quella di provare ad attingere alla conoscenza della città per estrapolare qualche informazione aggiuntiva sulla fortezza e soprattutto sull'esistenza del dio del fuoco. Sebbene infatti, prima di dividersi, Jord avesse ribadito loro quanto le sue ricerche negli archivi della capitali fossero state infruttuose, il ranger era convinto che tentare quella strada fosse sempre meglio che errare senza meta per Riverwood, ruotando come bandoliere al vento e sperando che quest'ultimo li arrestasse nella giusta direzione.

Se non veri e propri chiarimenti su Dóiteáin, Jake sperava almeno di trovare, tra quelle mura, riferimenti a qualche studioso di leggende e culti antichi, possibilmente residente in città e, auspicabilmente, più disposto a raccontare ciò che sapeva rispetto ai chierici che avevano interrogato per tutto il giorno precedente.

Ben, dal canto suo, era stato più che lieto di unirsi al ranger in quella ricerca. Subito dopo aver proposto il piano "lasciamo che la città ci sia d'ispirazione", Daniel lo aveva informato di non aver bisogno della sua protezione per quella mattina e che anzi avrebbe preferito poter muoversi liberamente e in solitudine per le strade. Alla perplessità del guerriero, il mezz'elfo si era giustificato mettendo in evidenza quanto la città fosse ben più sicura della campagna e precisando di conseguenza che non avrebbe corso alcun pericolo a girare senza guardia del corpo.

Il guerriero aveva sospirato, assai poco convinto, ma alla fine si era adeguato a quella decisione; d'altronde, lo stregone era libero di decidere quando servirsi della sua protezione e quando invece non farlo, quindi non poteva che rassegnarsi e assecondarlo.

A rafforzare la sua decisione di non seguire il mezz'elfo per proteggerlo a distanza, come avrebbe fatto una qualunque guardia ben addestrata e abituata agli sbalzi di umore dell'uomo che serviva, e soprattutto che lo pagava, c'era anche un altro fattore: doveva ammettere infatti che le cose fossero notevolmente cambiate, da quando lo aveva incontrato qualche mese prima, e anche il loro accordo avrebbe potuto subire presto delle modifiche. Ben infatti si sentiva diverso e lo percepiva in ogni fibra del suo corpo.

Era stato un uomo privo di scopo e radici fin da quando la sua esistenza era stata interrotta bruscamente da quell'incendio che ancora non trovava origine né spiegazione; un attimo prima aveva una casa e dei genitori ai quali tornare tra una licenza e l'altra alla caserma e, all'improvviso, di tutto ciò che aveva posseduto erano rimaste solo cenere e una sensazione di freddo vuoto, asciutto e destabilizzante. Aveva incontrato Daniel proprio in quel momento, mentre vagava per le strade cercando di capire cosa fare della sua vita. Accettare la sua proposta e fargli da guardia del corpo era venuto spontaneo, un modo per smettere di riflettere su ciò che aveva perso e che non sarebbe mai più tornato, nonché una maniera per mettere a tacere quella sottile rabbia che, silenziosa, stava allora iniziando a ghermire i suoi pensieri. Nella sua testa, una parte di lui continuava a ripetergli che se un intero villaggio era andato a fuoco, senza ragione fisica apparente, qualcuno doveva esserne responsabile; e lui si macerava nel senso di colpa, consapevole di non star facendo niente di concreto per scoprire l'artefice di quella tragedia e vendicare i suoi cari. Aveva seguito il mezz'elfo proprio nella speranza di riuscire mettere a tacere quella dolorosa sensazione di inutilità, e per trovare una nuova via da seguire, benché tracciata da qualcun altro.

Ma adesso, le cose iniziavano ad assumere sfumature differenti e i contorni di quell'esistenza spezzata e sbiadita cominciavano a riassumere consistenza; in quel gruppo scalcagnato e in continuo disaccordo, sentiva finalmente di avere un posto, un senso, una missione, anche se ancora priva di certezze e dettagli. Lo aveva percepito fin da quando le parole pronunciate da Daniel, davanti alla teca vuota, avevano sfiorato la sua mente, misteriose e terribili al contempo; la sensazione si era fatta sempre più solida man mano che i giorni erano passati e le prove della realtà di quel dio si erano fatte tangibili e, in quel momento, quella consapevolezza si era fatta pressante e stimolante, esaltata dal rifiuto e dalle minacce ricevuti solo il giorno prima.

Ora non solo era quasi certo che un tempo fosse esistito un dio denominato Dóiteáin, ma lo era altrettanto del fatto che la sua parola in forma di pergamena fosse preziosa al punto da spingere un fedele del dio ad attaccare un gruppo di sconosciuti per ottenerla. E se gli altri culti rifiutavano di parlarne, dando al contempo prova di esserne a conoscenza, allora qualcosa di importante fremeva sotto la superficie, qualcosa che lui era più che deciso a scoprire. Se vi era anche solo una possibilità che un giorno la profezia si realizzasse, era deciso a far sì che questa volta non si sarebbe trovato altrove, mentre il suo mondo andava in fiamme; in questa battaglia sarebbe stato in prima linea, spadone in pugno, per impedire al fuoco di strappargli ancora una volta ciò che possedeva, foss'anche la sua sola esistenza.

Al suo fianco, Jake si mosse e salì qualche gradino, voltandosi poi appena notò che l'altro non lo stava seguendo. «Ben, tutto bene? Andiamo?» gli chiese il ranger, e lui si riscosse, annuendo con il capo. I due superano le vetrate insieme, mossi da motivazioni differenti ma decisi entrambi a non riemergerne, finché non avessero trovato qualche nuovo indizio per proseguire la loro ricerca. 

Le Fiamme di Dóiteáin - Cronache di Irvania IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora