Capitolo 12. Nel cuore della fortezza - Parte Terza

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Un nuovo corridoio si mostrò ai loro occhi, lungo e stretto, culminante in un'arcata sempre di pietra, i cui contorni la torcia non era in grado di lambire. Ai lati, posati su ripiani in legno paralleli e simili a ridotti scrittoi, erano distinguibili i resti di vetro di quelli che un tempo parevano essere stati globi: giacevano in frammenti larghi, curvi e appuntiti, vittime del tempo e forse di qualche volontà antica, a giudicare dalla polvere che li ricopriva, e il loro aspetto originale era ipotizzabile, oltre che dalla forma dei frammenti, anche e soprattutto da un unico globo rimasto in buone condizioni, ancora poggiato sul suo ripiano e ricoperto anch'esso da una spessa coperta di polvere.

«Che strano posto» sussurrò Jord, colpito dalla tetra e silenziosa aria che si respirava in quel corridoio «Secondo voi che scopo aveva?».

«Ad essere sincero, a me puzza tanto di trappola» rispose CJ, «Aspettatemi qui, do un'occhiata», poi si mosse a un lato del corridoio, un passo avanti all'altro e lo sguardo concentrato sugli strani ripiani in legno; a vederli da vicino parevano in tutto e per tutto dei piccolo scrittoi, retti su tre gambe lunghe e arcuate e con un largo piano in cui posare i fogli.

Spostò un piede in avanti, poi l'altro per avvicinarsi al secondo scrittoio, quando sentì una leggera e profonda vibrazione attraversarlo. Gli parve quasi il suono di una corda pizzicata dolcemente da un suonatore esperto, finché non mosse un altro passo in avanti, arrivando all'altezza del terzo scrittoio. In un attimo, la sottile vibrazione aumentò, levandosi stridula e perforante, penetrandogli i timpani e scuotendo le sue viscere quasi fosse diventato anch'egli una corda. Il globo si illuminò di una sfumatura azzurrognola, e gli altri cinque, rimasti indietro e ignari della vibrazione assordante che aveva colpito CJ, si girarono all'unisono in quella direzione, estraendolo gli archi e preparandosi ad attaccare. Nello stesso momento, CJ scattò all'indietro, stordito e frastornato da quel suono che minacciava di attanagliargli la mente e corse a perdifiato, senza poter controllare i suoi muscoli, fuori dal corridoio, superando prima loro poi la statua del dragone, per fermarsi solo una volta giunto alla torre protagonista dello scontro con gli scheletri. Qui la tremenda vibrazione cessò e l'udito riprese a funzionare normalmente, tanto che non ebbe problemi a sentire i passi dei compagni che, preoccupati dalla sua fuga, tornavano indietro ad assisterlo.

Spiegò loro ciò che aveva provato, e fu Daniel ad ipotizzare che quel corridoio, un tempo costellato di globi e ora dotato di un solo superstite, dovesse essere un complicato e ingegnoso sistema di protezione. Attraversarlo senza diventare sordi o addirittura, ipotizzava, senza perdere la vita a causa della potente vibrazione, era pressoché impossibile.

«Potrebbe avere un sistema di spegnimento» propose Jake «Magari una leva, o un pulsante, che premuto disattiva i globi. D'altronde, in qualche modo chi abitava qui un tempo doveva transitare lungo questo corridoio».

Daniel scosse la testa. «Potrebbe trattarsi di un meccanismo magico, e a quel punto solo la magia potrebbe disattivarlo».

«E ne saresti in grado?» gli chiese Ben.

«Può essere, ma dipende tutto da cos'è. Potrei scoprirlo usando lo stesso trucco con cui ho trovato la chiave. Almeno sapremmo se è davvero incantato, e se siamo fortunati, anche di cosa si tratta».

E così, decisero di attuare quell'abbozzo di piano che avevano concordato. Prima di rientrare, Daniel ripeté le parole del giorno prima, evocando il potere di scrutare la realtà in cerca delle vene di magia persistenti nelle persone, e negli oggetti. Superando la statua del dragone, vide che questa brillava di una leggera aura dorata, dettaglio che confermò le loro supposizioni precedenti. Giunto infine all'ingresso del corridoio, lo stregone si fermò sulla soglia, osservando ogni angolo davanti a sé. Notò che il globo intatto era l'unico degli oggetti di quel corridoio a risplendere, di una tenue luce azzurrognola, nella quale riconobbe le trame di un incantesimo offensivo. Non trovò però nessun attivatore, né alcun oggetto particolare che potesse essere ricondotto a quella trappola. Oltre l'arcata, da qualche parte in mezzo all'oscurità però, un'altra debole aura calda brillava isolata.

«Non vedo nulla, in questo corridoio, che possa disattivare quella sfera. Qualcosa brilla più avanti, ma dubito possa essere collegato».

Dietro di lui, i compagni iniziarono a guardare la stanza, in cerca della leva giusta che gli avrebbe permesso di passare; CJ percorse il primo pezzo del corridoio, tenendosi a distanza dalla linea immaginaria che aveva valicato poc'anzi ma come i compagni non trovò nulla.

«Io ho un'idea» esclamò infine Jake, schiarendosi la gola. «Però può essere pericoloso, quindi state indietro». Ben lo guardò estrarre l'arco, domandandosi cosa avesse in mente, ma arretrò, come fecero gli altri. La mente di Daniel lavorava a pieno regime, tentando di interpretare l'idea del ranger, ma quando lo vide incoccare una freccia, e posizionarsi al centro dell'ingresso, tendendo la corda, comprese.

«Fermo Jake, può essere...» cominciò gridando al compagno, ma quello scoccò, e la freccia percorse rapida la distanza che la separava dal globo, per poi colpirlo e mandarlo in frantumi. Un'onda sonora potente quanto un tornado eruppe dalla sfera, si propagò per il corridoio trascinando a terra i frammenti degli altri globi e investì gli avventurieri, facendoli crollare in ginocchio, per poi sparire oltre la porta e venir assorbita dall'antica pietra delle pareti.

«Jake, maledizione... Potevi ucciderci!» tossicchiò Daniel, aggrappandosi alla parete per rialzarsi.

«Ma non lo ha fatto» disse Ben, già in piedi alle sue spalle «E sembra che ora si possa passare».

«Cavolo, fratello. È stato un bel botto!».

«CJ ha ragione, da togliere il fiato» concordò Jord.

«Letteralmente.» Fu il solo commento di Spock.

Si ridisposero in formazione, seguendo nuovamente CJ lungo il corridoio, verso la misteriosa arcata nascosta tra le ombre. Oltre si apriva un'altra sala, più vasta ma con la stessa disposizione di oggetti, posti ai lati come ad osservare il visitatore che vi passasse in mezzo. E l'idea era proprio quella di essere osservati, visto che gli oggetti in questione erano sette statue armate e in armatura, con sembianze umane intuibili tra le fenditure degli elmi. Erano in numero dispari e spezzavano la simmetria, visto che nella fila a sinistra uno degli alloggiamenti era vuoto, e grosse pietre spaccate erano sparse tutte intorno.

Ben vi si sporse, scorgendo oltre la pietra un'apertura larga a sufficienza da permettere il passaggio di un uomo, e che pareva condurre in qualche zona sottostante. «Qui sembra esserci un accesso» disse ai compagni «CJ, che ne dici di controllare?»

L'halfling acconsentì, e dopo essersi fatto illuminare la scala, che dal piedistallo scendeva su un terrapieno ad un paio di metri di distanza, si calò all'interno, lasciando gli altri ad aspettarlo.

La torcia retta da Spock all'imboccatura era sufficiente a scorgere un tunnel, scavato nella pietra che proseguiva in avanti, e CJ lo percorse lentamente, superando la sala delle statue per trovarsi in qualche punto al di là dell'arcata. Dopo qualche minuto passato strisciando una mano alla parete per orientarsi, le sue dita si chiusero su una corda, nella quale riconobbe una scala in salita. Decise di lasciare il corridoio, che proseguiva nell'oscurità oltre quel punto e risalì la scala di corde per circa due metri, tornando al livello dal quale era partito, e quando si imbatté in una lastra di pietra liscia, che bloccava il percorso, estrasse il pugnale e cominciò a fare leva, in cerca di un fermo. Lo trovò e questo scattò, permettendogli di far scorrere la lastra di lato, per accedere alla nuova sala. Emergendovi notò alla sua sinistra una parete ruvida, e alla destra la luce di una torcia, che lambiva i margini di quella stanza, e distinse i compagni fermi oltre l'arcata.

Si sporse per richiamare la loro attenzione, quando un fuggevole movimento in un angolo dell'arco lo fece paralizzare.

Non era solo.

Le Fiamme di Dóiteáin - Cronache di Irvania IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora