Capitolo 2. I seguaci del dio del fuoco - Parte Seconda

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Jake lo raggiunse e raccolse l'arco; poi, mentre i compagni tenevano l'elfo sotto tiro, lo perquisì, slegando il fodero della spada, che teneva allacciato alla cintura, e quello più piccolo del pugnale, fissato all'altezza della coscia. Lui non oppose resistenza, e si lasciò disarmare senza pronunciare alcuna parola, nello sguardo ancora evidente il terrore atavico che sembrava provare ora per loro.

Jord, a qualche passo di distanza, fissava il resti dell'uomo dalle vesti rosse, che ora si confondevano con il sangue sparso intorno a lui; sospirando, si inchinò sul corpo senza vita di quello che ormai era sicuro essere un chierico del dio del fuoco, e staccò dal collo il simbolo sacro per avvicinarlo al volto: le quattro fiamme erano perfettamente riconoscibili e del tutto identiche a quelle che ornavano il muro della fortezza. Rigirò il simbolo tra le mani per qualche secondo, cercando di venire a patti con l'idea che tutto ciò che aveva temuto si era appena concretizzato davanti ai suoi occhi. Il culto non era solo reale, ma anche vivo e attivo, a giudicare da quell'attacco. E in qualche modo, i fedeli del dio avevano saputo del loro ingresso nella fortezza e, cosa ancora peggiore, cercavano la pergamena.

"Per quale motivo?" si chiese, osservando il metallo intagliato. "Perché lasciarla lì per poi andare a recuperarla dopo millenni? Avevano perso memoria del luogo in cui si trovava? E allora come mai sono giunti fin qui, quasi nello stesso momento in cui abbiamo lasciato la fortezza con la pergamena in mano?".

Tutte quelle domande avevano un'unica soluzione: doveva interrogare l'elfo.

Rivolgendo l'attenzione ai compagni, vide che nel frattempo avevano legato e spostato il prigioniero dalla strada maestra, rifugiandosi sotto l'ombra creata dal piccolo casolare in legno. Dietro il caseggiato, la parete nascondeva due cavalli, che l'elfo confermò essere appartenuti a lui e all'uomo al quale faceva da guardia. Galatea vi sostava accanto e sussurrava qualcosa ai due animali, con un atteggiamento affabile che fino ad allora non aveva mai mostrato con nessun uomo o mezz'elfo o halfling incontrato.

Jord la osservò distratto, poi spostò per un attimo lo sguardo su Daniel, che lo incrociava affiancato da CJ per dirigersi al centro della via; il pensiero dei tre svanì quando giunse davanti al prigioniero, e la mente venne occupata interamente dal tentativo di condensare tutti i suoi dubbi in poche, semplici domande; quando riuscì a elaborare delle richieste sensate però, Ben prese la parola al suo posto, rivolgendosi all'elfo con un tono freddo che fino a quel momento non gli avevano mai sentito usare:

«Per quale motivo ci avete attaccati?» ringhiò il guerriero, abbassando la testa fino a portarla all'altezza di quella dell'elfo e fissandolo con occhi duri, le mani chiuse a pungo accanto ai fianchi; Jake e Spock, rimasti vicino al luogo dell'interrogatorio si voltarono a guardarlo, con lo stesso velato stupore che aveva colto anche il chierico.

L'elfo tremò leggermente, spostando lo sguardo dal viso dell'uomo alle grosse mani, che parevano pronte a colpirlo al primo passo falso.

«La pergamena... Avevamo l'ordine di prenderla e di uccidere chiunque ne fosse entrato in possesso» la voce gli uscì molto più esile del previsto e un moto di rabbia e delusione lo travolse. Si era sempre ritenuto un buon soldato, magari non uno dei più coraggiosi, ma sicuramente neanche un codardo. Eppure adesso tremava, la voce un chiaro segnale della paura che lo stava travolgendo, scatenata da quel guerriero capace di spezzare a metà il corpo di un uomo con un solo fendente.

«E chi vi ha dato quest'ordine?» continuò con tono minaccioso il suo carceriere.

«Sono stato contattato dal culto... Hanno richiesto la mia presenza per accompagnare uno di loro fin qui».

«Il culto? Parli del culto del dio del fuoco?» intervenne Jord, infervorato.

«Si... Ma io ne so poco è niente... Non c'entro con loro» a quelle parole Ben si irritò ulteriormente, e afferrò il bavero del mantello dell'uomo per spingerlo contro la parete alle sue spalle, facendo gemere il legno vecchio e marcito. L'elfo sussultò per il colpo, ma non un lamento di dolore lasciò le sue labbra.

Le Fiamme di Dóiteáin - Cronache di Irvania IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora