Capitolo 12. Nel cuore della fortezza - Parte Quarta

113 22 43
                                    

Dall'altro lato della stanza, i compagni avevano sentito la lastra muoversi e immaginato che CJ avesse trovato un accesso alla stanza adiacente, dunque erano rimasti in attesa di vederlo ricomparire davanti a loro; stavano osservando le statue ai margini della sala, soffermandosi con più attenzione nei resti di quella mancante, quando sentirono una balestra scattare e la voce di CJ urlare: «C'è qualcuno qui dentro!»

In un secondo strinsero saldamente le armi e si precipitarono all'interno, in soccorso del compagno. Nel vederli passare oltre l'arco, CJ urlò nuovamente «Alla vostra destra, in alto!» e salvò Jord da un'artigliata, permettendogli di chinarsi e farla passare vicino al suo orecchio. La torcia mise in luce il loro misterioso avversario, e Jake scoccò. La creatura, che sembrava un grosso nano alato con la pelle intagliata nella roccia, si librava a un paio di metri dal terreno, la testa calva che quasi sfiorava il soffitto di pietra; quando vide arrivare la freccia, spiegò le ali e schivò, ringhiando poi verso di loro in una smorfia di odio e sfida.

«Ma che diavolo...» sussurrò Ben stupido, guardandolo. «Cos'è quella cosa?»

«Quello è un mephit, un elementale della terra. Sarà dura liberarci di lui, abbiamo appena invaso il suo territorio e cercherà di farcela pagare» sentì dire da Spock, prima che questi iniziasse a cantilenare le parole che ormai gli erano diventate familiari.

«Spock, attento!» urlò Jord mentre la bocca del nano calvo si apriva in un urlo e un'onda di massi e frammenti rocciosi volava verso di loro; gli avventurieri si rannicchiarono alle pareti per scansare i proiettili, e il chierico si buttò di lato all'ultimo secondo, evitando per un soffio un frammento roccioso che puntava alla sua testa; solo Spock, distratto dall'incantesimo che stava lanciando, non riuscì a schivare in tempo e venne colpito al petto da uno dei frammenti più piccoli e affilati. Per fortuna il proiettile si bloccò sull'armatura di pelle, sfiorando appena la carne del druido, ma seppur poco doloroso, l'impatto fu sufficiente a fargli perdere la sottile presa sull'incantesimo, che svanì disperdendosi nell'aria.

«Maledizione...» imprecò Spock a denti stretti.

Intorno a lui, i compagni avevano estratto ogni arma a distanza disponibile, incoccando frecce e armando quadrelli che potessero raggiungere il mephit sospeso per aria. L'insofferenza del guerriero, incapace di sfruttare il fedele spadone in quello che stava rapidamente assumendo le sembianze di un tiro al bersaglio, era palese e filtrava da ogni ruga di concentrazione e stizza che gli si dipinse sul volto. Con fastidio malcelato, si rivolse all'essere e lo apostrofò: «Scendi se hai il coraggio, brutto nano svolazzante!»

In risposta ottenne solo una nuovo soffio di pietre che volarono a cono verso di lui, costringendolo a schivare ancora con una capriola, per poi rimettersi in piedi in posizione di difesa. Jake accanto a lui stava avendo successo, e le sue frecce avevano già provocato alcune fenditure nella pelle tesa delle ali, indebolendo l'essere volante e rallentando il suo movimento. Ebbero appena il tempo di esultare per un dardo scagliato da Daniel, che bruciò appena la testa calva e colorò la pietra di una leggera sfumatura nerastra, quando uno dei buchi provocati dal ranger iniziò a restringersi, e l'ala tornò a battere con rinnovata energia.

«State scherzando? Quel coso è anche in grado di curarsi?» urlò CJ, guardando il druido con palese sconcerto. Lui annuì, seccato da quell'evidenza che gli era sfuggita fino a quel momento, poi si estraniò ancora dalla stanza, per attingere al fuoco che sentiva bruciare dentro. Questa volta riuscì ad estrarre quella scintilla e a trattenerla il tempo sufficiente per colpire il mephit con una sfera di fuoco, ma la soddisfazione per il colpo riuscito venne presto offuscata da una nuova consapevolezza: la sfera aveva impattato sulla dura pelle del mephit, ma solo una piccola parte della sua intensità era penetrata oltre quello strato, arrivando effettivamente a colpire un punto sensibile.

«È anche resistente alla magia a quanto pare...» borbottò quasi tra sé, ripetendo poi l'informazione a voce più alta affinché anche i compagni carpissero quell'informazione.

Le imprecazioni intorno a lui vennero in parte smorzate da un altro cono di pietre e frammenti, che questa volta riuscirono a colpirli in più punti, aprendo tagli sulle parti scoperte e creando lividi su quelle protette dalle armature.

«Dobbiamo inventarci qualcosa, non basta tirare qualche freccia se è in grado di curarsi» gridò Jake, scoccando nell'ennesimo dardo. «Bisogna trovare il modo di farlo scendere da lì».

Gli altri cominciarono a pensare, disperatamente alla ricerca di un'idea, poi un'illuminazione colse Jord e questi scattò verso Ben, posò una mano sulla sua spalla e gridò con tutto il fiato che aveva in gola un'invocazione alla luce divina di Pelor. Prima che il guerriero potesse fare anche solo una domanda, sentì i muscoli irrigidirsi e poi stendersi, le ossa allungarsi, la pelle e la carne tirarsi come fosse legato a due cavalli che correvano in direzioni opposte; solo che la sensazione era tutt'altro che dolorosa e mentre gli arti, il petto e la testa si ingrandivano, Ben vide il pavimento allontanarsi, e il soffitto farsi sempre più chiaro e vicino.

«Abbiamo un guerriero gigante dalla nostra parte, grande!» esultò CJ che ora pareva più piccolo del solito, e più distante. Ben si guardò le braccia, esaminò rapidamente il petto e lo spadone che ancora stringeva tra le mani e che pareva essere cresciuto con lui.
Poi vide il mephit a pochi passi da lui, che volava sbattendo le ali nervosamente e guardandolo preoccupato. Con un grido terrorizzato, l'essere spalancò la bocca, pronto a colpire ancora, e Ben realizzò in un moto di entusiasmo di essere finalmente alla sua stessa altezza. Con un balzo lo raggiunse, sentendosi in parte intralciato dalla nuova stazza ma con i muscoli carichi di ira e impazienza, poi ruotò il corpo e lo spadone di conseguenza e fece guizzare la lama dal basso verso l'alto, aprendo la spessa pelle del mephit e mandando all'aria una pioggia di frammenti di pietra. Il colpo distrasse il nemico, che non riuscì più a soffiare e arretrò, spaventato dal grosso spadone che mulinava accanto a lui.

Il mephit si guardò intorno, esaminando disperatamente la sala, poi allargò le ali raggiungendo la massima apertura concessagli e le richiuse con violenza, dandosi la spinta per scattare in avanti.

Ben alzò ancora una volta la lama, pronto a bloccare il colpo del nemico, ma quando arrivò a pochi centimetri da lui quello scartò, buttandosi di lato verso l'arcata, in cerca di una via di fuga; la lama lo inseguì, ruotò e un altro pezzo di roccia si abbatté a terra, prima che il mephit scomparisse al di là del corridoio delle statue, in una fuga folle e disperata.

«Che facciamo, lo inseguiamo?» chiese Ben guardando i compagni dall'alto in basso e poi l'arcata, che avrebbe dovuto superare inchinandosi.

Jake scosse la testa, osservando l'uscita del corridoio e l'oscurità che vi si celava. «Non ha senso» sospirò infine, riponendo la freccia nella faretra e l'arco sulle spalle «Ci prenderebbe solo tempo prezioso».

«Jake ha ragione» disse Jord «abbiamo ancora da esplorare. E impiegherà del tempo per leccarsi le ferite e risanarle».

«E i coboldi? Lasciamo che li attacchi, senza fare niente?» chiese Daniel, stupendo i compagni. Quando notò i loro sguardi meravigliati aggiunse subito, alzando le mani «Non voglio avere la sorte di una popolazione intera sulle mie spalle!»

«Be', non sembrava ci tenessi quando si parlava di aiutarli con i goblin» osservò Ben.

«Questo è diverso. Lo abbiamo fatto arrabbiare noi quell'essere» si difese lo stregone.

Spock scrollò le spalle, distogliendo l'attenzione delle giustificazione di Daniel, che trovava poco interessanti e superflue. «In ogni caso, non c'è di che preoccuparsi. I mephit non attaccano mai per primi. Difendono solo i luoghi che si sono scelti come casa. L'unico pericolo è che torni indietro a vendicarsi.»

«Se torna, saremo qui ad aspettarlo» concluse Ben, rinfoderando l'enorme spadone sulla schiena. «Comunque Jord, bella pensata».

Il chierico si passò una mano sulla fronte, un leggero imbarazzo per il complimento inaspettato gli colorava il volto solitamente pallido.

«Non è niente. Ho solo immaginato ti servisse un modo pratico per spaccargli la faccia.»

Le Fiamme di Dóiteáin - Cronache di Irvania IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora