I campi di Mangwar si rivelarono un piacevole diversivo alla monotonia del viaggio. Ai confini della città, i vasti filari di lavanda creavano uno scenario quasi incantato, che i viaggiatori attraversarono guardandosi intorno con meraviglia. Anche Galatea fu costretta a riconoscere la bellezza di quei cespugli viola in fiore, che rapivano lo sguardo con i loro toni accesi e con la vita che sembravano attirare intorno. Se fino a quel momento era stata convinta che fossero superflui e perfino pretenziosi, dovette ricredersi quando il profumo intenso e inebriante dei fiori la raggiunse, accompagnato dal ronzio incessante che fremeva tra i campi.
Poteva anche non essere il tipo di natura al quale era abituata, ma nulla di ciò che vedeva poteva dirsi innaturale, o insensato, anzi tutt'altro; era uno spettacolo che sapeva avrebbe rimpianto, una volta passati quei luoghi.
Un vecchio mulino fermo svettava oltre quelle macchie violacee, dove un tempo dovevano esserci stati i campi di grano e cereali; ormai però le colture in fiore ne avevano invaso il terreno, fin da quando la città di Mangwar aveva scelto di dedicarsi quasi esclusivamente ai filari, lasciando che fosse il commercio a soddisfare ogni altra esigenza. Il clima e il terreno della zona si erano rivelati ottimale per la coltivazione della lavanda, e la posizione così favorevole della città, al centro di una delle rotte commerciali più battute, aveva garantito a Mangwar e i suoi campi la fama e il prestigio dei quale necessitava. Nessuno si sarebbe mai sognato di attraversarla senza fermarsi, ammirato, a osservare quel tripudio di colori.
Dietro i campi si scorgevano le basse case in pietra, ciascuna decorata da rampicanti in fiore alle finestre, e fu lì che i viaggiatori si diressero per riposare, all'ombra delle prime abitazioni e ancora distanti dalla frenesia della cittadina, da dove potevano ammirare i campi senza intralciare il cammino di chi proseguiva all'interno.
Nell'aria pacifica che si respirava, molti di loro furono colti dall'idea di fermarsi a Mangwar fino al mattino dopo, riposando in una locanda calda e confortevole, anziché all'addiaccio in mezzo a una radura. Ma l'incidente con il carretto era costato ore di viaggio preziose al mercante e alla sua famiglia, e dunque una pausa di tali proporzioni era per loro impraticabile, e neanche i compagni erano realmente intenzionati a sacrificare un giorno intero per delle comodità. Il mistero della pergamena continuava a tormentarli, e per quanto le dolcezze di quel viaggio li stessero distraendo, nessuno di loro aveva rimosso il senso di quella traversata.
Fu mentre pensava ancora una volta alla "parola di Dóiteáin", tormentandosi nell'impossibilità di comprenderne il significato, che a Jord venne in mente di proporre ai compagni di noleggiare dei cavalli, che avrebbero permesso a loro, e al mercante, di mantenere un'andatura più rigida, e di giungere dunque prima a Riverwood.
La sua proposta venne accolta senza esitazione, e quando infine lasciarono Mangwar e le sue bellezze, lo fecero in sella alle cavalcature, acquisite con parte di ciò che la fortezza aveva procurato loro.
Per il resto della giornata, i filari e le dolcezze della città rimasero il principale argomento di conversazione, sostenuto e ripreso dalle dame nel carretto, e dunque accettato dagli uomini che facevano loro da scorta. Anche nelle loro menti però l'immagine faticava ad allontanarsi, e ben presto divenne un rifugio dietro cui nascondere i cattivi pensieri e le preoccupazioni.
Daniel procedeva montando Ombromanto, e tenendo sempre uno dei compagni tra sé e il carretto; aveva notato Annah cercarlo con lo sguardo diverse volte, ed era stato tentato di affiancarsi a lei per parlarle; ma non gli era sfuggito che anche Carthana lo osservasse di sottecchi, e temendo di insopettirla aveva rivolto solo un cenno cordiale alla ragazza, riservandosi di parlarle appena possibile dei sospetti che immaginava nutrisse la madre.
Il momento giunse solo dopo il tramonto, quando smontarono di sella e allestirono un campo ai margini della strada, protetti da un gruppo di cipressi che ornava il percorso. Ebbe appena il tempo di prenderla da parte, dietro un albero, per assicurarsi che non gli portasse rancore per averla ignorata l'intera giornata.
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Le Fiamme di Dóiteáin - Cronache di Irvania I
FantasyNel piccolo borgo di Collediquercia, l'alba sorge pregna di spavento: un bambino si è smarrito nelle vicinanze di un baratro oscuro e in molti temono che la sua vita sia definitivamente perduta. Ma degli stranieri sono appena giunti al villaggio e l...