Capitolo 2. Il baratro - Parte Seconda

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Dietro quella muraglia naturale, si apriva la folta e verdeggiante radura che il druido aveva reso casa sua. Jake non vi era mai entrato, ma aveva immaginato che si trattasse di un luogo non comune; la piccola dimora del druido, costruita in legno e con il tetto in paglia, sorgeva sopra una modesta ma vitale cascata, incorniciata da numerosi lecci in fiore che ne cingevano i fianchi, e la proteggevano dagli sguardi esterni. Al centro della radura, grossi arbusti in cui il ranger riconobbe dell'Erica Arborea arricchivano la varietà di colori del posto e al contempo ospitavano la fauna del luogo, composta per la maggiore da api e altri insetti che passavano frenetici di fiore in fiore. Solo qualche piccolo mammifero era visibile con la coda dell'occhio, nascosto dietro i cespugli in attesa che l'estraneo sparisse, riportando la quiete.

La cascata, creata dalla leggera pendenza del terreno e da un ruscello, la cui origine si perdeva dietro i lecci ai margini della casa, culminava in un lago grande a sufficienza perché tre o quattro umani vi entrassero per lavarsi contemporaneamente. Non che questo fosse mai successo, a quanto ne sapeva Jake nessun altro umano oltre a Spock aveva mai messo piede lì dentro.

Benché affascinato dal luogo, il ranger fu costretto dall'urgenza della sua missione a scrollarsi e incamminarsi fino al luogo sopraelevato in cui sorgeva la casa in legno. Quando fu davanti ai rami intrecciati che formavano la porta fece per bussare, ma i suoi sensi lo allertarono della presenza di qualcuno alle sue spalle. Non ebbe dubbi che fosse il druido ben prima di voltarsi e fargli un cenno del capo in saluto, poi aprì la bocca per parlare ma l'altro lo anticipò.

«Cosa ci fai qui, ranger?» gli chiese Spock, riservandogli uno sguardo freddo e infastidito.

Jake lo riconobbe anche se si erano visti sempre solo da lontano: il suo viso era semi nascosto da una folta barba, castana come i lunghi capelli che portava slegati fin sopra le spalle, arruffati e leggermente annodati; indossava un'armatura di pelle vecchia e ricucita più volte, sulla quale spiccava un ciondolo ricavato da una foglia di agrifoglio e da una di vischio, intrecciate insieme e legate con una corda sottile.

Lo aveva intravisto spesso muoversi per la foresta, ma non aveva mai avuto la possibilità di vederlo in viso e si soffermò a guardare i suoi occhi castani; erano aggrottati e trasmettevano irritazione, ma non erano occhi malvagi. Sicuro di questo il ranger parlò. «Ho bisogno del tuo aiuto, druido. Un bambino di Collediquercia si è perso nel baratro e io e altri uomini stiamo andando a salvarlo.»

«Sono contento per voi. Ora se non ti dispiace, rivorrei la mia radura pacifica, come l'avevo lasciata» fu la risposta fredda dell'altro.

Sopra le loro teste passò un'ombra e, alzando lo sguardo, Jake distinse il profilo di un'aquila, che prese a volteggiare intorno al punto in cui si erano fermati. Quando riabbassò il capo, vide l'uomo girarsi, e cominciare ad allontanarsi. «Sai bene quello che la gente di qui racconta su quel posto. Abbiamo bisogno della tua esperienza per ritrovare il bambino» riprese dunque, seguendolo.

«E perché mai? Non sono quello che si dice un esperto di bambini, né di baratri. E poi sono sicuro che saprai condurli, sani e salvi, alla morte che li attende lì dentro.»

Nascondendo il fastidio per quell'ultima frase, il ranger seguì l'uomo verso il lago superando adagio il piccolo dislivello del terreno. «So che anche tu hai percepito l'oscurità di quel posto. La tua comunione con la natura è superiore alla mia, e io stesso ho sentito qualcosa di innaturale e marcio risalire da quelle profondità» continuò, tenace. «Potrebbe essere l'occasione giusta per fare una buona azione e aiutare la foresta al contempo.»

L'uomo ridacchiò, e Jake poté notarlo dal leggero movimento delle spalle. «Ma io aiuto già la foresta. Tengo lontana la gente come quelli che ti sei portato appresso fino a qui» rispose il druido, mentre costeggiava la piccola cascata. «Pensi che non abbia notato il danno che hanno fatto per arrivare? Per non parlare del rumore, vi si poteva sentire dal momento in cui siete partiti» concluse poi, sedendosi su una delle rocce che contornavano il lago e guardandolo di nuovo in viso.

Le Fiamme di Dóiteáin - Cronache di Irvania IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora