Capitolo 12. Nel cuore della fortezza - Parte Seconda

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La chiave girò fluida nella serratura e questa scattò, come se il tempo e l'umidità non ne avessero mai intaccato il funzionamento. E forse, era davvero così. CJ aveva avuto a che fare con un gran numero di serrature e meccanismi diversi, ma ancora non si era abituato alla perfezione di quelle realizzate magicamente. Sospirò estasiato, godendosi qualche secondo l'ebrezza del mistero, della scoperta, che quella porta custodiva. Poi iniziò a spingere, e la porta si aprì dolcemente verso l'interno. La torcia, impugnata ancora da Spock, illuminò i contorni di una piccola stanza, da cui giunse un pesante odore di chiuso, antico e polveroso.

Nell'angolo più lontano, la sagoma di una statua spiccava tra la polvere e la penombra.

«Ve lo dico sinceramente, questo posto se li porta proprio male i duemila anni» disse CJ, ispirando aria pulita prima di muovere i primi, cauti passi dentro la stanza soffocante, con entrambi gli occhi ben puntati sul pavimento in cerca di segni di trappole. «La strada è libera, venite».

Entrarono tutti e la luce mise in mostra i dettagli della statua che capeggiava dall'altro lato: in un piedistallo squadrato di pietra si ergeva la figura intera di un possente dragone, ritto sulle zampe posteriori, le lunghe ali ripiegate ai lati e le fauci e gli occhi serrati, in posizione di riposo. Realizzata da quello che sembrava un blocco unico di pietra, vegliava rivolta verso l'entrata, custodendo l'accesso al grande portone in pietra davanti a loro.

CJ mosse un passo in avanti, per osservarla da vicino, e gli occhi del dragone si spalancarono, brillando di una luce rossa e innaturale. Le mani corsero alle armi, ma prima che potessero estrarle, le fauci si aprirono e una voce cavernosa e possente invase la stanza:

"Esiste qualcosa sulla terra che ha due zampe,

quattro zampe e tre zampe ed una sola voce.È l'unico, tra coloro che si muovono sulla terra,in cielo e nel mare, a cambiare la propria natura,ma quando per camminare usa più piedila sua velocità in proporzione diminuisce."

Poi nella piccola stanza cadde il silenzio, interrotto solo dai respiri accelerati dei compagni. Dopo qualche secondo, Daniel fece un cenno e CJ si mosse verso la porta accanto alla statua, in testa lo stesso sospetto che attanagliava tutti gli altri.

«Nessuna serratura» confermò infine «Il drago dev'essere la chiave».

Lo osservarono: gli occhi si erano richiusi, le fauci erano di nuovo serrate, e l'aspetto ricordava in tutto e per tutto quello di una statua di pietra lavorata con grande maestria. Avvicinandosi, Jake vi scorse le scaglie, intagliate nella dura pietra a costituire una superficie irregolare ma realistica. Sfiorò la statua, in cerca di un sistema per riattivarla, e lo trovò passando la mano davanti al volto. Gli occhi si riaprirono, il rosso delle iridi ricomparve e dalle fauci eruppe ancora la voce, che ripeté le parole di poco prima.

«È un indovinello» sentenziò Daniel e gli altri annuirono.

Fin lì erano arrivati tutti.

«Probabilmente risolvendolo la porta si aprirà. Bisogna solo trovare la chiave».

«Sembra facile, fratello. A me quelle frasi non dicono nulla» borbottò CJ scuotendo la testa. «Non sono un esperto di fauna locale, ma non ho mai sentito parlare di una creatura che abbia due, tre e quattro zampe insieme. A parte forse un millepiedi».

«I millepiedi sicuramente non hanno voce» ribatté Spock. «E la loro velocità non diminuisce».

«Cosa intenderà con: l'unico a cambiare la sua natura? Parla di una metamorfosi? Come quella dei bruchi?» chiese Daniel. Jake scosse la testa. Non aveva elementi sufficienti per capire cosa fosse l'essere nominato. Osservò la stanza, in cerca di qualche indizio e incrociò lo sguardo di Ben; il guerriero pareva perso nel vuoto, la testa immersa in qualche ricordo.

«Ben?» chiese il ranger, avvicinandosi cauto.

«Aspetta...» rispose lui, chiudendo gli occhi. Un ricordo continuava a fare capolino nella sua mente, troppo sfuggente per afferrarlo. Le chiacchiere dei compagni non aiutavano, eppure era sicuro che fosse qualcosa di importante, qualcosa che c'entrava con le parole della statua. Sbuffò, quando anche Jord iniziò a fare ipotesi sulla soluzione, e si spostò di qualche passo indietro, verso l'uscita della stanza. Quando le voci si affievolirono, l'immagine che stava inseguendo prese forma nella sua mente:

"La via della città di Gref, all'angolo con l'entrata della caserma... Un vecchio che barcolla, ubriaco, prima di accasciarsi al suolo... La risata roca e catarrosa e poi le parole: eheh... questo sì, che è un vino di qualità. Ti manda a quattro zampe, come fossi un bambino... Hic!"

In un lampo, Ben rientrò nella stanza, trovando i compagni ancora intenti ad elaborare delle ipotesi. Si avvicinò alla statua, la riattivò muovendo la mano davanti alle zanne, e quando quella parlò rispose: «È l'uomo».

Accanto a lui, la porta si aprì, cigolando.

«Grandioso, fratello!» esultò CJ alle sue spalle. «Come hai fatto?»

«È una lunga storia. Un'altra di quelle che richiedono un boccale di birra. Andiamo ora, scopriamo cosa c'è oltre quella porta».

Gli altri annuirono, ancora sorpresi dalla risposta all'indovinello portata dal guerriero, poi però si mossero dietro il ladro, diretti verso l'ingresso che si era appena dischiuso davanti ai loro occhi.

Oltre l'uscio di pietra, la cui anta era scivolata verso l'interno grazie ad un meccanismo a scomparsa, nuova oscurità copriva i segreti racchiusi in quello che a poco a poco si svelava come il vero cuore pulsante della fortezza. D'altronde, pensò Jord, se quel posto non fosse stato così prezioso, chi si sarebbe disturbato a creare un meccanismo come quello della statua per proteggerlo?

Con questa consapevolezza, varcò la soglia insieme ai compagni, lasciando che fosse la torcia di Spock la prima schiudere le tende del buio davanti a loro.  

Le Fiamme di Dóiteáin - Cronache di Irvania IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora