(Capitolo 20) Nel weekend... (seconda parte)

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SABATO pomeriggio

[ LEXA ]

Dopo aver cacciato via quelle due rompiscatole. Lexa si infilò sotto la doccia, lasciò che il getto d'acqua la rilassasse il più possibile.

Sapeva che se avesse iniziato a frequentare Clarke, sarebbe stato pericoloso. C'era il rischio che scoprisse chi è in realtà. E questo significava metterla in pericolo, e non voleva questo.

Ma nello stesso tempo sentiva dentro di sé la voglia di andare avanti. Era curiosa. Voleva scoprirla, conoscerla.

Decise di andarci piano, iniziando con le ripetizioni, per poi vedere dove le avrebbe portate questo rapporto, qualunque esso sia.

Uscita dalla doccia, si asciugò e si vestì. Riprese le sue abitudini quotidiane come vestirsi di nero e rimettere in ordine il caos in salotto.

Mentre ripiegava i vestiti, le tornarono in mente le scene di quando beccò Clarke a guardarle il sedere di nascosto. O quando si era sbottonata la camicia sotto i suoi occhi, scioccati. Rise.

In cucina divorò ciò che c'era nel sacchetto, portato da Indra, poco prima, e bevve un'altra birra.

Guardò l'orologio era ancora presto ma decise di andare prima al centro commerciale. C'era una cosa che doveva fare. Prese le chiavi, il cellulare e... quando stava per recuperare il giubbotto di pelle si rese conto di averlo lasciato a Clarke. Rise di nuovo.

Speriamo non lo consideri una scusa per rivederla, pensò.

Si precipitò in camera a prendere un giubbotto di jeans nero, col cappuccio. Fuori pioveva. Lo indossò e uscì.

Si mise il cappuccio in testa, le mani in tasca e si diresse, al centro commerciale, sotto la pioggia.

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Arrivò tutta bagnata e sulla porta trovò la persona che stava cercando.

"Ciao Peppe, sbaglio o ti devo un caffè?" disse Lexa

Peppe non se lo fece ripetere due volte, fece segno al suo collega di sostituirlo, e insieme si diressero verso il bar.

Presero posto al tavolino. E ordinarono due caffè. Quando il cameriere si allontanò. Peppe si appoggiò allo schienale della sedia e la fissò.

Lexa fece lo stesso, poi sorrise e chiese "che c'è? Perchè mi guardi così?"

"è da stamattina che sono in servizio. E ho visto entrare da quella porta..." disse indicando l'entrata del centro commerciale e poi continuò "...solo musi lunghi. Gente triste e persone che si lamentavano del brutto tempo" fece una pausa e continuando a guardarla aggiunse "poi arrivi tu. Tutta allegra. Sorridente. Con questa strana, ma bella luce negli occhi, da fare male pure a un cieco" disse contento. Le regalò un sorriso e chiese "ti è successo qualcosa, qualcosa di bello, vero?"

"non ti sfugge nulla, eh?"

"be! Sai come? Stare attento ai dettagli è il mio lavoro"

Lexa non sapeva cosa dire, si limitò a guardarlo.

E Peppe capì subito qual'era il problema. E disse "sta tranquilla, guarda che ho capito cosa intendevi l'altra volta. Quando mi hai detto che hai gusti diversi. Ho capito perfettamente a cosa ti riferivi"

Lexa lo fissò. Peppe aveva capito. Era proprio una bella persona. Poteva ingiuriarla, prenderla in giro, ridere di lei. Parlare male con i colleghi alle sue spalle. Chiamarla con nomignoli volgari e offensivi. Poteva guardarla come se fosse un rifiuto, come se fosse sbagliata. In molti lo facevano. Ne aveva la possibilità. Infondo lui la voleva e lei lo aveva respinto. In molti si sarebbero vendicati. Ma non Peppe, non lui. Non solo l'aveva accettata. Ma era lì con lei, per lei. Lexa si rese conto che aveva trovato un amico.

The warrior in blackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora