(Capitolo 39) Che fine ha fatto il misterioso personaggio?

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NOTA: attenzione...in questo capitoli sono presenti parti spezzettate. Sono vari momenti che le due protagoniste passano durante il mese (e oltre) di convalescenza di Lexa.

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[CLARKE / ABBY ]

Clarke e la madre stavano litigando...

"ho solo perso un giorno ok? Cosa vuoi che sia. È l'ho fatto per una buona causa..." disse riferito al fatto di aver aiutato Lexa e aggiunse "le mie compagne perdono giorni interi di scuola per andare dietro ai ragazzi"

"primo cosa fanno le tue compagne non mi riguarda, a me interessa di mia figlia. E secondo perché spiegami tu esattamente che cosa hai fatto? Sbaglio o anche tu stai andando dietro a quella ragazza già troppo tempo Clarke"

Clarke si lamentò in silenzio...

Ma perché non sto mai zitta?

...le aveva appena suggerito l'ovvio.

"non è vero. Siamo amiche, è normale passare del tempo insieme. Lo sapresti anche tu se solo ti decidessi a farti una vita" disse ma si pentì subito e la fissò

"anche un singolo giorno è importante." disse fredda per poi aggiungere "Nella scuola come nel lavoro...ed è così anche nella vita. Dovresti saperlo" s'intristì...

Si Clarke lo sapeva...

...la fissò, sapeva di cosa stava parlando.

Era capitato solo una volta...che sua madre si era presa un giorno libero...quel maledetto giorno...lei non era di turno...ed era successo...erano insieme quando l'ospedale l'aveva chiamata. Ricordava ancora l'espressione fredda sul suo viso. Era immobile come una statua.

Se volete sapere cosa è successo..mettetevi comodi...

Ebbene si...è proprio come state immaginando...

L'unico giorno che mia madre si prese un giorno di ferie...mio padre morì. Avevamo deciso di passare una bellissima giornata tutti e tre insieme. Ma all'ultimo mio padre ricevette una telefonata troppo importante...o almeno lui diceva così...

I nostri sguardi supplichevoli non erano bastati a fermarlo, a non farlo rispondere...Aveva letto il nome sul display e disse...

"scusate ma devo proprio rispondere"

Ma non volendo rovinare la giornata anche alla sue due donne ci disse di divertirci lo stesso. Che appena si fosse liberato ci avrebbe raggiunto. Ma questo non accadde.

Andammo in giro per la città. A fare un po' di shopping, un gelato...insomma cose che fanno sempre madri e figlie.

Poi la telefonata...

Quando arrivammo all'ospedale il collega di turno disse che era morto nell'ambulanza. Che quando era arrivato non si poteva far più nulla. Ma poi scoprimmo la verità. Mio padre era ancora vivo. Da lì in poi è tutto un buio totale...non sappiamo cosa abbiano fatto o non fatto per "salvargli" la vita.

La prima cosa che mia madre fece appena divenne il primario dell'ospedale...fu quella di licenziarlo.

Sua madre non si era mai perdonata...quella mancanza...la sua mancanza...le cose sarebbero andate diversamente, avrebbe potuto salvarlo.

La sera prima avevano litigato, pensavano di far pace durante la giornata che avrebbero lo stesso passato insieme. Era sempre così fra loro...quando litigavano poi il giorno dopo facevano pace. A volte bastava loro uno sguardo, una piccola intesa e tutto finiva lì...ma...quella volta non fu così...

The warrior in blackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora