(Capitolo 31) Questa è la mia casa.

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[ CLARKE ]

Lexa è andata via da poco. Abbiamo passato tutta la serata insieme. È stato molto bello. Averla intorno mi fa stare bene.

Ma Clarke, in cuor suo sentiva, che qualcosa di diverso c'era. Non era lo stesso che vedere la serie tv insieme a Raven.

Lei è diversa.

Guardarla di nascosto era diventata una droga per lei. Non riusciva più a farne a meno.

Spiarla mentre guarda con curiosità le serie tv, mi fa sorridere. È così buffa, quando si concentra per seguire la trama. Si acciglia sempre cercando di capire quello che fanno i personaggi, commentando ogni tanto con...

"ma non ha senso" oppure "perchè fare una cosa del genere?" o ancora "questi sono matti"

...facendomi ridere.

Ogni tanto la beccava a guardarla e si sorridevano avvicenda.

Ah! il suo sorriso.

È la cosa più bella che io abbia mai visto in tutta la mia vita.

Non riusciva a toglierselo dalla testa.

Il suo sorriso, accompagnato da un gran paio di occhi verdi.

Ogni volta che la fissava, si sentiva importante, si sentiva bella. Cosa rara perché odiava il suo corpo. Allo specchio, mentre indossava il suo pigiamino giallo con l'orsacchiotto bianco al centro, si vedeva grassa e brutta. Questo le ricordò il suo passato.

Dopo la morte del padre, aveva passato un periodo molto brutto. Mangiava poco e rimetteva sempre. A stento si reggeva in piedi. Ricordava come la guardava male la gente o come i ragazzini la prendevano in giro. Tutti ridevano di lei. E quei pochi amici che aveva, l'avevano abbandonata. Begli amici. Si chiudeva sempre in se stessa. Si chiudeva in camera sua a piangere.

Sua madre la convinse a seguire degli incontri per persone con disturbi del comportamento alimentare. Ovvero Anoressici.

Ma dopo essere stata attentamente visitata da un medico, si scoprì che il suo caso era simile ma diverso nello stesso tempo. In poche parole Clarke arrivava a farsi del male per nascondere il suo vero dolore. Suo padre le mancava tanto. Voleva lasciarsi andare.

Il suo era un disturbo "passeggero". Almeno secondo il medico. Fu proprio in quel centro che conobbe Raven. Lei era lì per il motivo opposto. Secondo sua madre mangiava troppo.

Strinsero subito amicizia. Raven la chiamava sfigata.

"ma come...tua madre ti permette di mangiare tutto quello che vuoi e tu che fai rimetti? Spero che almeno tu abbia una valida ragione. Sfigata"

E fu così che iniziarono a parlarsi.

Raven dopo aver saputo, capì e aiutò Clarke facendole conoscere varie schifezze.

E Clarke ricambiò aiutando Raven a mangiare di meno. Quello che Raven prendeva in più lo mangiava Clarke.

Raven mangiava per il troppo nervoso. Per la troppa pressione che le facevano i suoi genitori.

Entrambe si compensavano. Divennero migliori amiche. Senza Raven non si sarebbe mai ripresa.

Sorrise al ricordo. E pensare che non ci voleva andare in quel centro. Si era opposta con tutta se stessa. Ma alla fine aveva vinto sua madre. E se fosse stato il destino? O forse l'aveva mandata suo padre.

Era così che aveva ripreso a mangiare. Forse troppo? Si chiese, passandosi la mano sulla pancia. Anche sua madre la riprendeva sempre perché mangiava troppe schifezze. Proprio lei che sapeva benissimo cosa aveva passato quando non mangiava adesso la riprendeva? Questo la faceva incazzare. Ineffetti qualche chiletto l'aveva preso. Forse doveva solo iniziare a mangiare del cibo più sano? Decise di non pensarci e si abbassò il pezzo di sopra del pigiama. Si mise a letto.

The warrior in blackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora