(Capitolo 2) Amore e Fiducia

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[ LEXA ]

Uscita di casa Lexa si mise le mani nelle tasche del giubbotto. Non perché facesse freddo. Ma per abitudine, un'abitudine che ha sempre avuto, fin da bambina. Camminava sempre con le mani in tasca, del giubbotto o dei jeans.

Attraversò la strada e si fermò alla fermata dell'autobus. Era in anticipo. Guardò il cellulare l'orario segnava le 7.00. 10 minuti dopo l'autobus 113 delle 7.10 arrivò e si fermò proprio davanti a lei. Le porte si aprirono e Lexa salì. Prese posto vicino al finestrino.

Tirò fuori dalla tasca il suo mp3. Indossò le cuffiette. Scorse velocemente la play-list. Finché non trovò quello che stava cercando. Sul display comparve FOLLOW ME la sua canzone preferita dei Muse, uno dei suoi gruppi preferiti.

Adorava quella canzone, prima di tutto è molto orecchiabile. Il cantante Matthew aveva registrato il battito del cuore di suo figlio, affermando che la musica è tutta un battito e questo è il più primordiale di tutti. E poi aveva anche un bel significato. Il messaggio che dà è molto importante "ti puoi fidare di me, in qualsiasi momento buio e difficile della tua vita, seguimi e io non ti farò mai stare male. Senti il mio amore".

Già fiducia e amore, sono queste le due cose più importanti della vita. Che spesso vengono a mancare. Ci sono tanti tipi di amore, quello degli amici, di un/una compagno/a e poi c'è quello della famiglia. Soprattutto dei genitori. Il più grande e forte di tutti. A lei, quell'amore è stato strappato via. Quel maledetto giorno con quel maledetto incidente. Certo ci sono gli amici che ti stanno vicino, che ti supportano, ma non è la stessa cosa. L'amore dei genitori è un amore insostituibile, e quando lo perdi ti mancherà per sempre.

E poi...poi c'è la fiducia anche questa viene a mancare. La fiducia nelle presone, nelle forze dell'ordine, nello Stato, la fiducia nel prossimo. Quel maledetto giorno la polizia fece ben poco. C'erano segni di un'altra auto, segni di frenata. I suoi non erano usciti da soli fuori strada. Qualcuno aveva procurato l'incidente. Sono passati anni e quel qualcuno è ancora a piede libero. La polizia non indagò. Mise tutto a tacere dichiarandolo un semplice incidente. Ma lei lo sapeva, lo sapeva che non era così. Giurò a sé stessa che prima o poi avrebbe trovato la verità e avrebbe fatto giustizia.

Forse era per questo che faceva, quello che faceva. Era il suo più grande segreto. Lo sapevano solo in pochi. Da quel giorno decise di cambiare le cose. Si allenò tutti i giorni duramente. Decise di fare quello che la polizia non faceva. Di dare alle persone della sua città una speranza. Qualcosa di cui fidarsi.

L'autobus riprese il suo cammino e lei si mise ad ammirare la bellezza della sua città.

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[ CLARKE ]

Uscita di casa Clarke si mise a correre verso la fermata dell'autobus. Accidenti anche oggi aveva fatto tardi, era riuscita a salire giusto in tempo prima che si chiudessero le porte. Cercò di farsi spazio tra la marea di gente, per cercarsi un angolino.

Riuscì a mettersi in un angolo tra il posto per disabili e un sedile di quelli alti. Almeno lì poteva stare un po' più comoda. Sempre meglio che stare schiacciata contro la porta, con il rischio di cadere quando si apriva o essere circondata da una marea di schiene. Possibile che qui l'unica ad essere tappa sia io? Si chiese.

Caspita ogni giorno quell'autobus era sempre più affollato. Odiava prendere l'autobus ma non aveva altra scelta, sua madre usciva sempre presto e certe volte non rientrava proprio a casa, si fermava in ospedale.

Non potendo guidare la macchina essendo ancora minorenne doveva arrangiarsi.

In quel angolino almeno poteva respirare, si appoggiò al vetro e si rilassò. Appoggiò a terra lo zaino, ma non appoggiato alla parete laterale dell'autobus come faceva sempre ma in mezzo ai piedi.

Si ricordò del giorno prima, un ragazzo aveva dimenticato lo zaino sull'autobus. Quest'ultimo aveva chiuso le porte prima che potesse recuperare lo zaino. Quel poveretto ha dovuto correre dietro l'autobus per almeno tre fermate. Non riusciva ad arrivare in tempo, come arrivava, l'autobus subito ripartiva. Invece di aiutarlo, molti ragazzi lì vicino alla porta ridevano e lo prendevano in giro. Finché una sagoma vestita completamente di nero si alzò dal suo posto e si mise ad urlare...

"Capo. Ferma." L'autista si fermò.

"porta centrale" quest'ultima si aprì.

La sagoma recuperò lo zaino e lo lanciò fuori. 10 secondi dopo arrivò il ragazzo che si mise le mani sulle ginocchia, piegato in avanti per recuperare fiato.

"possiamo andare" l'autobus riprese a camminare.

Il ragazzo non fece in tempo a sollevare lo sguardo per vedere chi fosse stato ad aiutarlo. Perché l'autobus aveva già ripreso a camminare.

La sagoma prima di ritornare al suo posto, fulminò con lo sguardo i ragazzi che smisero subito di ridere. Poi si allontanò.

Clarke non riusciva a vedere chi fosse anche perché portava un cappuccio sulla testa, ma dalla voce avrebbe giurato fosse una ragazza.

Decise di mettersi lo zaino in mezzo ai piedi così non l'avrebbe dimenticato, anche perché come avrebbe fatto un passo sarebbe di sicuro inciampata.

Sistemato lo zaino, si mise a guardare fuori dal finestrino.

40 minuti dopo l'autobus arrivò davanti scuola. Per fortuna ormai era quasi vuoto, così non doveva farsi largo per scendere. Recuperò lo zaino e si affrettò verso la porta.

Quando scese ad aspettarla c'era Finn.

"ciao possiamo parlare?"

"non abbiamo niente da dirci" rispose mentre si dirigeva verso l'entrata della scuola.

"Clarke ti prego. Ho sbagliato lo so. Mi dispiace. Perdonami."

"perdonarti? Non so se ci riesco."

"ma io ti amo"

"tsk, mi ami? Certo come no. Se mi ami, mi spieghi perché ti sei baciato un'altra? Hai sbagliato? Cos'è non ci vedi bene? Poverino era notte e ti sei sbagliato, ti sei confuso. Quella ti sembravo io, tanto com'è che dite voi maschi...a sì voi donne siete tutte uguali"

Clarke riprese a camminare verso l'entrata.

Beh se il buongiorno si vede dal mattino quello di sicuro non lo era, ma come diavolo poteva pensare quell'idiota, dopo quello che ha fatto, che potessi ancora fidarmi di lui?

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