Diciannove

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"Che mi dici di tutti i vissero
per sempre felici e contenti
andati in pezzi?
Che mi dici di tutti i piani
trasformati in disastri?
Che mi dici dell'amore?
Che mi dici della fiducia?
Che mi dici di noi?"
-Pink, What About Us-

Ryan

Syria non si accorge di me che marcio deciso verso di lei, sta per richiudere la porta quando ci piazzo un braccio sopra impedendoglielo e bloccandola.
Sobbalza, poi mi vede e tira un sospiro di sollievo.
"Mi hai fatto prendere un colpo!" si lamenta, portandosi una mano al petto.
" Scusa" mormoro, ipnotizzato dal suo collo.
Mi abituerò mai a vederla con i capelli legati e con tutta quella pelle -contro cui mi addormentavo ogni notte- così in evidenza?
" Cosa c'è?"
Bella domanda.
" Io sono passato per... Io..." mi schiarisco la gola. "Scusa, scusami. Niente" mi volto, pronto a tornarmene da dove sono venuto.
Poi ci ripenso un'altra volta.
Lei mi guarda come se fossi matto.
" Ti ricordi quando mi hai chiesto che cos'è che stavo facendo con Lucy? Con noi? Ora te la faccio io questa domanda. Che diavolo fai con Aiden? Lo so che ti ho detto che avresti dovuto uscirci, ma quel discorso sulla tua anima che sta chiamando la mia allora? Perciò Syria, che fai ancora con lui? Lo capisci quanto mi confondi? Mi dici che mi vuoi e poi ti vedo abbracciata ad un altro, devi decidere, devi..."
" Respira Ryan" mi ammonisce.
E io mi rendo conto di avere l'affanno, ansimo come se avessi corso una maratona. I pensieri hanno cominciato ad affollare la mia testa e sono usciti dalla bocca con la stessa velocità.
Annuisco, lei allunga una mano che va a stringermi il braccio e mi tira dentro, verso il divano.
Quante volte mettendo piede in questa casa ho creduto che sarebbe stata l'ultima? E invece ci torno sempre, torno sempre da lei: quando dico che non voglio, quando non posso, quando sono incazzato, quando sono agitato. Mi ritrovo sempre qui. Syria è la calamita che mi condanna a restare ancorato a questo posto, a lei stessa.
" Mi spii adesso?" commenta infastidita.
" Vi ho visti per caso" mento.
Facciamo che è una mezza verità? In fin dei conti non volevo controllarla, solo vederla.
" Se hai qualcosa da nascondere, non farla alla luce del sole no?" continuo.
" Vuoi darmi qualche consiglio tu? È così che fai con quella ragazza, te la porti in un posto dove non possono vedervi e..."
" Io non faccio un bel niente con nessuno!" la interrompo, stanco di ripeterlo.
" Be' nemmeno io, stupido che non sei altro! E anche se fosse poi? Hai visto solo un abbraccio Ryan, non gli sono saltata addosso"
" Certo, tu abbracci tutti. Abbracci Jax, abbracci Jordan, abbracci quel Kevin, abbracci Aiden, abbracci me, abbracci mezza popolazione maschile di questa città!"
Me lo sono lasciato sfuggire davvero?
Dio quanto sto diventando patetico.
Intanto l'espressione di Syria si trasforma da indignata a soddisfatta.
Incrocia con fare teatrale le braccia al petto, e mi guarda con un sopracciglio inarcato.
" Mi fa piacere che tu te la stia godendo"
" Si, per una volta è proprio così" ammette.
Faccio per alzarmi, i suoi occhi mi inchiodano al divano.
" Oh ti prego, sei geloso, è evidente ed è normale. Non nascondermelo, almeno dammi questo. Dammi qualcosa, dammi qualcosa che mi confermi che ho fatto bene a troncare qualunque cosa stesse nascendo con Aiden oltre l'amicizia"
Cosa?
Le chiedo in silenzio di confermarmi ciò che ha detto, di confermarmi se ho sentito bene.
" Mi dava tante attenzioni sai? Era bravo in questo, e io di attenzioni non ne ricevevo da troppo tempo. Mi piaceva l'idea che un uomo tornasse a darmele... però non le voglio da uno qualunque. Ho chiuso subito per non ferirlo o prenderlo in giro" mi spiega. "Pensavi che tenessi il piede in due scarpe?"
" No, pensavo che magari quando stavamo insieme e sentivi quello che ci lega, era davvero me che volevi. Ma poi appena mi allontanavo e restavi da sola, ti ricordavi dei casini che mi porto dietro e capivi che avresti preferito uno più facile da gestire"
Scuote la testa, come se avessi detto qualcosa di assurdo.
" Andiamo Syria, come puoi non vedere quanto sono incasinato in questo momento? Io ci sto provando a guarirmi ma non ce l'ho la garanzia di riuscirci. Lo sai quante notti continuo a svegliarmi per colpa degli incubi? La mia testa è il caos, non ti fa paura la possibilità di avere uno del genere accanto a tempo indeterminato? Com'è possibile che non ti faccia paura?" insisto.
" Non lo so! Non è che pensi esattamente a questo quando penso a te. Certo, odio vederti soffrire ma odio quello che stai passando più per te che per me, lo capisci? Non ti vedo come il ragazzo distrutto che va in cura dallo psicologo, tu sei Ryan e basta per me"
" No, non sono più Ryan e basta" mormoro amareggiato.
E quasi quasi quanto vorrei tornarci certe volte a essere quel Ryan e basta. Quello che vede o vuole vedere lei.
Mi guarderebbe comunque in questo modo, in ogni caso? Come il Ryan che ha conosciuto? Qualunque cosa accada, qualunque cosa abbia fatto? Sul serio?
Non può essere così.
Sta scuotendo ancora la testa, so che lo fa quando non sopporta le cose che mi escono di bocca. Quando crede che stia sparando una marea di cazzate.
" Vuoi che te lo dimostri? Vuoi che ti dimostri che non potrei mai restare il Ryan che conosci qualsiasi cosa succeda? Ok, ti faccio l'esempio più stupido che possa esistere: se scoprissi che ho fatto del male ad una persona, o anche a più persone, come potrei essere per te ancora Ryan e basta? Come potresti non vederla quella parte oscura di me? Che mi dici ora, eh?"
Mi scruta con gli occhi sbarrati e una smorfia sulle labbra, neanche avessi confessato un omicidio.
Ho paura che uno sguardo molto simile, un giorno mentre mi guarda, possa averlo davvero.

Syria

Già, che gli dico ora?
Non lo seguo più, non capisco dove vuole arrivare, non capisco che spera di ottenere, non capisco perchè stiamo ancora qui a discutere, andando verso il nulla piuttosto che imboccare una strada che ci porti da qualche parte.
E tu che mi dici di tutto quello che rischiamo di gettare al vento, eh Ryan?
Ah già, non possiamo andare da nessuna parte ora, non finchè il suo psicologo non gli da il permesso.
Dire che le ultime parole che gli escono di bocca mi lasciano sopresa, è dire poco. Lo guardo stralunata per un attimo, poi scoppio a ridere, una di quelle false risate dettate dal nervosismo.
" Che razza di esempio eh? Tu che fai del male a qualcuno, ma che cazzo stai dicendo?"
Vuoi confondermi, vuoi allontanarmi? O stai cercando di suggerirmi qualcosa?
" Già, non lo diresti mai eh?" replica sardonico.
Che gli prende? Che accidenti gli prende?
E poi perchè ce ne stiamo ai lati opposti del divano? Questo discorso non si può portare avanti così. Se io stessi affrontando un argomento che mi fa soffrire, vorrei le sue braccia addosso che mi infondano sicurezza. Deve essere così anche per lui no? È una caratteristica di noi esseri umani, voler sentire che non siamo soli mentre parliamo di qualcosa che ci fa sentire soli eccome.
Basterebbe una stretta di mano, una carezza, un piccolo contatto, ma siccome sono io -e sono stanca di fare l'adulta e di restare distaccata- balzo a cavalcioni su di lui, che trattiene il respiro appena si ritrova il mio viso e le mie mani sul suo.
" Che ti è successo laggiù Ryan? Io ti ho confidato dell'incidente alla spalla, ora tocca a te. Hanno provato a farti del male e hai dovuto difenderti? È questo?"
Non gli ho mai chiesto se gli hanno fatto del male, se l'hanno ferito, se ha rischiato la vita. Dopotutto non voglio nemmeno saperlo, dubito saprei sopportarlo.
" No, non ne hai idea, ti prego non portarmi in quel posto anche tu" mi implora, serrando le palpebre per non sostenere il mio sguardo che cerca di scavargli dentro.
Me lo chiede con un tono talmente disperato che smetto subito di insistere.
Quindi si sono inveriti i ruoli, ora è lui che nasconde il suo passato a me.
Ehi, sei ancora tu karma?
" Non sei in quel posto, sei qui con me ok? Mi senti?" bisbiglio, sfregando i pollici sulle sue guance, fra la barba folta. Mi concentro su quel movimento, e finisco per restarne ipnotizzata.
" Syria?"
" Mmh? Scusa. Mi piace come ti sta quando è più lunga" gli confido.
" E a me piace quando ti leghi i capelli" replica, accarezzandomi quelli e poi il collo.
" Ti mancano?" gli domando, indicando la ciocca che ha fra le dita.
Capisce che mi riferisco alle trecce.
Annuisce. "Non puoi neanche immaginare quanto"
E a me viene voglia di correre subito da un parrucchiere per rifarmele, soltanto per vedere che espressione gli si dipingerebbe in volto rivedendomele addosso.
In quel caso me lo regaleresti un sorriso, uno di quelli che mi toglievano il fiato, uno di quelli che non ti ho più visto fare? Scommetto di si.
Forse un giorno.

L'Altra Metà Della Mia Anima Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora