Quarantasette

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Jordan

È da quando sono tornato dall'ospedale che sono scontroso e di malumore.
Il mio viso è perennemente corrucciato. Le mie risposte si sono ridotte a sporadici monosillabi. Per quanto riguarda qualsiasi tipo di interazione sociale, non ne parliamo neanche.
Sono praticamente pari a zero se non contiamo Syria.
E ormai da quell'ospedale ci sono uscito da una settimana.
In tutto questo tempo papà non ha fatto che tenermi d'occhio e farmi compagnia sul divano, davanti a inutili programmi tv.
Ryan si è limitato a chiedermi ogni due per tre se avessi bisogno di qualcosa, e a scompigliarmi i capelli ogni santa volta che mi passava vicino, come se avessi due anni.
Suppongo che entrambi pensino che sia giù di morale a causa dell'incidente, del lavoro e del fatto che mi è toccato stare per qualche giorno a riposo.
Non potrebbero essere più lontani dalla verità.
Syria ovviamente, non può fare a meno di distinguersi da qualsiasi altro essere vivente su questa terra, e non appena viene a trovarmi, nonostante la mia faccia dica chiaramente che non ho voglia di parlare, inizia a farmi il terzo grado.
Non le importa se papà e Ryan l'hanno avvertita di non stressarmi troppo, non le importa di darmi fastidio -lei comunque non potrebbe darmene mai.
Stranamente però, invece di incazzarmi, le sono grato.
Perché ho proprio bisogno di sfogarmi.
" Ancora questo muso lungo Jordan? Direi che il trauma l'hai superato da un po' no?"
" Superato, si" borbotto, sviando il suo sguardo.
" Quindi il problema riguarda Miky presumo"
Presumi bene.
Ormai tutta la mia famiglia ha avuto modo di conoscere quella ragazza quando è venuta a trovarmi in ospedale. L'ho presentata come una mia amica, ma dubito che qualcuno ci abbia creduto.
Il punto è che non so neppure io cos'è che siamo. E se non la sento da ben otto giorni, probabilmente nemmeno amici.
" Vedo che non ti perdi in chiacchiere inutili eh? Dritta al punto"
" Su, confidati con me, che succede?" insiste, prendendomi una mano fra le sue.
" Piacerebbe tanto anche a me sapere che succede, sai? Miky è sparita. Dio, questa donna mi sta facendo impazzire. Forse se l'avessimo fermata subito questa storia, a quest'ora staremmo già meglio. Ma dopo che in ospedale abbiamo superato il limite..."
" Avete fatto sesso in ospedale?" urla, un po' sconvolta e un po' divertita.
Fortuna che Ryan e papà non sono in casa.
" Io non l'ho detto questo" ribatto.
" Be' ma il fatto che avete superato il limite non può significare altro che questo perciò... oh Jordan, sei diventato così intraprendente, sono tanto fiera di te!" esclama entusiasta, neanche fossi suo figlio e mi fossi laureato con il massimo dei voti.
" Syria, ti prego, è imbarazzante"
" Ok, ok. Scusa. Continua"
" Dopo quello che abbiamo condiviso, dopo che mi ha illuso che avrebbe fatto una pazzia per me... Ero così felice. Ci ho creduto che avrebbe lasciato Logan. Ma il peggio sai qual'è? Che se da un lato sono incazzato all'idea che mi abbia preso in giro ancora, dall'altro ho paura. Temo che ci abbia provato sul serio a fare questa pazzia e che non sia finita bene. Di Logan non mi fido affatto. Però non ho motivi neppure per fidarmi di lei, capisci? Non so che fare. Non so neanche se dovrei fare qualcosa"
" Che vuol dire di preciso che non ti fidi del suo ragazzo?"
Scrollo le spalle.
" Lei un po' lo teme. Ma insomma, per quanto non mi piaccia, cosa mai potrebbe farle?"
Syria inarca un sopracciglio e incrocia le braccia.
" Da quello che sento nei telegiornali, c'è l'imbarazzo della scelta" sentenzia sardonica.
" Ti prego non dirmi così. Adesso sono spaventato a morte" mi lamento.
Il suo braccio si affretta a confortarmi, stringendosi attorno alla mia vita.
" Su, è ancora presto per pensare al peggio. Parliamo pur sempre di qualche giorno, non è che non hai sue notizie da mesi" tenta di rimediare.
Senza alcun successo.
La preoccupazione ormai ha preso dimora nel mio stomaco. La immagino come un gigantesco gatto persiano che si accuccia sul mio intestino.
" Provo a chiamarla" decido di getto.
Al diavolo se mi ero ripromesso di non fare il primo passo.
Compongo in fretta il suo numero.
È staccato.
" Merda. Lo ha spento. Secondo te che vuol dire?"
" Jordan, davvero, sta calmo, non ti sei ancora ripreso del tutto, devi pensare per prima cosa a te stesso. Mi dispiace averti fatto agitare"
" Tu penseresti per prima cosa a te stessa se si trattasse di Ryan?" replico, mettendola alle strette.
" Oh. Sei già a quel punto?"
" Mi rendo conto che è presto per dire che la amo. E infatti non lo dirò. Però mi piace, tanto. E qualche sentimento dentro di me deve esserci per forza se è da una settimana che il non sentirla mi tormenta. Ho paura Syria. Ho paura che le sia capitato qualcosa, ho paura che abbia scelto di restare con lui, ho paura che mi abbia preso in giro per l'ennesima volta, ho paura che la Miky che mi piace non sia quella vera, ho paura di restare da solo e di soffrire più di prima. Desidero da sempre quello che ho avuto con lei, e adesso perderlo sarebbe peggio che non averlo avuto mai"
" Oh Jordan. Tu non ti meriti tutto questo" mormora soltanto, mentre mi stringe in un abbraccio che profuma di vaniglia.
Lei mi capisce, lo so. Perchè ha avuto Ryan, l'ha perso, l'ha ritrovato, forse l'ha perso di nuovo. Ha vissuto ben di peggio, ne sono consapevole, ma nessuno meglio di lei può capire le mie paure.
Ho un deja-vù. In questo momento mi sento come quando l'ho conosciuta: questa ragazza spuntata fuori dal nulla che condivideva con me più di quanto avessi mai condiviso con chiunque altro. È ancora così.
Syria sarebbe la mia anima gemella perfetta. Spesso mi sono chiesto perchè non ci siamo innamorati l'una dell'altro mentre imparavamo a conoscerci sempre meglio, perchè lei non si sia infatuata di me piuttosto che di mio fratello. Ma del resto nemmeno io l'ho mai amata in quel modo. La amo come se fosse un altro pezzo della mia famiglia e non come se fosse un pezzo della mia anima.
Syria non è mai stata destinata a me. È questa la verità. Quella ragazza è destinata ad appartenere a Ryan, a lui e a lui soltanto.
Vorrei tanto sapere se anch'io, in questa vita, sono destinato ad appartenere a qualcuno un giorno.

Miky

Dieci giorni.
Sono dieci giorni che non esco di casa, che Logan mi chiude da una stanza all'altra, trascinandomi con forza e come se fossi un bambino capriccioso.
Ho provato a far finta di star male. Di aver bisogno di un medico.
Non mi ha creduta.
L'ho ignorato per giorni trasformandomi in una statua di sale.
Non gli è importato.
Ho provato perfino con lo sciopero della fame.
I crampi allo stomaco mi hanno fatta cedere davanti ad un semplice panino con il prosciutto, che Logan aveva lasciato in camera.
Ci sono momenti in cui non faccio che piangere.
Ci sono momenti in cui non faccio che dormire.
Ci sono momenti in cui urlo e scalcio fra le braccia dell'uomo che stavo per sposare, sperando per una volta di averla vinta, ma perdendo costantemente.
Ci sono momenti in cui distruggo tutto quello che ho intorno per vedere la sua reazione. Ho già ricevuto tre schiaffi.
E poi ci sono i Jordan-momenti. Quelli in cui chiudo gli occhi e ricordo noi due insieme. Sono dei bei momenti quelli. Ben presto però, sfumano in qualcosa di molto peggio quando penso a lui che forse mi odia, perchè crede l'abbia preso in giro ancora.
Quelli sono anche i momenti in cui mi spremo le meningi fino a farmi scoppiare la testa nella speranza che mi venga un'idea, una sola stupida idea per uscire di qui.

L'ho trovata.
Due giorni dopo, quell'idea l'ho trovata. È folle.
Ma non ho altro modo.
Nessuno verrà a cercarmi qui di sua iniziativa, e io non posso chiamare nessuno.
Devo fare in modo che qualcuno entri in questa casa.
Aspetto uno di quei pomeriggi in cui Logan mi chiude in cucina, sperando che gli prepari da mangiare.
Aspetto che arrivi la sera, aspetto di sentirlo rientrare, di sentire la porta di casa chiudersi, così che almeno lui possa chiamare aiuto.
Prendo l'accendino che ho preparato sul tavolo.
Mi faccio il segno della croce.
E poi do fuoco alla stanza.

L'Altra Metà Della Mia Anima Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora