"Adesso stiamo lentamente
cadendo a pezzi
Ogni promessa non mantenuta
corrisponde ad un cuore spezzato
Questo è amore
come l'amore che facevamo?"
-Jack Savoretti,
When We Were Lovers-Syria
Aspettava paziente che raccogliessi le idee, che formulassi una risposta.
Ma non era trovare le parole il problema.
Dovevo raccontargli quello che era successo?
No, non gli dovevo nulla.
Ma volevo farlo?
Una parte di me voleva, si. Voleva perchè aveva imparato che le storie del mio passato, erano destinate a saltare fuori sempre nel momento e nel luogo e nel modo peggiore.
L'aver scoperto che praticavo boxe a livello agonistico grazie a quel dannato borsone pieno di soldi, l'aver saputo che combattevo nei sotterranei della palestra di Jax solo quando ero finita al pronto soccorso.
Era meglio togliersi il cerotto con uno strappo netto, era meglio che lo sapesse da me e ora che non eravamo niente, piuttosto che in un futuro quando magari, chissà, saremmo tornati ad essere di più.
Probabilmente una volta venuto a conoscenza dei fatti, si sarebbe rimangiato quello che aveva detto a proposito di quanto fossi cresciuta.
Mi rivedrà come la ragazzina ingenua e immatura che ha rischiato la vita in quella palestra un anno fa, vero?
Non è pronto per capire questa parte di me, ancora non è pronto, sono sicura che non lo sarà mai e tutto questo lo odio.
Ognuno ha le sue ragioni per fare ciò che fa, per prendere le decisioni che prende.
Peccato che Ryan questo non riesca a comprenderlo, e sostituisca le mie ragioni con una bella serie di etichette con su scritto 'troppo immatura', 'bambina', 'spericolata'.
" Syria? Che problema c'è?"
" Non mi sono fatta male durante una gara. Be' la seconda volta si, quando ho dato sia al braccio che alla spalla il colpo di grazia"
Si sta sforzando di capire, lo vedo dalle sopracciglia aggrottate e dal suo scrutarmi pensieroso.
Prendo un respiro profondo e butto fuori tutto.
" Hanno cercato di rompermelo di proposito il braccio. Una notte mi sono ritrovata due uomini in casa che mi minacciavano, volevano che mi ritirassi dal campionato, che non combattessi la gara successiva. Rompermi il braccio era il loro avvertimento, o un modo per assicurarsi che se anche avessi partecipato, avrei avuto ben poche possibilità di vincere. Ho avuto un paio di settimane per riprendermi, e poi quella gara l'ho combattuta lo stesso. Ho sforzato troppo il mio corpo ovviamente, ho finito per aggravare la situazione. Non che non lo avessi previsto"
Alla fine della mia confessione inspiro nuova aria pulita, ho parlato velocemente, senza respirare e senza guardare Ryan negli occhi. Ora mi costringo a farlo.
Le sue pupille sono grandi il doppio, ha le palpebre spalancate e la sua fronte si è riempita di rughe.
E quell'espressione mi ricorda tanto una di quelle che gli vedevo sul viso ogni singola volta che scopriva un segreto su di me.
" Mio Dio" mormora, scuotendo la testa. "Eri sola in casa?"
" Si, ma dopo quella notte Kevin si è praticamente trasferito da me"
Sobbalza involontariamente al nome di Kevin, è chiaro che si sta chiedendo cosa possa essere successo in tutti quei giorni fra me e lui, mentre vivevamo e dormivamo così a stretto contatto.
" Perchè sembra che continuino a capitare tutte a te?" bisbiglia incredulo.
Rido. "Forse un po' è così. Ma posso assicurarti che nel mondo dello sport questa cosa non capita affatto di rado. Sai quanta gente è accecata dalla fama, accecata dall'idea di poter vincere una stupida medaglia d'oro? Accecata a tal punto da pagare uomini per far del male ai loro avversari? Troppa"
Quella gente è il veleno di questo mondo di cui faccio -o facevo- parte.
Verrebbe da chiedersi perché non allontanarsene allora.
Purtroppo ho imparato che di veleno, almeno un po' ne esiste in qualsiasi realtà.
La fronte di Ryan finalmente si distende, sembra riacquistare lucidità.
Un pensiero si fa spazio fra tutti quelli che ha assimilato, fra tutte le cose che vorrebbe dirmi e le domande che vorrebbe farmi.
" Ti hanno minacciata, ti hanno aggredita, ti hanno detto di non andare a quella dannata gara, e tu sei andata lo stesso? Hai messo in pericolo la tua vita per questo? Sei la solita cazzo di incosciente Syria!" esplode, cogliendomi di sorpresa.
Lo sapevo.
Lo sapevo che avrebbe reagito in una maniera molto simile a questa, lo sapevo che non si sarebbe fermato a riflettere sulle mie ragioni, ma parlarmi così... è troppo.
" Tanto non è più un problema tuo, no?" sibilo velenosa in risposta.Ryan
Non è più un problema mio? È la verità?
Perchè d'ora in poi conterà per sempre soltanto il fatto che l'ho lasciata, che non stiamo più insieme?
Non conta quanto l'ho amata? Perché l'ho amata così tanto che se dovesse accaderle qualcosa di terribile da qui a cinquant'anni, con o senza me accanto, sento che morirei lo stesso.
E quello che ci siamo detti fino a poco fa allora? Per poco non ci siamo baciati.
" Certo che no, non è più un problema mio, è così evidente che non me ne frega più niente di te, eh? Santo cielo Syria! Tu lasci che le persone si innamorino di te e poi non ti impegni nemmeno un po' per salvaguardare la loro salute mentale, le leghi al tuo cuore e alla tua anima con un nodo talmente stretto da essere indistruttibile, e poi non ti importa se cadendo le farai precipitare giù con te!"
" E questo che accidenti vorrebbe dire? Sei assurdo, possibile che la mia vita dovesse continuare a ruotare intorno a te anche quando non c'eri, quando non c'eri per tua scelta? É questo che stai dicendo? E comunque devo ricordarti che tu sei partito per un posto da dove tornano più uomini morti che vivi?"
Continua a lanciarmi colpi davvero bassi senza rendersene conto.
Ma non avevamo trovato un attimo di pace noi due, una sorta di equilibrio, anche se precario?
" Ma si, rinfacciami pure questa cosa. Ricominciamo pure a rinfacciarci i nostri errori, a urlarci contro. Calpestiamo ancora un po' il cuore dell'altro. Non l'avremo mai un attimo di pace io e te. E per la cronaca, io ne avrò anche fatto uno enorme di sbaglio, ma tu ne hai fatti troppi. Quando penso che potrei riaverti tu mi confermi che ho fatto bene a lasciarti! Hai giocato con la tua vita come se fosse una partita a monopoli! Io non la posso amare quella ragazza!"
" Allora ama questa!" urla, sopra il rumore di un tuono.
Poi crolla su se stessa, stanca.
" Smettila di vedere i miei errori, smettila di vedere la ragazza di due anni fa, smettila di guardare solo in superficie. Le gare nella palestra di Jax? Ok, posso accettare che tu le concepisca come una cazzata, che ti sia arrabbiato perchè non te l'ho detto. Immagino quanto faccia schifo trovare la persona che ami in un letto d'ospedale. Però stavolta... stavolta no, stavolta avevo delle ragioni. Se mi fossi nascosta non sarei stata io, se l'avessi data vinta a quegli uomini e a chi c'era dietro non sarei stata io. Ho fatto quello che da anni il mondo ci raccomanda di fare sempre! Ribellarsi, ribellarsi quando ci minacciano, ribellarsi quando ci picchiano, ribellarsi sempre e comunque e non restare in silenzio. É quello che ho fatto io, non sono rimasta in silenzio, e io urlo così. Non gliel'avrei mai data vinta. E salita su quel ring ho vinto io a prescindere dalla medaglia o meno, a prescindere da chi ha alzato la coppa"
Così determinata, così coraggiosa, così forte, così fiera, così bella.
Una donna da ammirare vero?
Ma come posso ammirare qualcosa che potrebbe anche portarmela via?
Si, il mondo ci dice di ribellarci sempre e comunque, ma il mondo non ci ama.
" Non saremo mai sulla stessa lunghezza d'onda" sospiro.
" No, finchè tu non ci provi nemmeno a capirmi, sicuramente no. Sai cos'è che ci frega Ryan? La paura. Se quel giorno fossi rimasta a casa per paura di cos'altro avrebbero potuto farmi, di paura ne avrei avuto anche nei giorni successivi. Mi ci sarei crogiolata nella paura. Mi conosco. O mi rialzavo subito o avrei potuto non farlo più"
" Mi stai sbattendo in faccia il mio problema?"
" No"
Sembrava di sì.
Come se non lo sapessi quanto ti può fregare quella bastarda.
Su una cosa ha ragione del resto: se ti fai fermare dalla paura una volta, sei rovinato.
E l'ho provato sulla mia pelle.
" Volevo guarire. Volevo guarire per te" confesso "Ma poi ogni volta che litighiamo e ci facciamo a pezzi, mi sembra sempre più impossibile riavere quello che avevamo"
La mia ammissione pare ridarle energia. Si allunga di nuovo, e di nuovo il mio viso finisce nella presa salda delle sue mani.
" 'Riavere', Ryan? Tutto quello che avevamo non se ne è mai andato. Non la senti la tua anima che chiama la mia? Non la senti implorarti di ridarle la sua metà?"
Scuoto la testa, non sono sicuro a cosa sto dicendo di no però.
Al suo volto che continua ad avvicinarsi fino a che il suo naso non sfiora il mio? Ai suoi pollici che sfregano sulle mie guance e per poco non mi mandano in estasi?
Alle sue domande?
Mentirei se dicessi di no a quelle. Perchè la sento eccome la mia anima -o meglio, quello che ne è rimasto- implorarmi di ridarle la sua metà.
Magari neanche guarirò mai senza riparare quella.
Non sono neppure più del tutto sicuro di dover aspettare di riparare il resto prima di riparare lei.
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L'Altra Metà Della Mia Anima
ChickLit#2 { Volume 2 } { SEQUEL DI "MI ACCAREZZI L'ANIMA" } Non importa quanto tempo sia passato. I sentimenti che per un anno hanno legato Syria e Ryan, non sono morti. Hanno provato a seppellirli, a ignorarli, a trasformarli in qualcosa di meno travo...