Venticinque

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Ryan

Il dottor Allen mi sta parlando.
Sono arrivato al suo studio da un quarto d'ora, gli ho raccontato delle mie ultime giornate -omettendo parecchie informazioni- e poi ho lasciato che traesse le sue conclusioni come fa di solito.
Chissà se si è accorto che non lo sto ascoltando neanche, che la mia testa oggi è proprio da tutt'altra parte.
Provo a risintonizzarmi sul pianeta terra, e capto strane parole che riguardano un tacchino farcito che stava cucinando e che ha finito per bruciare.
Un tacchino?
Come ci siamo arrivati a parlare di un tacchino?
" Ma che sta dicendo?" lo interrompo, perplesso.
" Ah, sei tornato fra noi vedo!" replica, con fare teatrale.
Be', mi sa che se ne è accorto eccome che non lo stavo più seguendo.
Abbasso gli occhi sul pavimento, e mi sento tanto Kira quando viene scoperta mentre fruga nella dispensa in cerca di una dose extra di cibo.
" Mi dispiace, mi sono distratto"
Che è più o meno ciò che ripeto da due giorni in ospedale.
Santo cielo Syria, solo tu sei capace di darmi il tormento così.
Anche quando non ci sei. Anche se ti evito.
Anche quando non ti ho vista per giorni, settimane, mesi.
" Ryan, se hai altri problemi da affrontare, esponili pure, solo in questa maniera possiamo risolverli, sono qui per questo. Anzi, tu sei qui per questo"
Annuisco un paio di volte, poi mi decido a sputare fuori tutto.
" Non ho seguito le regole. Non le sono stato lontano"
Il dottor Allen stringe le labbra e si porta una mano fra i capelli. Sta riflettendo.
" Stiamo parlando della tua ex ragazza immagino. Syria?"
" Si, Syria. Ci ho provato a non passare il limite, sa? Se lei la conoscesse capirebbe, è un piccolo diavoletto tentatore quella ragazza"
E io amo parlare di lei, con chiunque, complimenti o meno che siano, malgrado poi mi senta uno stupido per quel sorriso che sento aleggiare sul mio volto.
Ed è proprio quello che sta guardando adesso il mio psicologo.
" Forse ho sottovalutato quanto tu sia legato a lei. Passare il limite hai detto?"
" La notte del temporale. Lei vive da sola, non sopportavo di saperla senza nessuno accanto, se avesse avuto bisogno di qualcosa? Sono corso da lei e quella notte abbiamo dormito insieme. Nello stesso letto, abbracciati. Come facevamo una volta. Non è successo quello che crede ma qualcosa è successo. Vuole anche i dettagli?"
" No Ryan, non mi servono, hai già detto tutto quello che mi serviva sapere" mormora sovrappensiero, accarezzandosi una guancia.
Mi fa paura quando lo fa. È evidente che sta pensando alla prossima mossa con cui avanzare, e io temo che da quella testa possa uscire qualsiasi cosa, anche l'idea più assurda e strampalata.
" Le hai mai accennato nulla di ciò che stai passando? Le hai rivelato qual è questo problema che ti ha spinto a starle lontano?"
" Dio no, non ce la faccio, la sola idea di dirlo a lei..."
Se quella notte sono stato tentato di farlo è perchè Syria aveva circuito i miei sensi, non ero lucido, non avevo il pieno controllo delle mie facoltà, e come ha detto lei stessa, il buio non è fatto per usare la testa.
" Visto quello che condividete, allora credo sia esattamente da lei che dovresti cominciare" replica serio, sembra quasi che mi stia impartendo un ordine.
" Mi sentirei un ipocrita, lo diventerei anche ai suoi occhi" mormoro con la voce rotta, mi spaventa il solo immaginare la sua reazione.
" Anche ammettendo che tu abbia la certezza che sia successo qualcosa nei tuoi primi anni di vita, ti faccio notare che eri soltanto un bambino!" esplode, con una rabbia e un impeto che non ha mai usato con me.
Che sono abbastanza sicuro non dovrebbe utilizzare con nessuno dei suoi pazienti.
" Scusami" sospira, cercando di sondare la mia reazione.
" Che le prende?"
" Sei un gran bravo ragazzo Ryan. Non sopporto di vederti assumere colpe che non hai. Lo capisco cosa provi, davvero, ma so anche che è sbagliato e che hai torto"
Scuoto la testa e mi lascio scappare una mezza risata.
Sa? Lui sa? Come potrebbe mai sapere qualcosa che non ha vissuto, che conosce a malapena attraverso le mie parole stentate?
" Scusa di nuovo. Con te esco fuori dagli schemi"
" Si, me ne ero accorto"
Il dottor Allen ignora la mia risposta sarcastica e si sporge dalla sua sedia per venirmi più vicino.
" Parlale. Prima o poi dovrai farlo visto che non vuoi lasciarla andare, e se lo fai adesso, se lo fai adesso e lei ti capisce... forse questo potrebbe aiutarti. Forse se continuerà a guardarti con gli stessi occhi di sempre, questo potrebbe aiutarti"
" Il modo in cui mi guarderà potrebbe aiutarmi, o potrebbe distruggermi"
" Non puoi neanche camminare in bilico per sempre però" osserva.
Lo odio quando se ne esce fuori con frasi del genere.
Frasi che si insinuano nel mio cervello e mi mostrano la realtà dei fatti da un'altra prospettiva.
Sarà quella giusta?
Ha ragione, non posso neanche camminare per sempre in bilico. Syria non resterà ancora a lungo ad aspettare che cada da una parte o dall'altra.
" Le parlerò"
E probabilmente è la decisione più difficile che abbia mai preso.

Syria

L'ultima ragazza con cui ho lavorato oggi se ne va e io mi lascio cadere con poca grazia sul tappetino.
" Cos'è quel faccino triste tesoro?"
Sobbalzo.
Jax entra nella mia saletta e viene a stendersi accanto a me.
" Jax, sul serio, non starmi addosso. Lo odio" sbotto.
Se ci resta male non lo da a vedere.
" Ma non ero io lo stronzo una volta?"
" Touché" e almeno mi strappa un sorriso.
" Sei infelice qui. Ti ho offerto questo lavoro per aiutarti a stare meglio, se ti fa l'effetto contrario non avresti dovuto accettare"
Mi metto seduta e lo tiro su con me, poi lo prendo per le spalle reclamando tutta la sua attenzione.
" Te lo ripeterò per l'ultima volta: non sei responsabile della mia vita! Se sono felice o se sono triste non dipende da te, e neanche quell'incidente é dipeso da te! Non prenderti responsabilità che non ti appartengono"
" Lo faccio perché ti voglio bene Syria. Ti voglio bene ok? Non ci sono molte persone nella mia vita a cui possa dirlo, non ci sono molte persone di cui voglia prendermi cura"
Non so fare altro che annuire. Non ho il cuore di ricordargli che non voglio niente del genere né da lui né da nessuno visto che ho imparato a prendermi cura di me stessa già da tempo.
Be' da nessuno tranne che da Ryan, ma lui non conta, da lui accetto qualsiasi cosa per il semplice fatto che è il mio Piccolo Re.
" Quindi è colpa del lavoro o c'entra il principino in camice bianco?"
Gli do una gomitata per il nomignolo che gli ha affibbiato.
" Di entrambi. Ma non è che il lavoro non mi piaccia, è che non mi basta. Sei stato fin troppo buono a lasciarmi la maggior parte delle tue lezioni di boxe, ma ogni volta che le faccio mi sento dalla parte sbagliata"
" Sei dalla parte sbagliata. Tu sei fatta per quel mondo tesoro"
" Non so se ci tornerò in quel mondo. Non voglio trasferirmi ancora in Italia Jax... amo la mia terra ma a parte Kevin non ho nessuno. Qui ci sei tu, c'è Jordan, c'è Ryan... comunque vada a finire con lui, voi siete le persone più importanti che ho"
Oggi vomito arcobaleni e unicorni anch'io a quanto pare.
" Lo sai che puoi provare a ricominciare a Denver, sei giovane"
" E se non potessi? Che altra scelta mi resterebbe?"
Continuo a porre quella domanda nella speranza che qualcuno abbia la risposta.
" Sarà anche un po' presuntuoso da parte mia ma credo di saperlo. Saresti un ottima allenatrice, potresti seguire ragazzi che gareggiano a livello agonistico. So che non è lo stesso, ma è un modo per restare all'interno di quel mondo. Pensaci ok? Posso aiutarti anche in quel caso"
Prima di andare via schiocco un bacio sulla guancia di Jax, se lo è meritato visto che esco da lì con l'umore più leggero.
Mi piace la sua proposta, mi piace pensare che non sono sola e che lui saprebbe guidarmi.
Non ho certezze, ma sento almeno di avere delle possibilità.

L'Altra Metà Della Mia Anima Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora