Quarantaquattro

4.1K 253 80
                                    

"La testa bloccata
in un circolo vizioso
Sguardo nel vuoto
È come se avessi smesso
di respirare ma ne fossi
assolutamente consapevole"
-Lady Gaga, Million Reasons-

Ryan

In quel limbo che segna il passaggio dal sonno alla veglia, quello dove si fanno i pensieri più strani e la testa produce immagini senza un senso logico, credo di dormire in un forno.
Il mio corpo ha raggiunto un livello di calore che le coperte non mi hanno mai fornito, e le mie mani sono piene di qualcosa che non è il cotone delle lenzuola. Fra le mie dita c'è altra pelle.
A quel punto mi sveglio di botto. Spalanco le palpebre e mi volto per dare un nome alla fonte di calore dietro di me.
Mi domando se non stia dormendo ancora.
Syria.
Che ci fa qui? È davvero qui?
Con la velocità di un treno in corsa, prendo consapevolezza di ciò che ho fatto ieri sera: le ho consegnato le lettere. Le ho consegnato tutte quelle lettere che per giorni in Iraq mi hanno tenuto compagnia e che mai avrei pensato di darle.
E invece ieri sera gliele ho consegnate eccome con la speranza che, se proprio non avesse voluto perdonarmi subito, almeno mi avrebbe lasciato spiegare, almeno mi avrebbe concesso la possibilità di parlarle.
E adesso lei è qui, nella mia stanza, è dentro il mio letto, è stretta a me.
Il mio cuore ha già cominciato la sua folle corsa, la sua maratona tutta personale, mentre io freno quantomeno l'immaginazione prima che cominci a galoppare. Non voglio illudermi, il fatto che mi abbia raggiunto può voler dire molte cose.
D'accordo, forse non poi così tante, ma resta il fatto che siamo in una situazione talmente ingarbugliata da rendere impossibile l'esser certo di qualsiasi deduzione la mia mente possa avanzare.
Mi muovo con lentezza e maledico la finestra semi-chiusa e la poca luce che filtra dalle persiane.
Vorrei osservare meglio la donna che sta dormendo al mio fianco, vorrei guardare questa meraviglia alla luce del sole e non dovermi accontentare di questa penombra, di questa stretta dettata quasi sicuramente dal sonno, del suo profumo che ci ha messo un attimo a riempirmi le narici e stordirmi i sensi.
Incapaci di trattenersi, le mie dita corrono ai suoi capelli. Vorrei immergerci le mani in mezzo senza alcuna delicatezza ma evito per non svegliarla. La sfioro appena.
" Che ci fai qui Syria?" sussurro, solo per sentire il suono della mia voce emozionata.
Una voce che senza lei nei dintorni, sembrava quasi morta, vuota.
I suoi occhi si aprono piano, cogliendomi di sorpresa perchè credevo dormisse, i suoi cristalli bianco-azzurri mi puntano e mi accecano.
" Esaudisco un desiderio, un po' in ritardo forse, ma esaudisco un desiderio" mormora, con la voce impastata dal sonno.
Le rispondo con un'occhiata confusa, magari farnetica.
" Che desiderio?" indago comunque.
" Magari fossi davvero tu la prima cosa che vedrò quando riaprirò gli occhi" cita.
E io ricordo quelle esatte parole, ricordo di averle scritte in un momento di massimo sconforto in una delle lettere.
" Le ho lette. Tutte" precisa.
Le ha lette.
Tutte.
E non è scappata via, al contrario, è venuta a cercarmi.
" Non abbassare lo sguardo quando stiamo parlando. Non farlo con me e non farlo con nessuno" mi ordina, più sveglia di quanto dovrebbe essere considerato che ha alzato le palpebre da soli due minuti.
Le obbedisco e in quell'ordine ci rivedo un pezzo del passato, il suo darmi valore e non permettere che mi sminuissi.
Mi ha capito.
Perchè in questo momento -ora che so di più su me stesso, ora che sa di più sull'uomo che ha amato- faccio fatica a stare in questo letto con lei.
Tornano le paure, torna ciò che non accetto di me stesso, e torna quella tentazione di scappare lontano, ancora.
Però non lo faccio.
E per quanto stupido possa sembrare, questo passo vale come se ne avessi fatti cento.
Sono qui, ho il coraggio di restare, di affrontarla e di ascoltare cos'ha da dire, anche se dovessero essere cose che mi feriranno.
Sono mesi che vado in terapia, e finalmente, dopo che il dottor Allen mi ha ripetuto più volte di  aver visto dei risultati, io quei risultati sento di averli raggiunti davvero.
" Avrei voluto che me le avessi date prima. Avrei voluto che appena mi avessi vista mi fossi corso incontro e mi avessi confessato tutto invece di voltare le spalle e correre a nasconderti"
Le sue parole mi fanno sentire un vigliacco. Anche se so che non le ha dette per ferirmi, che il suo non è un insulto.
" Tu non sai cosa forse ho fatto"
E come potresti, non ho la situazione chiara neppure io.
Syria si schiarisce la voce e cambia posizione.
" Potrei averlo intuito"
" L'hai intuito e invece di allontanarti sei corsa qui da me?"
Stavolta quel pensiero non riesco a trattenerlo, mi sfugge dalle labbra con tutta l'incredulità di cui è circondato. E io vorrei rimangiarmelo, detesto che veda tutta questa insicurezza.
" Certo che sono corsa qui da te. Dopo l'incidente nella palestra di Jax mi hai detto una cosa. Ora la dico io a te. Hai mai ascoltato una parola quando dicevo di amarti? Hai idea di cosa sia davvero l'amore?"
Il mio corpo freme e io sono incapace di controllare perfino quello. Stringo i pugni e mi ritrovo con lei che stringe me. Le sue piccole mani che avvolgono come possono le mie, più grandi.
" Non devi farcela da solo. Non sempre"
Come faccio a non sentirmi solo se nessuno può capirmi? E come potrei essere capito se nessuna delle persone che mi circondano ha passato quello che ho passato io?
Io lo vedo il tuo amore Syria. Vedo quello di Jordan, vedo quello di Lucy, vedo quello di papà, vedo quello di Mich... ma il vostro amore non può colmare tutti i tipi di solitudine.
" Quando ho iniziato ad andare dal dottor Allen era questa la mia cura. Smetterla di appoggiarmi a qualsiasi altra persona -a te in particolare- e affrontare i problemi con le mie forze. Ma lo sapevi già. Lo sapevi perchè ti tenevo a distanza o quantomeno, ci provavo"
" Poi scoppia un temporale, arrivo io, insisto per infilarti le mani nei pantaloni e mando tutto a rotoli" sdrammatizza.
E proprio non so come riesca a strapparmi una risata in questo momento ma è quello che fa.
Dio quanto la amo.
" Non si può dire che tu sappia accettare un no come risposta" replico.
Mi tiro su e mi metto seduto contro la testata del letto, il lenzuolo scivola giù, attorcigliandosi alla mia vita nuda. Registro subito il movimento degli occhi di Syria che vanno a posarsi sul mio petto scoperto.
Resta a fissarmi, imbambolata.
" Syria?" chiamo titubante.
Nonostante l'atmosfera seria quel suo modo di guardarmi dirotta parecchio anche i miei di pensieri.
" Scusa. Scusa ma sei mezzo nudo e sei sempre tu, anzi siamo sempre noi, ed è una notte intera che fremo per te... Non è il momento, me ne rendo conto"
'Una notte intera che fremo per te'
" Non scusarti. Continuo ad amare il tuo non nascondere ciò che ti passa per la testa"
Solleva un angolo della bocca in un microscopico sorriso e poi scuote la testa, come a volersi riprendere.
" Ad ogni modo. Non ce la faccio a lasciarti combattere da solo Ryan. Hai chiesto il mio aiuto in quelle lettere. Sei già arrivato con le tue sole forze fino a qui, ora andiamo insieme. Andiamo insieme d'accordo? Hai sempre avuto una percezione distorta di te stesso. Voglio semplicemente assicurarmi che tu ti veda..."
" Percezione distorta? Qui andiamo ben oltre il non meritare tutto l'amore che mi è stato dato, andiamo oltre le mie insicurezze... tu non hai idea!" mi sfogo.
Non riesco a completare quella frase, devo premere le dita sul volto per non scoppiare a piangere come uno stupido ragazzino.
" E allora parla chiaro Ryan. Parla chiaro altrimenti non posso aiutarti!"
" Ma tu non puoi aiutarmi. È vero, ho implorato il tuo aiuto per mesi in quel posto ma la verità è che tu non puoi aiutarmi, nessuno può. Non puoi cambiare il passato, non puoi cambiare quello che ho fatto, non puoi cambiare chi sono stato"
" Smettila di ripeterlo, chi accidenti sei stato?"
Scoppia anche lei, mi stringe il viso fra le mani e mi costringe a sputare fuori quelle parole che non credo di aver mai detto a voce alta.
Quella verità che non credo di aver mai ammesso neppure a me stesso.
Nella mia testa quella risposta la sto urlando, ma dalla mia bocca esce fuori in un soffio sommesso e appena udibile.
" Un bambino soldato. Ero un bambino soldato"

L'Altra Metà Della Mia Anima Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora