Quindici

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"Oh, lo so che
questo amore è dolore
Ma non possiamo toglierlo
da queste vene
Dicono che l'amore è dolore
Facciamoci del male stasera"
-OneRepublic,
Let's Hurt Tonight-

Syria

La spalla e il braccio erano più o meno completamente guariti.
Dovevo stare attenta a non sforzarli troppo, chiamare subito il medico se avessero ripreso a fare i capricci, tornare in ogni caso in ospedale per un controllo fra un paio di settimane, ma potevo di nuovo usufruire di entrambe le braccia. E non era cosa da poco.
La prima domanda che avevo rivolto al medico, riguardava l'attività fisica.
Dovevo sapere quando avrei potuto riprendere, ero più che stufa di starmene buona e tranquilla: niente corsa, niente ring, niente sacco da prendere a pugni. In quale altro modo avrei scaricato la tensione? Di sicuro oggi sapevo gestirla meglio, ma saperla gestire non era l'equivalente di risolvere il problema.
Avevo bisogno di stancare il mio corpo, avevo bisogno di tornare a immergermi per quanto possibile in quel mondo che era sempre stato la mia salvezza.
Quasi sempre, mi correggo mentalmente, ripensando al coltello finito sul mio fianco e a tutte le reazioni a catena derivate da quell'episodio.
Ad ogni modo, la risposta a quella domanda era stata abbastanza soddisfacente: seppur con moderazione, lo sport sarebbe tornato ad essere parte integrante delle mie giornate. Finalmente una buona notizia.
Di ritorno dall'ospedale, non avevo perso tempo a infilarmi una vecchia tuta e infiltrarmi nel bosco per una corsa leggera.
Dio che bello.
Perchè le cose di cui sei costretto a fare a meno per un po', hanno sempre un sapore migliore quando rientrano nella tua vita?
Come tornare a combattere dopo più di un anno.
Come un gelato dopo giorni di mal di pancia e pasta in bianco.
Come un bacio dopo settimane di litigi con il tuo ragazzo.
Un lampo squarcia il cielo e mi riporta indietro dalle mie fantasie. Senza smettere di correre alzo gli occhi verso le decine di nuvole grigie che si stanno addensando sopra la mia testa.
Fra meno di due minuti scoppierà un bel temporale, e io sono lontana almeno un chilometro dal mio quartiere.
Sul serio? La mia prima ora di attività fisica da mesi e pioverà proprio adesso?
Ok, ok, siamo a Denver, siamo a fine Ottobre, e non c'è assolutamente nulla di strano nel fatto che piova.
Frustrata al massimo mi affretto a imboccare il sentiero che mi riporterà a casa, mentre le gocce d'acqua mi assalgono già, come se non aspettassero altro.
Freddo, freddo, freddo.
I vestiti mi si appiccicano alla pelle -questo non mi farà bene- e la pioggia si fa talmente fitta che fatico a vedere a un palmo dal naso.
A un certo punto scorgo la casetta sull'albero di Ryan e Jordan, e non ci penso due volte a cambiare direzione per raggiungerla. Salgo sulla piattaforma cercando di non scivolare, e poi mi intrufolo dentro.
Peccato che ci sia già qualcuno.
Mmh, o forse no considerato che si tratta di Ryan.
" Io... pensavo fosse vuota. Se vuoi vado via" dico, pur non avendo alcuna intenzione di rimettere il naso fuori.
" Non essere stupida, puoi restare" ribatte facendomi spazio sulla superficie ridotta.
Mi sistemo di fronte a lui a gambe incrociate, le nostre ginocchia si sfiorano comunque.
" Che ci facevi nascosto qui?"
" Devo lavorare su me stesso. Questo posto mi aiuta a farlo" bisbiglia scrollando le spalle.
Ho imparato che fa quel gesto per minimizzare, per cercare di allontanare il discorso e tentare di mascherarlo come una questione di poco conto.
Come potrebbe essere una questione di poco conto se tutta la sua vita sta girando intorno a questo? Se è la ragione per cui soffre? Se, a quanto ho capito, é anche la ragione per cui deve starmi lontano?
" E tu che facevi là fuori?" riprende, prima che possa fare domande su di lui.
" Mi sono concessa una corsa leggera, da oggi posso riprendere ad allenarmi"
" È una bella notizia" dice, e abbozza un sorriso che ricambio.
" Si lo è. Mi sentivo in gabbia a non poter fare nient'altro che camminare. In gabbia nel mio stesso corpo... era una sensazione strana. Fastidiosa"
Non lo so com'è che finisco a confidarmi con Ryan, com'è che continuiamo a porci semplici domande a darci semplici risposte, a parlare con la tranquillità e la calma di un tempo.
Per un bel pezzo, nessuno di noi si rende conto dell'atmosfera che si è creata.
Nascosti in questa casetta, nascosti al mondo, e mentre la pioggia sembra volerci intrappolare fra quattro mura di legno, potremmo benissimo trovarci momentaneamente in un'altra dimensione.
Ci scordiamo dei casini che ci affollano la mente, della maniera in cui dovremmo comportarci, di chi siamo oggi per colpa di chi siamo stati in passato, dell'odio, dell'amore.
Ci lasciamo andare, e i nostri gesti e le nostre parole parlano per noi. A quanto pare, al nostro corpo non serve che la testa ci ricordi che ci siamo amati, che tra noi c'è qualcosa di tangibile che puoi accantonare ma non cancellare.
Credo che se potessi restare qui per sempre e chiudere fuori i tuoi mostri e i mie dilemmi lo farei.
Se questo significasse tornare ad essere semplicemnte Syria e Ryan, semplicemente due ragazzi che provano qualcosa di forte l'uno per l'altra e possono viverselo senza problemi.
Senza altri ragazzi che ci girino intorno o psicologi che ci impongano distanza o stili di vita che ci ricordano quanto siamo diversi.
" Sei... cambiata, sai?" mi dice a un certo punto.
Inarco le sopracciglia pretendendo una spiegazione.
" Sei cresciuta. In un anno sei diventata ancora più donna, e non parlo dell'aspetto fisico. Nelle reazioni, nel distacco che hai imparato a mostrare e mantenere anche quando qualcosa ti tocca nel profondo, nel modo in cui ti guardi intorno, nel modo in cui parli"
" Non ti piaccio più?" chiedo, semi-ironica.
" Non è quello" ribatte, scuotendo la testa, come se avessi detto qualcosa di assurdo.
Poi riconosco il sentimento che vibra nella sua voce.
" Sei malinconico" constato.
Volta il viso e stringe le labbra.
" Magari è perchè piove. Il fatto che siamo qui a parlare come una volta. Non lo so. Ma si, mi sento un po' malinconico se penso a quanto sei cambiata in questi mesi, e che io me lo sono perso. È stupido e patetico e ne sono consapevole, non sono mica un padre rimasto lontano dalla figlia mentre muoveva i suoi primi passi. Solo, una volta mi piaceva l'idea di vederti diventare donna accanto a me"
Adesso sono io che vibro.
Queste rare uscite sono gli unici regali che riceverò da lui al momento, lascio che mi scaldino almeno per un po'.
" Ti piaceva l'idea di vedermi diventare donna, eppure un giorno sei sparito lo stesso"
" Vorrei fosse stato davvero così semplice come lo descrivi tu. Vorrei che bastasse una stupida frase carica di amarezza per centrare il punto. Vorrei non essermi sentito per mesi come se avessi lasciato il mio cuore fra le tue mani"
Non può parlare in questo modo. Non può parlare in questo modo e tenermi a distanza, non può far nascere una tempesta dentro di me, molto simile a quella che c'è là fuori, e poi lavarsene le mani.
Imprigiono le sue guance fra le dita e lo faccio voltare di nuovo.
" Che stai facendo Ryan?"
" Che vuoi dire?"
" Che stai facendo con quella ragazza, Lucy? Che stai facendo lontano da me?"
" Ti prego non starmi così vicina. Sai che non posso. Dio, hai idea di cosa mi stia passando per la testa? Potrei baciarti, assalirti con una velocità tale da non farti rendere conto di nulla finchè non avrai la mia bocca sulla tua, perchè sto impazzendo senza farlo. Ma poi dovrei allontanarti di nuovo. Potrei prendermi soltanto un bacio, un bacio come premio o ricompensa per i passi avanti che ho fatto finora... però non sarebbe giusto per te. Sto cercando di fare la cosa giusta per te Syria. E manterrò la mia posizione a meno che tu quel bacio non lo voglia lo stesso..." mormora alla fine, tremando fra le mie mani.
Non ho mai capito tanto quanto adesso quel modo di dire: 'la carne è debole'.
Ryan è debolissimo in questo momento, e la sua carne tanto quanto la sua anima, ne sono convinta. Fra noi non si è mai trattato solo di attrazione, sono io.
Sono la sua confidente, sono la sua migliore amica, sono la donna che si butterebbe ancora sotto un treno per lui.
E cazzo se vorrei dirgli di si.
Di prendersi quella ricompensa che brama tanto, che forse si merita perfino, anche se sarà breve, anche se poi tornerà tutto come prima.
Ma questo cosa direbbe di me? Che rispetto porterei a me stessa?
Mi scanso, e torno in fretta con la schiena al muro, il massimo della distanza che possiamo permetterci in questo buco.
Sarà più di mezz'ora che piove a dirotto e non ne vuole sapere di smettere. Proprio la circostanza peggiore per restare intrappolati in due metri per due, dopo ciò che è successo.
Sta scorrendo tanta di quell'elettricità tra i nostri corpi, che temo possa mandare a fuoco la casetta con tutto l'albero.
" Parlami Syria. Riprendiamo a chiacchierare, anche di cose stupide, anche di niente. Mi piace parlare con te"
E visto che non posso concedermi altro, mi accontenterò.
Giuro che vedo quel pensiero attraversare la sua testa.
" Come vuoi" acconsento, scacciando l'immagine di ciò che vorrei fare davvero con lui in questo preciso istante, in questo preciso posto, con questa precisa atmosfera creata dall'odore di pioggia e dal rumore delle gocce d'acqua che si schiantano sul tetto sopra di noi.
Quante notti abbiamo fatto l'amore mentre fuori diluviava? Erano le notti più belle.
" Me lo dici cosa è successo alla tua spalla e al tuo braccio?"
Mi irrigidisco. Non me lo aspettavo, e speravo si fosse stancato di rivolgermi quella domanda.
Ma non dovevamo parlare di niente?
Merda.
Oh tesoro, non avresti potuto scegliere argomento migliore per raffreddare i nostri bollenti spiriti.

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