Trentacinque

4.1K 252 85
                                    

"I nostri cuori sono come
pietre focaie
E quando si colpiscono
sentiamo l'amore
Scintille voleranno
Daranno fuoco alle nostre ossa
E quando si colpiscono
noi accendiamo il mondo"
-Kygo, Firestone-

Syria

Questo è un colpo basso.
Non può uscirsene con una spiegazione del genere, non può farmi diventare l'ostacolo lungo il percorso della sua guarigione, non può farmi vedere quanto stia male, non può...
Non posso mantenere nessuno dei miei propositi se lo vedo star male.
Che poi, ormai entrambi non sembriamo saperci ridurre in nessun altro modo se non in un mucchietto di pezzi di carne e di cuori feriti. E mi chiedo come siamo passati dallo stare bene migliore che abbia mai provato, al male peggiore che potessi mai immaginare.
Dopotutto ha senso suppongo.
Come lui può darmi tutto, lui può togliermi tutto e viceversa.
Come lui può riempirmi così tanto dentro, può lasciarmi un altrettanto enorme vuoto.
Come lui sa darmi i sorrisi migliori della mia vita, sa anche darmi le lacrime più amare.
Quelle che ormai non riesco neppure a impedirmi di versare. Resisto, resisto, resisto.
Resisto per buona parte della giornata.
Di notte è tutt'altra storia.
Di notte non c' è niente che impedisca ai pensieri di viaggiare, alle paranoie di affollarti la testa, alla nostalgia di prenderti d'assalto.
Già, nostalgia. Di lui. 
E allora sembra un controsenso respingerlo adesso, dopo mesi passati a tentarlo, dopo minuti eterni in cui il mio unico pensiero era soltanto riaverlo... ma è che proprio non ce la faccio più.
Di un rapporto a metà non so che farmene, un rapporto che non si può neanche definire tale, di un pezzo di lui -quello buono, l'unico che si ostina a darmi, inconsapevole di come io voglia anche i pezzi danneggiati- o di pochi minuti della suo tempo.
Non basta affatto.
Io voglio di nuovo tutto, e forse stupidamente, credo che vedendomi rifiutare quel poco che è disposto a concedermi, continuerà a offrirmi qualcosa finchè non avrà il coraggio di darmi proprio quel tutto. Di fare la proposta giusta.
Fai qualcosa di incosciente Ryan, qualcosa che faresti solo per me, qualcosa che mi faccia capire che sono il tuo amore folle, ancora.
Me l'aveva anche promesso che me lo avrebbe dato quel tutto.
Un giorno.
Quanto devo aspettare ancora, eh?
" Syria? Ti dico che voglio raccontarti di me e prendi ad evitarmi, ti svelo questa cosa e non dici nulla... lo so che un sentimento non svanisce da un giorno all'altro ma ti comporti come se non te ne fregasse più nulla di noi. O di me"
Quell'osservazione mi fa indignare.
Come se non me ne fregasse più nulla di te Ryan? Serio?
Gesù, quest'uomo ha seri problemi di autostima.
Be' lo sapevi no? E te lo sei preso lo stesso. Lo hai amato lo stesso. Perché tutti questi difetti che a lui sembrano insormontabili, inaccettabili, tu non li vedi nemmeno.
" Sei assurdo" bisbiglio, guardandolo come se avesse detto la cazzata del secolo.
Cosa che effettivamente ha fatto.
La sua espressione si rattrista ancora di più e io odio che mi ricordi quanto sia facile ferirlo, quanto sia tornato ancora più fragile da quel viaggio.
E intanto neanche quello è un problema per me, non mi sono mai tirata indietro all'idea di proteggerlo.
" Ok insultami, va bene purché parliamo. Sono settimane che non mi rivolgi la parola e non lo sopporto. Non riesco a immaginare di andare avanti così per un'altra settimana o per un altro mese. Lo sto ammettendo, hai visto? Ho bisogno anche soltanto di una tua parola in ogni mia giornata. Ho bisogno di sapere che sei lì, per un saluto, per uno sguardo..."
Un saluto? Uno sguardo? Una parola? Ma chi vuoi prendere in giro Ryan?
Tu senti quello che sento io, tu hai bisogno di prenderti ogni cosa sperando che sia abbastanza da riempircela quella giornata, non da rivestirne un attimo.
Non siamo sigarette da fumare quando vogliamo prenderci una pausa dalla vita. Noi siamo i momenti migliori che la compogono quella vita, ma l'hai capito o no?
L'hai capito o no che la tua anima esiste soltanto grazie alla mia? Che il mio cuore batte per mantenere in vita il tuo?
" Non riesci a immaginare di non parlarmi per un'altra settimana? Davvero? E allora come hai fatto in Iraq per un anno? Eh? Io ci ho provato a dimenticarti sai, ma certe volte sentivo un bisogno di te così viscerale... che se fossi stata io a lasciarti, a troncare, al diavolo ciò che avevo deciso in precedenza, avrei fatto una pazzia pur di rivederti"
La mia bocca e i miei pensieri corrono alla velocità della luce su due binari completamente opposti, non so neanche com'è che riesco a gestirli entrambi.
" Certe volte? Certe volte sentivi di aver bisogno di me? Non c'era giorno che io non pensassi di farla sul serio una pazzia. O che tu non fossi fra i miei pensieri!"
Ah si?
Ben ti sta.
Ben ti sta perché più provavi a dimenticare più avresti dovuto ricordarmi, avrei dovuto riempire così tanto i tuoi pensieri da condurti sull'orlo della follia, fino a farti capire che il tuo universo gira intorno a me. A me, non a te o alle tue paure o alle tue necessità.
Il mio gira da sempre intorno a te.
Ha smesso soltanto quella volta che ti ho mentito, che ho combattuto di nascosto, ma allora ero rotta e...
I miei pensieri si bloccano.
Forse per la prima volta mi rendo conto che abbiamo fatto la stessa cosa, cercare di guarire a modo nostro.
" Non mi hai neanche mandato un messaggio Ryan" lo rimprovero, ma il mio tono è molto più calmo adesso. Il binario dei pensieri scorre sempre più vicino a quello delle parole che mi escono di bocca e finisce per influenzarlo.
" Ti ho scritto delle lettere" mi svela.
Lettere?
" Non le ho mai ricevute"
" Non le ho mai inviate"
" Oh, certo, ha perfettamente senso"
" Era il mio modo per restare in contatto con te" spiega.
" Ma non lo siamo mai rimasti davvero. Ci siamo persi per un anno. Ci siamo persi un anno"
Chi me le restituisce tutte quelle cose che avremmo potuto fare in un anno? Tutto quel tempo?
" Non so come rimediare Syria, non so che fare in questo periodo della mia vita, a malapena mi tengo in piedi. Dimmelo tu. Sono troppo perso devi dirmelo tu cosa devo fare perché a quanto pare qualsiasi tentativo provi risulta sbagliato. Dimmi cosa vuoi che faccia, per favore. Vuoi quelle lettere? Vuoi leggerle? Le ho conservate, sono disposto a dartele tutte. Tutte. Non ricordo cosa c'è scritto, potresti trovarci qualsiasi cosa, perfino i miei attimi più bui... però te le darò comunque. Le vuoi?"
" Le voglio"
Certo che le voglio, di quest'anno inutile posso almeno recuperare le sue parole. Magari mi sembrerà di essermi persa un po' meno di lui.
" Te le porto subito. Torniamo a casa?"
Annuisco e Ryan mi aiuta a tirarmi su, mi prende le mani e dal modo in cui lo fa capisco che è un pretesto per toccarmi ancora.
Camminiamo in silenzio.
Arrivati sulla nostra via ci lasciamo con un cenno del capo.
'Ti aspetto', dice il mio.

Sono così nervosa e impaziente di stringere quelle lettere fra le mani che passeggio avanti e indietro per la cucina per un quarto d'ora, fino a che non sento bussare piano alla porta e lo faccio entrare.
Poggia sul tavolo una pila di quelle che sembrano una cinquantina di lettere e mi guarda incerto.
" Tutte tue"
Le tocco come se  fossero un pezzo di lui. Il viso, una mano, un braccio.
Sono un pezzo di lui in qualche modo.
" Allora adesso me me vado. E tu potrai leggerle in pace" mormora, tentennando sul posto.
" D'accordo"
Fa per uscire, poi ci ripensa.
" Abbracciami prima" mi supplica, avvicinandosi troppo.
Avvicinandosi troppo? E pensare che prima non era mai abbastanza vicino.
" Ryan..."
" Un abbraccio, ti prego" insiste.
Cancella quel poco di distanza rimasta e se lo prende quell'abbraccio.
Mi stringe fortissimo, affonda le mani nei miei fianchi, il volto nel mio collo.
E io accetto quella stretta, la accetto come se per mesi non avessi fatto altro che restarmene lì immobile, pronta per lui, ad aspettare che venisse a riprendermi come è venuto a prendersi questo abbraccio.
Senza pensarci due volte, senza saper resistere, senza dare possibilità a niente e nessuno di impedirlo.
E giuro che in quell'attimo sento qualcosa dentro al petto, lo sento più leggero.
Sento la mia anima mettersi in pace.
Quando esce da casa mia torno ad essere più inquieta di prima.
Prendo tutte quelle lettere fra le mani, mi siedo per terra e me le porto addosso, lascio che ricoprano le mie gambe e il pavimento.
È solo carta, ma per me ha un peso e un valore che non potrebbe essere eguagliato nemmeno da un mucchio di lingotti d'oro.

***************
***************

Vi piacerebbe leggere qualcuna di quelle lettere? 🙄🙄

L'Altra Metà Della Mia Anima Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora