Dieci

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"Qualcuno ha detto
che hai un nuovo amico
Ti ama meglio di me?
Sono in un angolo
a guardare mentre baci lei
Io continuo a ballare da solo"
-Calum Scott,
Dancing On My Own-

Syria

" Dove hai la testa Riccioli Rossi?"
Aiden si ostina a voler reclamare la mia attenzione. In effetti, non sono di compagnia oggi.
" Che vuoi che ti dica? I tuoi massaggi sono così paradisiaci che mi fanno vivere esperienze extracorporee"
Se chiudo gli occhi riesco perfino a illudermi di essere in un centro benessere, lontana da questo ospedale. Aiden ha le mani magiche e questo devo concederglielo.
" Non è esattamente la stessa cosa avere la testa per aria e vivere un'esperienza extracorporea" mi fa notare con un sorriso, e lusingato dal mio commento.
" Non me ne intendo, non sono una di quelle ragazze super intelligenti. Sai che non ho neanche preso il diploma?"
" Sai che ci frequentiamo da settimane e non conosciamo praticamente nulla l'una dell'altro?" ribatte pronto, come se la mia rivelazione non fosse rilevante.
" Davvero non ti importa che non sia riuscita a finire neppure la scuola?" indago, curiosa.
Scuote la testa.
" Dovrai impegnarti di più se vuoi smettere di piacermi"
Oh. Mi sorprende sempre.
Lì per lì resto senza parole, ma mi basta vedere quanto la cosa lo soddisfi per ripartire all'attacco.
" Io non userei la parola 'frequentarsi' comunque"
" Io invece credo proprio che la userò. Allora, qui abbiamo quasi finito, vogliamo approfittare degli ultimi minuti rimasti? Mi hai già detto che non hai preso il diploma, c'è qualcosa che vuoi sapere di me?"
La mia mente corre veloce alle parole di Ryan, quando mi ha detto come fosse strano vederlo tanto felice quando aveva subito un lutto recente.
Tutto ciò stranizza anche me, ma non so come porre domande in proposito senza rischiare di offenderlo.
" Avanti, vuoi chiedermi qualcosa, me lo dice il tuo bel faccino"
" No, è troppo personale"
" Ehi, mi hai fatto incuriosire. Non sono uno che si scompone, giuro"
" Ok, be'... è vero che di recente è morto qualcuno nella tua famiglia?"
Lo so, ho la delicatezza di un elefante sbronzo.
Le sue mani si irrigidiscono di colpo sulla mia spalla, e smettono di massaggiare.
Mi si piazza davanti con un'espressione indecifrabile.
" Si è vero. Come fai a saperlo?"
" L'ho sentito dire qui, in ospedale. Sembri così tranquillo e... spensierato" osservo, cercando di non avere alcuna nota di giudizio nella voce.
" E quindi hai pensato che fossi una specie di stronzo insensibile?"
" No! Visto, non dovevo parlartene, lascia stare"
Cerco di saltare giù dal lettino ma lui mi tiene ferma per i fianchi, siamo occhi negli occhi e ora si che lo vedo il dolore riflesso nei suoi.
" Hai ragione, l'ho voluto io, perciò devo rispondere. E poi non sopporto che pensi male di me. È morto mio fratello maggiore. Neanche due mesi fa. Da anni era affetto da una brutta malattia, una malattia che l'ha costretto a letto per troppo tempo. Non si poteva nemmeno più chiamare vita la sua, e di questo ne soffriva un sacco, almeno adesso so che è in pace ovunque si trovi. Se credi che non mi manchi, ogni secondo di ogni giorno, ti sbagli di grosso. Gli volevo un bene dell'anima. Ma gli ho fatto una promessa prima che se ne adasse, di vivere per me e per lui, di non sprecare più di un giorno a piangermi addosso e chiuso in me stesso. Di vivere come se non ci fosse un domani, di non precludermi nulla. Mi sono concesso ben più di un giorno, ma poi ho iniziato a fare ciò che mi ha chiesto. E tu sei stata la prima persona con cui ho avuto sul serio voglia di rimettermi in gioco, di iniziare qualcosa. Dovevo rivolgerti la parola quel giorno nel taxi, e dovevo comportarmi in questo esatto modo ora che sei in cura da me"
Mi stringe il viso fra le mani prima di proseguire. È una stretta piacevole.
" Non posso negarmi nulla, puoi capirmi? L'ho promesso. Dovevo provarci con te, devo provarci finchè non cederai o finchè non dirai realmente di no. Nonostante tutto, non voglio diventare un peso o una seccatura per te, se mi dici di smetterla adesso, io ti giuro che la smetto. Se mi dici che non ti piaccio affatto e che ti sto soltanto infastidendo, non lo farò più"
Non sono in grado di fare nient'altro che mormorare scusa all'infinito.
Poi lo stringo in un abbraccio, perchè c'è ancora del dolore nei suoi occhi, un dolore che è tornato a galla per colpa mia.
Sento di dovergli almeno questo.
Accetta quell'abbraccio, lo ricambia, ma poi mi congeda.
" Non ce l'ho con te, però ho bisogno di restare un po' da solo" accompagna quelle parole con un bacio sul mio polso.
Faccio come dice e sparisco. Quando mi chiudo la porta alle spalle però mi ricordo di una cosa e rientro.
" Hai dimenticato di chiedermi qualcosa" gli faccio notare.
Fa un sorriso stanco e sta al gioco.
" Verresti a cena con me una di queste sere?"
" Si, ci vengo"
Il suo sguardo diventa un attimo sorpreso prima di cambiare, per l'ennesima volta quel giorno.
" Non devi dire di si perchè ti faccio pena o..."
" Non è per quello, te lo giuro"
E poi, io non sono esattamente il tipo che va in giro a fare carità alla gente.
" Allora ti credo"
Sembrava che dopo parecchio tempo avessi un appuntamento. Con Aiden Davis. Il guaio era che stava cominciando a piacermi fin troppo.

Ryan

Nelle ultime due sere avevo preso l'abitudine di salire sul tetto prima di andare a dormire, e restare per un po' a fissare le stelle. Se ne vedevano davvero pochissime da qui, ma guardarle mi dava una sensazione di calma, una calma che era diventata utopia nella mia vita.
Per un qualche miracolo divino, avevo scoperto come trovarne un pizzico, per cui mi accontentavo di scovare quelle poche stelle rimaste in cielo, e di godermi qui pochi minuti all'aria fresca che mi piaceva concedermi.
Oggi, in particolare, è una serata bellissima: non si vede una nuvola e l'aria è frizzante al punto giusto, con una felpa sulle spalle si sta da Dio.
Ovviamente l'ho pensato troppo presto.
Una macchina elegante si ferma davanti al vialetto di Syria, ed è proprio lei la ragazza che sta scendendo dallo sportello del passeggero. Si apre anche l'altro, e dopo aver scrutato da lontano l'uomo in giacca e jeans riconosco il dottor Aiden Davis.
Le mie dita si serrano a pugno mentre li osservo, e un sentimento che non mi piace per niente scava nel mio petto per farsi spazio.
Distogli lo sguardo Ryan, tornatene dentro e non guardare come va a finire.
Non ci riesco. Nessun arto del mio corpo ha la minima intenzione di muoversi.
Aggiungiamo masochista alla lista dei difetti da eliminare.
Mi hai preso in parola Syria. Hai accettato il suo invito.
Aiden la accompagna verso la porta, e io mi sporgo così tanto dal tetto che per poco non cado giù.
Non lo farà entrare in casa vero?
Il mio cuore accelera i battiti mentre aspetto di scoprirlo.
Parlano, lui la fa ridere, lei si appoggia al muro senza alcuna fretta di mandarlo via.
Almeno presumo che non lo inviterà dentro, o non se ne starebbero a chiacchierare lì fuori.
Quando li vedo avvicinarsi trattengo il respiro, si scambiano un bacio sulla guancia e un abbraccio prima che Aiden finalmente se ne vada.
Un bacio sulla guancia e un abbraccio.
Non è niente di esageratamente intimo -poteva senz'altro andarmi peggio- ma fa male lo stesso.
Fosse per me, nessun uomo avrebbe potuto nè sfiorarla nè toccarla neppure quando stavamo insieme.
Che idiota.
Avevo paura che qualcuno me la portasse via, e alla fine ero stato proprio io a metterla nelle mani di un altro, prima lasciandola andare l'anno scorso, e poi qualche giorno fa, spingendola ad accettare qualsiasi invito a uscire avesse ricevuto.
Magari l'appuntamento è andato male. Magari il dottor Davis non è affatto il suo tipo, ed è per questo che non si sono baciati.
Se fosse filato tutto liscio il bacio ci sarebbe stato no? Syria non è una che se la prende comoda, su di me si è buttata a capofitto.
L'dea che io sia stato ancora l'ultimo a baciare le sue labbra mi manda fuori di testa, mi fa sentire leggero come dopo aver mandato giù di colpo uno shot di Vodka, ma so che non posso illudermi su niente del genere, non so nulla di come ha vissuto gli ultimi mesi.
Gesù, questa ragazza stava di nuovo riempiendo i miei pensieri in modo ossessivo, e non sapevo se preferivo questo tipo di tormenti ai miei mostri nell'armadio.
Adesso non c'erano più soltanto quelli, forse rischiavano perfino di passare in secondo piano ora che Syria era tornata, perchè era tornata da protagonista.
Anche se non stavamo insieme, era quello il ruolo che ricopriva nella mia mente, e temevo che non avrebbe avuto nient'altro che quello, nient'altro che un posto da personaggio principale della storia.
Stavamo pur sempre parlando di Syria, e quel nome avrebbe sempre significato un mucchio di cose per me.

L'Altra Metà Della Mia Anima Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora