Ventinove

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"Finirò per farmi del male
Forse perderò la ragione
Mi sto ancora chiedendo
perchè il mondo
ha permesso a qualcuno
di dissanguarmi"
-Mika, We Are Golden-

Jordan

'Me lo sentivo che eri come me'.
Per quanto tempo mi avrebbero perseguitato ancora quelle poche parole?
E poi perché non lasciavo correre, perché non me la toglievo dalla testa e basta?
Si, forse non sarebbe stato facile quanto schioccare le dita, ma la verità era che io non ci provavo nemmeno.
Quelle parole non mi lasciavano in pace perché io non glielo permettevo. Perché dentro di me lo sentivo che non le aveva dette tanto per dire, che sotto sotto poteva benissimo esserci un fondo di verità.
Avevo conosciuto due Miky nell'ultimo mese: la ragazza che si era fiondata nella mia auto in abito da sposa, che sembrava infelice di lasciarmi andare al centro commerciale, che si appostava fuori dalla caserma per spiarmi.
E poi c'era la Miky che apprezzavo di meno, quella che diventava fredda in presenza di Logan e che mi chiedeva di trasformarmi nel suo amante.
Non poteva essere entrambe.
Una delle due era una maschera, per forza, e solo l'altra la Miky vera.
Perciò chi sei davvero? La prima versione di te che ho conosciuto? Quella che sostiene di essere come me?
Non avrei mai saputo lasciar correre se prima non avessi confermato o smentito i miei sospetti.
Se anche una parte di me si rifiutava di simpatizzare con la donna che mi aveva fatto male, il mio cuore non riusciva ad accettare di perdere colei con cui aveva fatto l'amore.
Io volevo esattamente quella Miky.
Mi auguravo tanto che proprio la versione per cui avevo perso la testa fosse quella vera.

☆☆☆

Lei dal canto suo, sembrava aver voltato pagina sul serio.
Era sparita. Niente più appostamenti fuori dal lavoro, e di conseguenza niente di niente visto che non avevamo mai instaurato nessun altro tipo di contatto.
Avevo ancora il suo numero di telefono però. Numero che avevo ininterrottamente composto e poi cancellato negli ultimi due giorni. Il mio pollice ondeggiava insicuro sopra il tasto di chiamata, ma non lo premeva mai.
Che accidenti le avrei detto?
Ed ecco altre cinque stupide parole che mi rimbombavano di continuo nel cervello.
Oggi però non ce la facevo più. Ero arrivato al punto di rottura: o esplodevo e premevo su quella dannata icona verde, o implodevo inziando a prendermi a pugni da solo nella speranza di zittire i pensieri.
La prima, decisamente meglio la prima.
E così finalmente, una volta entrato nella mia auto dopo un turno di lavoro non troppo pesante, mi decido a inoltrare questa benedetta chiamata.
Cinque squilli, poi qualcuno risponde e il suono di un respiro affannato mi giunge all'orecchio.
Deglutisco e aspetto che parli, quando mi è chiaro che non lo farà prendo coraggio e apro bocca.
" Miky?"
" Credevo che non volessi più sentirmi" bisbiglia, talmente piano che non posso decifrare il tipo di emozione che gli scorre nella voce.
" A me sembra che sia tu a non voler avere più niente a che fare con me" replico risentito.
Sospira.
" Guarda che se disturbo puoi anche dirlo. Vuoi che chiuda? Se lo vuoi basta che tu lo dica e ti giuro che sparirò" aggiungo. E lei non ha idea di quanto mi sia costata questa frase, se dovesse chiedermelo davvero di sparire...
" No Jordan, non voglio che tu sparisca. Vorrei rivederti e parlare un'altra volta con te, vorrei baciarti di nuovo, vorrei averti almeno un'ultima volta come ti ho avuto quella notte... ma non voglio che tu sparisca, questo proprio ti giuro che non lo voglio" ammette, lasciandosi andare.
E ora si che le sento le emozioni nella sua voce. Il desiderio, il bisogno, la disperazione.
La sua risposta mi da alla testa, mi regala sensazioni forti e speranze appannate.
" Vediamoci allora. E parliamo"

Aveva insistito per venire lei da me. Me l'ero ritrovata accanto alla macchina all'uscita dall'ennesimo turno, bella come sempre anche se non si era sforzata affatto per esserlo.
Non ci scambiamo altro che un sorriso stentato finché non saliamo in auto e ci sistemiamo sui sedili di pelle, poi fra noi cala uno strano silenzio.
Non uno di quelli da 'non so che dire', piuttosto uno di quelli che vorresti riempire con il contatto anziché con le parole.
Un bacio, una carezza, un abbraccio.
Al mio corpo basterebbe qualsiasi cosa.
Neanche mi leggesse nella mente, Miky mi prende una mano e la porta sulle sue gambe, la stringe tra le sue.
Mi passa il pollice sul palmo e mi fa venire la pelle d'oca. La vedrebbe chiaramente sulle mie braccia se non avessi il giubbotto a coprirmi.
" Perché mi hai voluta vedere?"
" Sei tu che al telefono hai detto di volermi rivedere" preciso.
" Guarda che puoi ammettere anche tu quello che vuoi. So di essermi comportata da stronza ma non nasconderti, posso capire ciò che provi meglio di chiunque altro"
" Come potresti capire me ma non te stessa? No, non venirmi a dire una cosa del genere quando sembra che nella tua vita non fai che mettere e togliere maschere a seconda di chi ti sta vicino"
Non so celare il disprezzo che traspare nella mia voce, ma è dettato da questa situazione che mi fa star male -è diretto verso la Miky che mi fa male.
Vorrei spiegarglielo ma oggi non voglio parlare di me, non è per questo che siamo qui. E non ho intenzione di dare alcuna giustificazione se per prima non lo farà lei.
Chi ti ha dato il permesso di ridurmi così poi?
" Ognuno ha il suo modo di proteggersi" sibila ferita.
" Da cos'è che devi proteggerti? Da chi Miky?" sbotto, strappando la mano dalle sue per afferrarle il volto e costringerla a guardarmi.
Il suo esile corpo sobbalza e i suoi occhi si spalancano impauriti.
La lascio subito.
" Che ti prende adesso? Hai paura di me?" bisbiglio incredulo.
Odio il modo in cui mi ha guardato anche se solo per un attimo.
A malapena riesco ad ammazzare un insetto, pensi che sarei capace di ferire una persona?
" No, certo che no. Non ho paura di... di te" si ingarbuglia.
" Però hai paura di qualcuno. È questo il punto vero? Ho indovinato?" insisto, stringendo i pugni sulle cosce per non prenderle di nuovo il viso fra le mani e sollevarglielo all'altezza del mio.
Sta spostando i suoi occhi ovunque in quello spazio ristretto -il parabrezza, il finestrino, le sue gambe, le mie- meno che sui miei.
Ci ho preso eh?
" Di Logan?" ringhio.
Scuote la testa.
" Non è così semplice. Non è come stai pensando, tu non conosci tutta la storia"
" Ti ho dato appuntamento con l'intenzione di scoprirla"
" Oh, ora vuoi sentirla?" ride, cinica.
" Si, voglio sentirla e voglio sapere se quel bastardo ti fa del male. Ti prego, dimmi che non sei succube di quell'uomo Miky"
" Non.È.Come.Credi. Non mi ha mai picchiata né nulla del genere. Però pretende rispetto, è un uomo d'altri tempi"
" Ti costringe a stare con lui?"
" Mi ci sono messa io nelle sue mani Jordan. Sono una stupida. Sono patetica..."
" Che significa che sei come me?" la interrompo, alla fine è quello per cui l'ho chiamata, quello che ho bisogno di sapere.
" Ero come te, ma poi mi sono stancata... e sono diventata questa. Io non l'ho avuto il tuo coraggio. Io non ero capace di stare da sola" sussurra affranta.
E il disprezzo che le ho mostrato prima non è niente in confronto a quello che pare provare per se stessa.

L'Altra Metà Della Mia Anima Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora