Otto

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Syria

" Devi sollevarlo almeno un po' quel braccio mentre lanci la pallina, altrimenti l'esercizio non ha senso" mi rimprovera Aiden, con molta pazienza.
" Ma se lo sollevo mi fa male la spalla!" sbuffo, mentre provo a fare come dice.
" È normale, é quello lo scopo sai?"
" Sai cosa non so? Se sei davvero bravo come dicono"
" Hai intenzioni di mettere in dubbio le mie qualità professionali ogni singola volta che ci vediamo? Smettila di mirare e colpire il mio ego"
Oh, dubito che il suo ego rischi di restare ferito. Deve proprio essere gigantesco.
" E, a titolo informativo, se per caso tu volessi scoprire altre mie qualità, non hai che da chiedere. Non vedo l'ora di mostrartele" aggiunge, sorridente.
" Perchè ho l'impressione che ti impegni più nel provarci con me che nel fare il tuo lavoro?"
Chiude gli occhi con un sospiro e si massaggia la fronte per qualche istante.
Riapre le palpebre e in due falcate mi raggiunge.
Vicino, è troppo vicino.
" La smetti di stuzzicarmi? Mi piace scherzare ma non capisco se sei seria quando pensi che non mi stia prendendo cura di te nel modo giusto. Ti rimetterò in sesto Syria, te lo giuro"
Caspita, è suscettibile in proposito. Ammetto che forse ho esagerato, non serve dubitare ogni volta di come porta avanti il suo lavoro.
Be' all'inizio di lui dubitavo sul serio, ma ormai non più.
" Ti prendo solo in giro, scemo. Mi fido di te"
Non so bene quando sia successo ma è la verità, mi fido.
Abbiamo instaurato uno strano rapporto negli ultimi tempi. Mentre mi aiuta con gli esercizi e col resto, Aiden mi fa capire di essersi affezionato a me anche dai piccoli gesti.
Parole gentili, sorrisi rassicuranti, lievi carezze sul ginocchio o sulla guancia. Non supera mai il limite -e questo me lo fa apprezzare molto di più- però alla fine dell'ora, prima che io vada via, non perde occasione di invitarmi fuori. A pranzo, a cena, al cinema, a un concerto.
Dico ancora di no, ma non fingo più che mi dia fastidio. Aveva ragione lui, mi piace questo modo di scherzare e di stuzzicarci che abbiamo, mi piacciono le attenzioni che mi da.
Nonostante poco dopo, non appena mi allontano da questo ospedale, i sensi di colpa non tardano a farsi sentire.
Perchè non mi lasciano in pace? Non sto facendo nulla di male, non ho iniziato una nuova relazione, e comunque non tradirei nessuno.
Io e Ryan non stiamo insieme.
A chi mi sembra di fare un affronto allora? Ai sentimenti che nutro nei suoi confronti?
Non mi bastano se non posso avere altro. E Ryan mi ha chiaramente detto che per adesso non posso avere niente.
E tra l'altro non ero incazzata con lui? Quando ho smesso di esserlo esattamente?
Oh al diavolo, c'è una centrifuga di sentimenti e controsensi dentro di me.
" A che pensi? Ti sono venute le rughe sulla fronte" mi fa notare Aiden, sinceramente interessato.
" Io non ho le rughe. Tu semmai, sei sulla buona strada per averle"
" Colpisci i miei punti più deboli, sei cattiva"
Gli faccio l'occhiolino e mi preparo per andare via.
" Ciao scemo permaloso"
" Ciao Riccioli Rossi"
Un giorno glielo dico di smetterla di chiamarmi così.
Per carità, é un soprannome dolce e carino, e lo apprezzerei perfino se non fosse che quando lo sento, nelle mie orecchie risuonano altre due parole.
Treccine Rosse, Treccine Rosse, Treccine Rosse.
Nella mia mente la voce di Aidan sfuma in quella di Ryan, e io rivivo all'improvviso un qualsiasi momento passato con lui, uno di quelli dove mi chiamava in questo modo. Magari una mattina appena svegli, o...
Bene. Parli del diavolo...
Mi chiudo la porta dello studio di fisioterapia alle spalle, e in fondo al corridoio compare Ryan.
Col quel camice bianco addosso, che lo fa ancora più sexy di quanto già non sia.
Non guardare il modo in cui gli aderisce sulle spalle. Non guardare la divisa blu che gli stringe il petto e le cosce. Non guardare i suoi occhi e non ricordare come ti osservavano l'altra sera. Non guardare le sue mani grandi e non ricordare come ti stringevano l'anno scorso.
E si riparte con il solito mantra.
Quasi quasi mi aspetto che cambi direzione, invece si sforza di sorridermi e mi saluta.
" Ehi. Sei qui per la spalla?"
" Già. Ne avrò per un po'"
" Almeno va meglio?"
" Oh si, non..."
" Syria! Grazie al cielo non sei ancora andata via, ho scordato una cosa"
La testa di Aiden sbuca fuori dalla stanza.
" Cosa?" chiedo.
" Vieni a fare colazione con me?" domanda, con un sorriso smagliante.
Merda.
Merda, non davanti a Ryan.
Lo fulmino con gli occhi e lui scoppia a ridere. Senza aggiungere altro, torna dentro.
Ok. Farò finta di niente.
" Dicevo. Si, sento già dei leggeri miglioramenti, grazie"
Ti prego togliti quell'espressione da cucciolo ferito, o chissà che altro potrebbe uscirmi di bocca dopo quel 'mi sei mancato'.
Ancora non ci credo di averlo detto. Io non dico cose del genere.
Tanto valeva gettarmi ai suoi piedi e professare il mio amore per lui.
" Mi fa davvero piacere che tu stia meglio. Magari un giorno mi dirai come ti sei fatta male"
" Magari, un giorno" ripeto, poco convinta.
" Quindi è il dottor Davis che ti segue? L'ho visto abbastanza... felice"
Eh?
" Non dovrebbe?"
" Non so, ho sentito che è appena uscito da una brutta situazione. Un lutto familiare sembra"
" Oh" è tutto quello che riesco a dire.
Certo, strano che si comporti così allora.
" Devo andare, devo portare queste cartelle alla famiglia di un paziente. Però prima... forse dovresti uscirci con il dottor Davis. Con lui o con chiunque ti piaccia. Insomma, se ti interessa qualcuno, penso che dovresti... andare avanti. Nel caso in cui stessi aspettando me, non farlo"
Giuro che mi pare di vedere le goccioline di sudore che gli scivolano sotto i vestiti e che si sono create per la fatica che gli è costato elaborare questo discorso.
Io gli dico che mi è mancato, e lui mi spedisce fra le braccia di un altro. Di nuovo.
" Grazie per averlo chiarito" borbotto mentre mi allontano.
Mi sento una stupida.

☆☆☆

Il pomeriggio seguente Jordan non lavora. Mi invita a raggiungerlo in casa per passare qualche ora insieme e recuperare tutte quelle perdute.
Busso alla porta, e la sorpresa che mi trovo davanti poco dopo non mi piace per niente.
La piovra dai tentacoli stritolanti. La capretta dalla risata argentina.
Ha messo le zampe anche sull'altro fratello?
" E tu chi sei?" mi chiede con un sorriso enorme.
Davvero, vedo perfino i denti giù in fondo. Bleah.
" Io sono Lucy, probabilmente non ti aspettavi che venissi ad aprire io, ti starai chiedendo chi diavolo sono eh? Comunque. Chi cercavi? Ryan è in ospedale. Non che stia male. Forse sei qui per Jordan? Era in bagno, per questo sono venuta io alla porta. Oh, scusa ti ho lasciato lì fuori, vuoi entrare?"
Mio Dio, che razza di problemi ha questa donna?
Avrà sparato un centinaio di parole in dieci secondi, é circondata da un'aura di euforia costante e quel dannato sorriso non vuole sparire dalla sua faccia né attenuarsi.
Non le fa male la mascella?
Di qualunque patologia si tratti, io opterei per un esorcista.
" Ehm si, vorrei entrare"
" Vieni, accomodati. Forse non dovrei dirlo io però..."
Non appena vedo Jordan lascio che la sua voce diventi un sottofondo fastidioso e non le presto più attenzione.
" Pensavo saremmo stati soltanto noi due"

" Si infatti, lei aspetta Ryan" mi spiega.
E questo dovrebbe risollevarmi il morale?
" Vieni, andiamo in camera mia"
Lasciamo la capretta comodamente seduta sul divano a sfogliare una rivista, e saliamo le scale.
" Le hai detto di fare come se fosse a casa sua? Ti ha preso alla lettera" osservo sarcastica.
" Lucy è diventata di famiglia ormai"
Alzo gli occhi al cielo e mi astengo dal commentare ancora.
A Jordan non sfugge niente però.
" Che c'è? Perché quella faccia? Sembra che la odi già, non la conosci nemmeno"
" È fuori come un balcone"
" È iperattiva" mi corregge. "A te che ti prende piuttosto? Luna storta?"
" No, è solo che qualche sera fa l'ho vista abbracciata a Ryan. Lo stava stritolando" preciso.
" Ah. Sei gelosa. Hai fatto presto a perdonare mio fratello"
Dal tono che usa capisco che la cosa non gli va giù.
" Non è che l'ho perdonato, diciamo che per adesso odio e amore convivono. Come sta succedendo dentro di te del resto. Non provare a negarlo. Se io non posso cancellare un anno di ricordi dopo un anno di assenza, tu di certo non puoi cancellare diciotto anni di affetto contro un solo anno di assenza. Non c'è gara Jordan"
So che non spetta a me mettere bocca sul loro rapporto, ma credo che entrambi abbiano bisogno di ritrovarsi ora.
" Non posso perdonarlo come se nulla fosse"
" Penso che adesso abbia bisogno di te" insisto.
Scuote la testa, ostinato.
" Ha Lucy no?"
Ahia.
Be', é diventato anche un po' stronzo a quanto pare.

L'Altra Metà Della Mia Anima Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora