Trentaquattro

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"Sono una fiamma
Tu sei un incendio
Sono al buio
e ho bisogno di luce"
-Kygo, Firestone-

Ryan

Syria mi evitava da settimane.
Il suo atteggiamento non poteva che essere dettato in gran parte dall'orgoglio, e ci avrei messo la mano sul fuoco.
Purtroppo non si trattava solo di quello, senza alcun dubbio si sentiva anche tradita e delusa, ma non è in questo modo che avrebbe reagito se il nostro distacco fosse dipeso soltanto da questi due sentimenti, non avrebbe troncato qualsiasi rapporto con il sottoscritto.
Piuttosto avrebbe acconsentito a vedermi per trattarmi da schifo, per potermi urlare addosso, mentre il suo non voler incrociare la mia strada nemmeno per sbaglio... era orgoglio, si.
Tante volte l'aveva messo da parte per me, e se stavolta non ci era riuscita voleva dire che, o l'avevo ferita come mai prima, o si era stancata e ne aveva abbastanza.
Oh, io ti avevo avvertita che non sarebbe stato facile, che non sarei stato altro che un mucchio di problemi per te, ti avevo messa in guardia all'inizio di questa relazione, quasi due anni fa, te lo ricordi? Ho ragione o no?
Non aveva importanza. Non potevo rinfacciarle la sua insistenza nell'avermi voluto a tutti i costi, il suo stuzzicarmi fino a farmi cedere. Non potevo rinfacciarle l'amore che aveva scelto di donarmi.
Mi sarei detestato da solo.
E poi non volevo mica allontanarla.
Era lei quella che sembrava averne tutte le intenzioni, e io avevo anche aspettato fin troppo che cambiasse tattica, che le passasse, che venisse a parlarmi.
Non avere nessun tipo di rapporto, nessun tipo di contatto con Syria per settimane, dopo averla finalmente ritrovata... era una situazione insostenibile per me.
Aveva ripreso a riempire le mie giornate di luce nonostante i miei tentativi di tenerla lontana, ma ora c'era di nuovo il buio, e Dio sa quanto ne avessi abbastanza del buio.
Per cui avevo cominciato a spiarla, aspettando l'occasione giusta per coglierla di sorpresa e costringerla ad affrontarmi, un momento in cui saremmo stati da soli io e lei, e le sarebbe stato impossibile sfuggirmi.

Quella mattina, quando il sole non è ancora sorto del tutto su Denver e getta sulle strade a malapena un filo di luce, scorgo Syria uscire in tenuta da jogging e addentrarsi nel boschetto dietro casa.
Al volo, infilo una tuta anch'io e mi affretto a correrle dietro, letteralmente.
Dopo cinque minuti la rintraccio nei pressi della casetta sull'albero, non ci scontriamo per un pelo.
Lei si blocca sul posto e geme di frustrazione appena si accorge di me.
" Syria..."
Mi mancano le parole, ed è davvero buffo considerato che sono settimane che non vedo l'ora di parlarle.
" Sta lontano da me!" mi avverte, indietreggiando.
Ma non avevamo stabilito di non usarla più quella frase?
" Ti prego..." continuo, approfittando di quell'attimo di debolezza da cui si è lasciata travolgere. Sta squadrando il mio corpo avvolto nel tessuto leggero come è solita fare sempre: senza nascondere quanto le piaccia, senza risparmiarne una sola parte, con la lussuria che brilla in quelle sue iridi particolari.
" Oh, al diavolo" sbuffa alla fine di quella radiografia.
Si volta, e prende a sfrecciare come un fulmine verso il sentiero da cui è venuta.
D'accordo, corri pure, ti stancherai prima o poi.
Mi auguro solo di riuscire a resistere fino ad allora.

Venti minuti.
Sono venti dannati minuti che corre come se avesse un molestatore alle spalle, senza neanche fermarsi un attimo per riprendere fiato.
Non riesco ad avvicinarmi abbastanza per braccarla ma almeno resta sempre all'interno del mio raggio visivo, a sei o sette metri di distanza.
Ad un certo punto la sento urlare, subito dopo la vedo accasciarsi a terra e stringersi il polpaccio destro fra le mani.
" Ehi, è solo un crampo. Non preoccuparti, ci penso io" la rassicuro, sedendomi su quel gelido pavimento fatto di foglie e terriccio.
" Lo so che è un crampo, genio! È tutta colpa tua!" mi urla contro, tra una smorfia di rabbia e un gemito di dolore.
" Ma se hai cominciato tu a correre come se stessi gareggiando alle Olimpiadi!"
" Perchè tu non mi lasci in pace, sbuchi dappertutto!"
" Sei davvero..." comincio, già sull'orlo dell'esasperazione.
" La vuoi smettere di parlare? Vedi di fare qualcosa piuttosto! Fa male cazzo!"
Mi sistemo meglio per terra e porto la sua gamba sulle mie.
Ci rinucio ad avere una dicussione con lei in questo momento, so bene che quando è persa nel suo dolore non sa far altro che darmi addosso, ringhiare frasi poco coerenti e rimproverarmi di non star facendo abbastanza. Tutto ciò pretendendo per giunta di avere ragione, me lo ricordo bene.
Ogni volta che le veniva il ciclo si trasformava completamente, si poteva benissimo credere che una qualche malvagia entità avesse preso possesso del suo corpo: mi insultava senza che avessi fatto nulla finchè non le portavo una bustina per il mal di pancia, e continuava a righiarmi contro se solo provavo a calmarla finchè quella bustina non faceva il suo effetto.
Dopo però, sapeva anche come farsi perdonare.
Mi ricordo una volta di essermi chiesto come sarebbe stata allora durante un'eventuale gravidanza o al momento del parto.
Penso sia stata la prima occasione in cui ho pensato ad un bambino nostro.
Una fitta al basso ventre mi coglie alla sprovvista se penso a come ci siamo ridotti ora, a quanto siamo lontani oggi dalle mie fantasie di quei giorni.
" Non sta funzionando" si lamenta Syria, contorcendosi e richiamando la mia attenzione.
" Guarda che non sono un mago, ci vuole qualche minuto perché passi" l'ammonisco, mentre continuo a massaggiarle il polpaccio.
Quanto mi era mancato toccarla, avere sotto alle dita anche soltanto una piccola parte di lei, una minuscola porzione di pelle.
Probabilmente non me lo avrebbe permesso per ancora molto tempo se non ci fossimo trovati in questa situazione.
Pian piano, avverto il suo corpo rilassarsi e capisco che il crampo é passato.
Lei però non me lo dice, se ne sta con la testa reclinata all'indietro, gli occhi chiusi, e si gode il massaggio.
La solita furba eh?
" Quando ti passa dimmelo"
" Mmh" mugugna.
Sulle mie labbra affiora un sorriso che non può vedere.
Non le faccio notare nulla per un po'. Nonostante inizino a farmi male le mani, la voglia di toccarla è più forte, e poi chissà che non si rabbonisca un po' così.
" Syria, guarda che me ne accorgo quando il muscolo torna a rilassarsi"
Apre di scatto le palpebre e mi fulmina.
" Sei bravo con i massaggi. Non me ne hai mai fatti quando stavamo insieme" si giustifica, scrollando le spalle.
" Vuoi scherzare? Te ne facevo eccome!"
" No, mi toccavi solo dove ti faceva comodo"
Oh, questa poi!
" Punto primo non è affatto vero, punto secondo... semmai era a te che faceva più comodo" ammicco, e le strizzo una coscia per stuzzicarla.
" Basta parlarne sono in astinenza da una vita!" sbotta, allontanandomi il braccio.
Oh tesoro, non potevi darmi notizia migliore.
Peccato che si penta subito di avermelo fatto sapere. E si renda conto dell'atmosfera più leggera che si è creata negli ultimi minuti. Si affretta a ricomporsi, fa per alzarsi e io vado nel panico all'idea che stia già andando via. Poi di colpo ripiomba giù.
" Merda, mi si è anche addormentata la gamba adesso!"
" Sta buona allora, potresti far danni. Hai imprecato a sufficienza per oggi?"
" Ti da fastidio? Non tentarmi" mi intima, con uno sguardo che non mi piace.
Le prendo una mano nel tentativo di provare a calmarla.
" Basta stare sul piede di guerra, parliamo"
Mi rivolge un'occhiata scettica.
" Ma di cosa vuoi parlare Ryan? Del fatto che non puoi stare con me ma a quanto pare puoi immaginare la vita con un'altra? Di come ti ho dovuto pregare perchè mi permettessi anche solo di sfiorarti, di come non hai voluto fare l'amore con me, ma di quando poi ho trovato la tua lingua a fare un controllo della laringe di Lucy?"
" Smettila. Smettila, smettila, smettila! È questo? Credi che le abbia dato qualcosa che ho negato a te? Non è così che è andata, è lei che mi si è fiondata addosso tentando di prendersi quel qualcosa. E non vedere il mio non aver fatto l'amore con te come un rifiuto. Io non potevo. Non potevo perchè farlo sarebbe stato come iniziare di mia spontanea volontà ad avere una dipendenza. Sarebbe stato come cominciare con l'alcool o con la droga. Mi sarei rifugiato talmente a fondo dentro di te... che di me non sarebbe rimasto più niente!"

L'Altra Metà Della Mia Anima Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora