Ventiquattro

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"So che pensi non abbia un cuore
So che stai pensando
che sia freddo
Sto solo proteggendo
la mia ingenuità
Sto solo proteggendo
la mia anima"
-Sam Smith,
Too Good At Goodbye-

Ryan

É ripiombato il silenzio fra noi, un silenzio macchiato solo dal suono dei nostri respiri veloci.
Syria aspetta che parli, che le dia qualcosa, io fisso ostinato il soffitto ma avverto comunque i suoi occhi addosso, e anche se non li guardo, lo so come sono.
Lo so che sfumatura e che intensità hanno.
La stessa di tutte le volte che mi chiedeva qualcosa di assurdo e io inizialmente dicevo no, dicevo no e poi mi facevo fregare dal modo in cui li spalancava quegli occhi e li faceva luccicare, pieni di aspettativa e speranza e amore. Che poi era sempre quello che mi fregava, l'amore che ci leggevo dentro.
Perchè sentirti dire 'ti amo' era un conto, vederlo chiaro e tondo tutto quell'amore, perfino più grande di te, era un altro.
Te lo sei mai chiesta perchè ogni tanto devo smetterla di guardarli i tuoi occhi? Perchè anche se all'inizio lo nascondevi, ora quando scordi cosa ti ho fatto e non alzi barriere, dentro ci leggo di nuovo tutto.
E potrebbe essere proprio quello a farmi cadere, non le tue preghiere, non il tuo corpo che mi chiama, non i tuoi baci.
" Vuoi che cominci io?"
Mio dio, non avevo capito volesse fare a turno.
Peggio di me che dico certe cose, c'è solo sentirle uscire dalla sua di bocca.
E c'è una parte del mio corpo che proprio non posso controllare e che più di tutte le altre sta soffrendo come non mai.
" Riesci a immaginare le condizioni in cui mi trovo in questo momento?" sussurro, ed è impossibile riconoscere il tipo di tono della mia voce, se disperato, implorante, perso, impaziente.
" Oh. Adesso si. E adesso invece, non solo voglio le tue parole, ma voglio anche rimediare. Sembra che tu al contrario non riesca a immaginare cosa voglia dire averti tanto vicino, così esposto, così poco coperto, e non poterti toccare. Ma non puoi non riuscire a immaginarlo, non puoi non sentirlo tu stesso"
Smettila, smettila, smettila.
" Quel giorno alla casa sull'albero non hai voluto neppure un bacio. Siamo nella stessa situazione, cosa è cambiato?"
Sospira. Sul mio collo.
So che non lo ha fatto di proposito, ma di questo passo rischia di uccidermi.
Per combustione, per la troppa eccitazione, per la troppa insofferenza, non lo so.
" Mi sa che la notte non è fatta per usare la testa"
No, è evidente.
" La pioggia invece sembra fatta apposta per intrappolarci sempre insieme da qualche parte. Per metterci alla prova, per lasciarci l'ennesima ferita..."
" Stavolta non è stata la pioggia a intrappolarci, sei tu che sei venuto da me"
" È lo stesso, non sarei qui altrimenti"
Suppongo che la mia risposta non le sia piaciuta.
Di nuovo silenzio. Ne approfitto per tentare di rimettere in riga il mio corpo ma Syria, come se avesse percepito i miei pensieri, torna all'attacco.
" Sto ancora aspettando Ryan" e le sue dita mi sfiorano l'elastico dei boxer. Una volta soltanto.
La prendo come una minaccia, o la accontento o stanotte mi porterà sul serio sull'orlo della follia.
Quanto sono messo male se mi bastano le sue carezze per impazzire?
Mi sposto sul fianco. Mi imita. Occhi negli occhi. Sospiri mescolati a respiri.
" Sei soltanto una bambina capricciosa lo sai?"
Quelle parole sono nate per offenderla, ma poi le accompagno con una carezza sulla sua guancia e perdono ogni effetto.
" E cosa vorresti fare alla tua bambina capricciosa?"
'La tua bambina capricciosa'.
La mia bambina capricciosa.
Mia.
Nient'altro avrebbe potuto darmi la carica come fa quella parola.
" Vorrei agganciare quel maglione con un dito e scostarlo, giusto un po', perchè è da quando sono arrivato che spero ti scivoli giù dalla spalla per mostrarmi qualcosa di più. Lo farei scivolare di poco ma so che quel poco ad un certo punto non mi basterebbe, e allora lo scosterei ancora, finchè non vorrei vedere tutto. Allora te lo sfilerei. E poi, poi credo che me ne starei per qualche minuto a osservarti, perchè mi sembra passata un'eternità da quando ho visto il tuo corpo. Mi prenderei tutto il tempo del mondo per memorizzarlo bene. Anzi, per memorizzare il modo in cui è cambiato visto che non ho scordato niente di ciò che ti riguarda"
Niente, niente, niente.
" E ti accontenteresti solo di guardare?"
" No, temo di no. Aspetterei, fino a quando le mie mie mani sarebbero capaci di resistere, poi le lascerei libere. E fidati, correrebbero da te alla velocità della luce. Te le ritroveresti dappertutto, e ti sembrerebbero molte di più di due. Perchè basta che ti sfiori in un solo punto perchè tu mi senta ovunque vero?"
" Si, verissimo"
Perchè non avevamo mai giocato così prima? Prima, quando potevo permettermelo senza sensi di colpa, quando dopo avrei potuto sfogare la tensione finchè ne avrei avuto bisogno.
" Sento la tua pelle sotto le dita, la sento anche se non ti tocco, com'è possibile?"
Respira Syria. Stasera te lo scordi troppo spesso di farlo, concentrata come sei su quello che dico.
" Non ce la faccio a continuare" un'altra parola e le salto addosso.
" Allora ti prego, ti prego, fatti toccare. Anche se poi non mi darai niente. Sento il tuo profumo, sento la tua pelle, sento il tuo respiro, sento tutto di te e..."
E la sua mano finisce proprio dove non dovrebbe. In quel punto da cui cerco ti tenerla lontana da tutta la sera.
Ma non è stata lei a portarla lì, no, sono io che ancora prima che finisse di parlare le ho afferrato il polso per guidarla sul mio corpo.
Mi ringrazia. Lei ringrazia me.
Poco dopo, nonostante abbia chiarito di non volere nulla per sè, il favore lo ricambio lo stesso.
E così lo capisco quel suo grazie.
Toccarla è ancora meglio di essere toccato.
É lei che me lo permette il vero regalo, non le sue mani su di me.

Syria si è sistemata con la testa sul mio petto e io non ho il coraggio di chiederle di spostarsi.
Spostati perchè con te in questa posizione non potrò respirare altro che il tuo odore per tutta la notte. Spostati perchè i ricordi sono ancora più difficili da sopportare così.
Spostati perchè domani farà male.
Farà male svegliarmi e uscire dal tuo letto senza la promessa di rivederci presto, ma farà male soprattutto domani sera, quando dormirò di nuovo da solo e so già che nella mia mente non riuscirò a sostituire l'immagine di stanotte con nessun'altra immagine al mondo.
Domani sera potrebbe uccidermi.
" Non so più dove sto andando Ryan"
La sua confessione improvvisa attira tutta la mia attenzione su quel corpo un po' più cresciuto ma che comunque quasi sparisce fra le mie braccia.
" Che vuoi dire?"
" Mi sto perdendo. Sto perdendo la Syria che mi piaceva, quella che aveva un obbiettivo, che sapeva senza alcun dubbio tutto quello che voleva dalla vita. D'accordo, forse ho sempre voluto troppo, ma almeno lo sapevo cosa volevo. Ora invece... non te le meriti le mie parole ma lo dirò lo stesso. Sei tu il mio unico punto fermo, l'unica cosa che non è cambiata è quello che provo per te. E tu neanche lo vuoi perciò... è come se non avessi niente"
'Non te le meriti le mie parole'.
Mando giù il boccone amaro e mi trattengo dal correggere la sua affermazione, dal chiarire che non è esattamente giusto ciò che ha detto sul fatto che non la voglia.
" Ho cominciato a lavorare nella palestra di Jax e mi sono resa conto di come questo non mi basti, non mi basti per niente. Per me era così evidente che avrei sempre combattutto, tutti gli ostacoli che avrei potuto incontrare strada facedo nemmeno li vedevo. Poi ci ho sbattuto la faccia. Che altro potrei mai fare se smetto con la boxe? Non conosco altri mondi all'infuori di quello e poi temo che nessun altro mi darebbe le stesse cose, capisci? Quel mondo era caotico, pieno di adrenalina ed emozioni, frenetico. Qualsiasi altro al confronto è monotono e statico e spento. Se non trovassi nient'altro Ryan?"
Percepisco la paura nella sua voce e sto male per lei.
Syria e l'insicurezza erano sempre stati due universi distinti e separati.
" Hai deciso di fermarti con la boxe?"
" Non ho deciso nulla del genere, ma adesso so che basterebbe niente per non poter più combattere, e in quel caso che farei per tutta la vita? E poi, non so se riuscirei a tornare in italia"
Mi irrigidisco.
Mi sento uno stupido, non ho mai pensato a questa eventualità, ho davvero creduto che fosse tornata per restare per sempre.
Siamo di nuovo al punto di partenza quindi?
Divento un pezzo di ghiaccio. Non devo neppure sforzarmi di fare il distaccato perché quel distacco mi aggredisce da sé.
Un'armatura, una protezione, per quanto misera e patetica sia.
" Non devi decidere stanotte. Né domani se è per questo. Sei ancora piccola Syria, lo capirai col tempo qual'è la tua strada" mi costringo a rispondere, mentre le accarezzo un braccio.
Mi sembra che annuisca, il suo non aggiungere altro la dice lunga su quanto il mio tentativo di conforto sia stato deludente per lei.
Mi dispiace non avere di più da offrirti.
Mi dispiace non riuscire ad essere nient'altro rispetto a quello che sono ultimamente.

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