Dodici

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"Perso ed insicuro
mi hai trovato
Sdraiato sul pavimento
circondato, circondato
Perché hai dovuto aspettare?
Dov'eri? Dov'eri?
Solo un po' in ritardo...
Mi hai trovato, mi hai trovato"

-The Fray, You Found Me-


Jordan

Amavo il mio lavoro.
Ogni giorno correvo più rischi di quanti ne avessi mai corsi in diciannove anni, il pericolo era diventato una costante nella mia vita, alla fine del turno ero esausto, e spesso e volentieri tornavo a casa con una terribile puzza di fumo addosso.
Ma amavo il mio lavoro. Perchè insieme alle tante cose che avrebbe potuto portarmi via, me ne stava dando molte di più.
Mi stava dando quello di cui avevo avuto bisogno per diverso tempo, aveva riempito vuoti che più passavano gli anni e più mi opprimevano.
Questo lavoro mi aveva dato un posto nel mondo, cosa di cui avevo sempre sentito la mancanza.
Papà era un medico dell'esercito, mio fratello lo sarebbe diventato presto, e io? Cosa sarei stato io?
In una famiglia così era difficile non sentirsi sotto pressione, e fin troppo facile sentirsi inutili. Volevo anch'io un'identità sociale che mi avrebbe reso fiero di me, e quando avevo deciso di entrare in accademia per diventare un vigile del fuoco, orgoglioso di me stesso lo ero diventato sul serio.
Mi aveva dato tante cose questo posto.
Una famiglia a cui non ero legato per appartenenza di sangue, amici che potevo ritenere tali -veri, leali, sinceri, adulti- brava gente come me che aveva dei valori, e non stupidi ragazzini il cui unico scopo sembrava essere quello di spettegolare o ubriacarsi.
Mi ci ero sempre trovato male in mezzo ai ragazzi della mia età, e non era un segreto per nessuno, io ero cresciuto in fretta, prima di quanto avrei dovuto, mentre chiunque mi stava intorno non solo non stava al passo coi tempi, ma era perfino in ritardo.
Avevi diciotto anni? Ne dimostravi meno di dodici.
Syria era stata la mia salvezza, ma adesso avevo trovato molto di più.
Per una volta -in questo esatto istante- la mia vita sembrava quasi completa.
Lavoro, amici, famiglia, realizzazione personale.
Mancava solo una ragazza da cui tornare a casa la sera per terminare la lista, ma cercavo di non pensarci. Non potevo certo pretendere tutto e tutto in una volta no?
Anche se dovevo ammettere che quel tipo di rapporto mi mancava da morire quando notavo una coppia per strada che si teneva per mano o che si baciava in pubblico.
Ma poi dopotutto, smetteva di mancarmi quando vedevo come si erano ridotti Syria e Ryan.
Però, che tempismo i miei pensieri.
Sto tornando a casa dopo il turno -con la mia auto nuova comprata grazie ai soldi del mio primo stipendio e al proficuo assegno di papà- e mi sono fermato a un semaforo rosso, proprio di fronte ad una chiesa evidentemente addobbata per un matrimonio.
Fuori ci sono centinaia di palloncini in attesa di essere liberati per volare via, e bambini che si dividono petali e riso da lanciare agli sposi.
Con la coda dell'occhio do una controllata al semaforo ancora rosso e torno a osservare la scena alla mia destra giusto quando il portone sta per aprirsi.
Un batuffolo gigante di velo e stoffa bianca si precipita fuori.
Non è esattamente questo il modo in cui una sposa dovrebbe uscire dalla chiesa.
Non ci credo, sta scappando.
Arriva a fatica al marciapiede e si guarda attorno, i primi invitati intanto stanno cercando di seguirla inorriditi.
Il suo sguardo si posa sulla mia macchina, mi rendo conto che nessun altro sta passando da queste parti, e l'attimo dopo riprende a correre verso di me.
Non ho il tempo di chiedermi cosa diavolo stia facendo che apre la portiera e cerca di infilarsi dentro.
" Ehi!" la riprendo, incredulo.
Sta ancora cercando di far entrare tutto il vestito per poter richiudere lo sportello.
Ci riesce.
" Ti prego parti" mi implora, con il viso nascosto fra le mani e dal velo.
Non ci posso credere. Davvero non ci posso credere.
" Sei seria?" le chiedo, esterrefatto.
Un uomo in smoking bianco si sta avvicinando furioso. Lo sposo?
" Vai!"
Urla così forte che il mio piede spinge spontaneamente sull'acceleratore, facendo partire l'auto a razzo.
" E dove accidenti dovrei andare?"
" Non lo so ma ti prego allontaniamoci da qui!"
Sembra talmente disperata che non riesco a contraddirla. Guido verso il nulla per almeno dieci minuti, poi accosto in una stradina deserta.
" Adesso basta, questa situazione è assurda"
Tolgo la chiave e mi giro verso la ragazza seduta sul sedile accanto.
Percepisco un debole sospiro, poi il velo si alza e due occhioni castani e lucidi mi fissano smarriti.
É bellissima.
E giovane, troppo per sposarsi. Avrà a malapena qualche anno più di me.
Nel giro di un secondo ho perso tutte le parole, me ne resto a fissare i lineamenti quasi regali del suo volto, i lunghi capelli neri, la scollatura a cuore del vestito.
Sento che anche lei mi sta studiando allo stesso modo.
" Sono Miky" mormora.
La sua voce ha una sfumatura... dolce.
" Jordan" riesco a replicare per miracolo.
" Cosa sei?"
Indica con il dito la mia divisa e immagino si stia riferendo al mio lavoro.
" Vigile del fuoco"
" Quindi sei abituato a salvare le persone no?" cerca di sdrammatizzare.
Mi viene spontaneo farle un sorriso. "Si, ci sono abituato"
Ma di certo non mi era mai capitato un salvataggio del genere. E io che mi ero stupito per quel gattino di un'anziana signora finito in cima ad un lampione della luce.
Seriamente, come diavolo c'è arrivato lassù?
" Jordan, devo chiederti un altro favore. Be', non che il primo lo abbia chiesto in effetti"
" Se ti servono documenti falsi per trasferirti all'estero non posso aiutarti. E comunque sono certo che abbandonare lo sposo all'altare non è così tragico come sembra"
Volevo sollevarle il morale ma mi rendo conto che con l'ultima frase ho ottenuto l'effetto opposto.
" Scusa. Allora, cosa ti serve?"
" Non è che mi porteresti in un hotel? Non saprei da chi andare stasera e poi, non mi va di vedere nessuno"
" Nessun problema. Non potevo abbandonarti in mezzo al nulla ad ogni modo"
Riparto, e un quarto d'ora dopo mi fermo nel parcheggio di un hotel a tre stelle.
" Sono una stupida, non ho soldi con me. Mi pagheresti la stanza? Giuro che te li restituisco. Posso darti l'anello di fidanzamento come garanzia, fra qualche giorno ti chiamo e facciamo lo scambio"
Osservo il diamante gigante che ha al dito.
" Vuoi che tenga in ostaggio un anello da milioni di dollari?"
" Non ha nessun valore per me" bisbiglia, con una tristezza addosso che avrei voglia di spazzare via.
Non la conosco affatto, non spetta a me.
" Tranquilla, ti lascio il mio numero, sono sicuro che mi chiamerai"
Senza aspettare che risponda o che mi segua, mi dirigo verso l'entrata e vado a prenotarle una camera.
Poco dopo la chiave è nelle sue mani, insieme al foglietto con il mio numero di cellulare.
" Non so come ringraziarti. O come scusarmi per essere piombata nella tua auto"
" È tutto apposto. Sono un tipo aperto alle nuove esperienze"
Almeno stavolta la faccio ridere.
" Ciao Jordan"
Non ho mai prestato attenzione alla maniera in cui una ragazza pronuncia il mio nome. Non sarebbe proprio il caso di cominciare adesso.
" Ciao Miky" rispondo, e indietreggio fino alle porte girevoli senza staccarle gli occhi di dosso. Ripercorro il suo corpo -quel poco che sbuca fuori dal vestito- e il suo volto, e la faccio arrossire.
Credo di non aver mai fatto nemmeno arrossire nessuna.
Arrivato alla macchina, sono così immerso nei miei pensieri che non mi accorgo che mi ha seguito.
La sua piccola mano mi afferra il polso, costringendomi a voltarmi.
" Non voglio restare da sola stanotte"

Che sto facendo?
Mi sentivo un automa mentre le andavo dietro, su per le scale e dentro la camera.
Una camera ben arredata con un letto matrimoniale e tutto il necessario per restare una notte.
Nessuno di noi due ha più parlato se non per ordinare la cena in camera, e per risolvere la questione vestiti.
Miky non poteva mettersi a letto con tutti quei chili di stoffa sopra, nè io potevo restare in divisa. Per fortuna avevo un cambio nel portabagagli, ora indosso i pantaloni di una tuta mentre lei si è infilata la mia maglietta, che è sufficientemente lunga da coprirle le cosce.
Fino a un paio di anni fa mi sarei vergognato troppo di rimanere a torso nudo davanti ad una donna, oggi il mio fisico mi piace.
" Mio Dio, ho rovinato un abito da ottomila dollari. Mia madre mi ucciderà" si lamenta Miky, cercando di sistemarlo su una sedia e sfiorando gli strappi.
" Ottomila dollari per un abito?" per poco non mi strozzo con uno dei drink che ci siamo fatti portare su.
Mmh, sto bevendo parecchio senza quasi accorgermene. Questa serata diventa sempre più assurda per me.
" È un Vera Wang!" mi spiega convinta.
" Cioè? Tipo una razza di cane molto costosa?" chiedo ingenuamente.
Scoppia a ridere. Forte. Ma credo sia un po' brilla anche lei.
" Dov'eri tu prima che incontrassi Logan?"
Logan? Il suo quasi marito?
Vedo che si pente di quello che le è uscito di bocca, perciò non dico nulla.
" Forse dovremmo metterci a dormire" continua.
Annuisco e scosto le coperte per infilarmici sotto. Sento che fa lo stesso, dal lato opposto del materasso.
Il silenzio e il buio che piombano di lì a poco nella stanza, mi rendono fin troppo consapevole della presenza di una donna a pochi centimetri da me.
Neppure questo mi era mai successo.
All'improvviso ho il suo profumo dentro al naso e il calore che emana appiccicato sulla pelle.
Sobbalzo quando la sua mano mi si posa sul bicipite nudo e tira per farmi voltare verso di lei. Senza parlare.
Il mio naso si scontra con il suo.
Quand'è che si è avvicinata tanto?
Con il dito mi percorre la lunghezza del braccio, e vorrei tanto trovare il modo di fermare i brividi. Non si può vero?
E il mio cuore... è normale che batta ad un ritmo così veloce?
Le sue labbra si posano sulle mie.
" Che stai facendo?"
" Quello che non ho mai fatto. Quello che non ho mai potuto fare, quello che non ho mai avuto il coraggio di fare. E probabilmente da domani non potrò di nuovo. Io non sono questa, io non prendo l'iniziativa con gli uomini, ma stanotte voglio farlo. Con te voglio farlo"
" Questo non è nemmeno da me" confesso.
'Questo' cosa poi?
Non sono neppure lucido, mi sento la testa leggera e una quantità spropositata di alcool nelle vene.
" Allora che ne dici? Per stavolta facciamo finta di essere qualcun altro?"
" Cosa vuoi Miky?"
Ho bisogno che lo dica, ma lei non lo fa.
Torna alla carica sulla mia bocca e mi afferra l'elastico dei pantaloni cercando di tirarlo giù.
Cerco quel filo di voce sufficiente per chiedergli di smetterla, di rimettersi a dormire.
Non lo trovo.
Mi ripeto: 'fra poco', 'ne voglio soltanto un altro po'.
Ma intanto mi ritrovo le sue mani dappertutto, e in qualche modo anche le mie finiscono su di lei.
Questo non sono io, però quello che sto provando mi piace, questa ragazza mi piace.
Non sto facendo niente di male. Lo fanno tutti.
Per una sera divento uno di quei tutti anch'io.
Ma il mattino dopo, uno di quei 'tutti' non mi ci sento più. Non sento lei come una ragazza qualunque. Non sento quello che abbiamo fatto come squallido e banale sesso.
Mi chiedo addirittura perchè non mi abbia trovato prima.
Domanda davvero stupida da porsi, considerato che proprio adesso sta già andando via.

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