Capitolo 37

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Una volta a Chicago, aveva preso i vestiti di Phoebe, la giacca di pelle e gli anfibi e li aveva regalati alla parrocchia più vicina. Aveva tolto le fotografie dalla parete sopra la scrivania, le aveva messe in una scatola insieme ai quaderni. Avuto la tentazione di liberarsene, poi ci aveva ripensato e l'aveva nascosta sotto al letto.

Aveva iniziato quell'impresa con l'intenzione di scrivere tutta la verità su ciò che era stata la vita di Phoebe, anche se era spesso complicata, dura, scomoda, ma poi non le era sembrata più una brillante idea. Ogni persona che l'aveva conosciuta aveva avuto una percezione diversa, la ricordavano in maniera diversa e forse era giusto così. Il tempo deformava i ricordi a proprio piacimento.

Iris aveva passato l'ultimo anno cercando di conoscere la sorella che aveva perso, senza pensare che ne aveva due ancora vive e vegete che conosceva a malapena. Kylie non parlava mai del padre di Mia, Iris non sapeva chi fosse, ma non le importava, voleva imparare a essere una brava zia e, soprattutto, una brava sorella. Katie era cresciuta così tanto dall'ultima volta che si erano viste, aveva un nuovo taglio di capelli che le conferiva un'aria ribelle e non faceva altro che parlare di ragazzi e di feste.

Aveva passato due settimane in North Carolina con Leon e non avevano mai parlato veramente fino all'ultimo giorno, in quello squallido motel con la crepe sul soffitto. Ora si sentivano per telefono quasi ogni sera, aveva imparato a essere gentile con Yvonne, cosa che suo fratello sembrava apprezzare particolarmente. Gli aveva anche confessato di Cooper a un certo punto e suo fratello si era mostrato più comprensivo del previsto.

Non era stata una brava fidanzata, ma nulla le impediva di diventare una brava ex fidanzata. Aiutò Damian a trovarsi un appartamento tutto suo e poi col trasloco.

Voleva tornare a essere una brava ragazza, una brava persona, non soltanto limitarsi ad averne l'aspetto.

Era andata a trovare sua madre all'agenzia, era la prima volta che vedeva il suo ufficio, le piaceva come era stato arredato. Cooper non c'era, Iris non sapeva se si sentiva sollevata o meno.

«Dov'è Cooper?»

«Fuori.» rispose sua madre, «Per un'indagine.»

Iris si guardò intorno, sulla scrivania c'erano le foto dei suoi fratelli e una sua scattata l'estate precedente in Grecia. Phoebe era una bambina nella fotografia che la ritraeva, la prese in mano per osservarla meglio, «Com'è lavorare con Cooper?»

«Perché me lo chiedi?»

Iris alzò le spalle e rimise la fotografia al suo posto, «Siete sempre stati molto diversi.»

«Abbiamo entrambi lavorato alla Omicidi.» rispose sua madre, «E volevamo molto bene a Ethan, così come ne vogliamo a Damian.» si accorse che sua figlia la stava fissando, «Gli vorremo sempre bene e, anche se vi siete lasciati, lui farà sempre parte della nostra famiglia. Io e tuo padre non avremmo potuto desiderare per te un ragazzo migliore. Sono felice che vi siate riavvicinati»

«Siamo solo amici, tutto qua.» non voleva che sua madre si facesse delle illusioni a riguardo, «Perché Damian può lavorare qui e io no?»

Iris avrebbe voluto lavorare con loro, ma non a fare le fotocopie, voleva dare una mano in maniera attiva. Avrebbe voluto dimostrare di essere all'altezza, ma era tornata da Westwood a mani vuote. Non aveva nemmeno avuto il coraggio di dare a sua madre il quaderno che aveva scritto con i punti oscuri sugli omicidi di Phoebe e di Maggie Doyle.

«Finisci prima il college, poi ne riparleremo.» sua madre si sedette iniziò a esaminare alcune fotografie di un gruppo di ragazzi al parco.

«Certo, come no.»

La ragazza dagli occhi di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora