La ragazza dagli occhi di ghiaccio

Capitolo 25

Leon era al telefono con Yvonne da quasi un'ora, Iris lo osservava spazientita dalla finestra del bed & breakfast. Suo fratello camminava avanti indietro rassicurando Yvonne che presto sarebbe tornato da lei. Iris non si fidava di Yvonne, le nascondeva qualcosa e aveva paura che Iris riuscisse a scoprire il suo segreto. Probabilmente, nemmeno a Leon aveva raccontato tutta la verità sul suo conto, ma questo non aveva importanza. Suo fratello, per qualche strano motivo, teneva a lei ed era fortunato a essere ricambiato.

Quando Leon incrociò il suo sguardo, Iris gli fece segno di tagliare corto. Ormai era ora di cena ed era stanca di aspettare.

La vibrazione del cellulare sul comodino attirò la sua attenzione. Era un messaggio di sua sorella Katie.

Aiutami a convincere la mamma a farmi andare alla festa di Paige sabato.

Aveva compiuto quattordici anni da poco e si faceva chiamare Kate.

«Preferisco avere una figlia che mi odia ma in camera sua, al sicuro.» era stata la risposta di sua madre quando le aveva parlato al telefono quella mattina.

La morte di Phoebe l'aveva cambiata, rendendola più protettiva nei confronti della figlia minore. Si era sentita così moderna, di larghe vedute, per aver accettato Oliver in casa sua, per aver accettato la relazione del ragazzo con sua figlia appena quindicenne, per poi accorgersi di aver accolto in casa un assassino, un manipolatore che aveva aizzato Phoebe contro la sua stessa famiglia.

Dopo la morte della figlia, aveva aperto un'agenzia investigativa insieme a Jackson Cooper, ex detective della Omicidi ed ex partner di Ethan Michaels. Si occupavano principalmente di ritrovare ragazzi scomparsi, per lo più tossici per cui la polizia non intendeva sprecare tempo e denaro dei contribuenti, ma anche ragazzini ricchi i cui genitori erano i veri finanziatori delle attività dell'agenzia.

Iris guardò il cellulare, c'era un altro messaggio di Katie.

Ti prego. Ti prego. Ti prego.

Perché per sua sorella era così difficile seguire le regole? Iris aveva sempre fatto ciò che le avevano chiesto senza mai ribattere, senza mai opporsi. Buoni voti a scuola, amiche giuste, ragazzo giusto, lavoretti estivi, volontariato. Era tutto più semplice quando si seguivano le regole. Iris le aveva seguite per buona parte della sua vita, finché non aveva iniziato a infrangerle, una dopo l'altra, sentendosi veramente viva per la prima volta.

Okay, ci parlo io, si arrese, Ma non ti prometto niente.

Grazie grazie grazie, fu la puntuale risposte della sorella minore, Vedrai che a te la mamma darà asxolto.

Iris stava per telefonare alla madre, per convincerla a chiudere un occhio per una volta, ma scorrendo la rubrica decise di comporre un numero diverso.

«Ehi, sono io.» avrebbe voluto dire, «Lo so che mi hai fatto promettere di non telefonarti più, per quanto possa valere una promessa del genere, estorta contro la mia volontà. Volevo solo dirti che sono a Westwood, dove mia sorella è stata uccisa e tutto sta diventando reale: A.J., Richard, persino Lenny. E non so se ce la farò ad affrontare tutto questo da sola, ad andare fino in fondo. Se tu fossi qui, o se ti potessi parlare solo per qualche minuto, so che tutto sarebbe diverso..»

Dopo alcuni squilli, non ci fu risposta, così Iris riattaccò.

Sarebbe davvero stato diverso? In che modo? Ciò che era successo non poteva essere cambiato, Phoebe sarebbe rimasta morta, così come Taylor Kingston, e, con lui, tutte le risposte agli interrogativi di Iris.

Avevano parlato del tempo, inizialmente, di quell'estate straordinariamente calda. Poi di com'era stato l'inverno appena passato e di come sarebbe stato il successivo. L'imbarazzo cresceva, mentre il cameriere tardava a portare il vino. Jenny fece qualche commento sul cibo, mentre Richard si guardava nervosamente intorno picchiettando con le dita sulle posate.