Capitolo 26

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Era ormai notte fonda. Iris non riusciva a dormire, continuava a rigirarsi nel letto, il materasso era troppo morbido e la rete scricchiolava a ogni suo movimento. Era felice di essere riuscita a parlare con Richard ma agitata al pensiero di dover affrontare Lenny faccia a faccia.

Sentì un mugolio provenire dall'altro lato della stanza, era Leon.

«No. No.» mormorava lui, «Aspetta.»

Stava avendo un incubo.

Iris scese dal letto a piedi nudi e si precipitò dal fratello.  Gli appoggiò una mano sulla fronte, «Leon, svegliati. Non è reale, Leon.»

Il ragazzo aprì gli occhi all'improvviso e si tirò su di scatto.

«Va tutto bene, era solo un sogno.» lo rassicurò Iris.

Leon si passò le mani tra i capelli sudati, «Non era un sogno. Era un flashback.»

«Di quando Lenny ti ha aggredito?»

Leon scosse la testa, «Era Phoebe, l'ultima volta che l'ho vista, in ospedale.»fece un respiro profondo, «Phoebe che viene portata via da Taylor Kingston, lui la immobilizza da dietro e la trascina via. Io provo ad alzarmi, ma non ci riesco, non riesco a muovere un solo muscolo.»

«Non c'era niente che potessi fare, Lenny ti aveva ridotto piuttosto male.» ripensò a quando aveva visto il fratello in ospedale, il volto tumefatto, le bende che coprivano la testa rasata.

«Già.»

«So che ti è stato chiesto altre volte e tu hai sempre rifiutato, ma voglio domandartelo lo stesso anche io.»

«Sentiamo.»

«Pensi che potresti prendere in considerazione l'idea di parlare con qualcuno che ti aiuti a ricordare quello che è successo?» gli domandò.

«Intendi con un psicologo.»

«Sì. Ci sono varie tecniche, tra cui l'ipnosi...»

«Vuoi che mi faccia vedere da Greg?» la interruppe Leon.

«Non necessariamente da lui. Se ti fa sentire a tuo agio, perché no?» alzò le spalle, «Potrebbe aiutarci a capire perché Lenny ti ha quasi ucciso, ci è andato molto vicino. Secondo te era questa la sua intenzione?»

«Credo di sì, anche se non so perché. Eravamo amici, giocavamo a Monopoli, cose così.» Leon si massaggiò le tempie, «Continuo ad avere questi terribili mal di testa, ogni volta che mi sveglio dopo aver rivissuto quei momenti in ospedale.»

Iris si sentì in colpa per aver trascinato il fratello a Westwood. Sperò che alla fine ne valesse la pena.

Il giorno dopo Iris, appena sveglia, controllò il cellulare. Com'era prevedibile, lui non l'aveva richiamata.

Nemmeno Phoebe richiamava mai.

Quante volte le aveva telefonato senza ricevere mai risposta, quante volte aveva controllato che il cellulare avesse campo. Aveva bisogno di sua sorella, era l'unica che avrebbe potuto capire come si sentiva l'estate precedente, ma Phoebe aveva cose più importanti a cui pensare. E Iris non gliene poteva più fare una colpa.

Dall'altro lato della stanza, Leon dormiva sereno, Iris decise di non disturbarlo e scese al piano di sotto.

Erano le sette, Richard le aveva promesso che l'avrebbe accompagnata da Lenny per le nove. Si sentì di nuovo irrequieta al pensiero di dover affrontare l'uomo che aveva quasi ucciso suo fratello, ma sapeva anche che Lenny era l'unica persona ancora viva che potesse aiutarla a capire cos'era successo negli ultimi giorni di vita di sua sorella. Iris doveva fare un tentativo.

La ragazza dagli occhi di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora