Sognava raramente Rachel e, quando lo faceva, erano per lo più incubi o ricordi di una vita che non le apparteneva più, quando si chiamava ancora Phoebe.
Nel sogno, era bambina ed era sott'acqua. Non sapeva come fosse finita lì, provava a nuotare verso la superficie, senza riuscirci. L'acqua era gelida e faticava a muoversi. A un certo punto, capiva che era del tutto inutile opporre resistenza, così si lasciava andare e veniva trascinata giù, sempre più giù.
Era sabato, Rachel correva come ogni sera in mezzo al bosco. Aveva imparato a riconoscere quei sentieri a occhi chiusi, facendone il suo rifugio. Le piaceva l'aria fresca che si respirava e che le concedeva una tregua dal caldo soffocante di quegli ultimi giorni.
Yvonne era partita per il week end con John, un ragazzo che aveva appena conosciuto a una lezione di yoga. A casa l'aspettavano una bottiglia di vino, una pizza da scongelare e gli appunti sul caso Chloe Horowitz.
Erano passati tre giorni dal ritrovamento della sua sosia e non c'erano stati ulteriori sviluppi nelle indagini.
L'ora della morte era stata stimata tra le undici e mezza e mezzanotte.
Il fidanzato, Taylor Kingston, era a New York per una riunione di lavoro e diversi testimoni lo potevano confermare.
Erano riusciti senza troppe difficoltà a rintracciare il ragazzo che aveva ballato con la vittima, si chiamava Drew Cassidy, aveva ammesso di averci provato con Chloe. Lei era piuttosto alticcia, ma gli aveva detto di avere un ragazzo ed era andata via da sola dal locale. Drew era rimasto e aveva conosciuto un'altra, con cui aveva passato la notte.
L'ipotesi più accreditata, per il momento, era che qualcuno che Chloe conosceva avesse raggiunto la vittima a casa, dove l'aveva accoltellata a morte.
Rachel si ritrovò davanti a casa, entrò e chiuse la porta alle sue spalle.
C'era qualcosa sul pavimento. Un vecchio articolo di giornale, qualcuno doveva averlo fatto passare sotto la porta. Era un trafiletto risalente a una quindicina di anni prima.
Oliver Jackson Stowe è uscito dal coma dopo quattro mesi.
La prognosi rimane riservata e le sue condizioni ancora critiche.
Erano anni che non provava quel senso di vertigine. Il suo istinto le diceva di andarsene il più lontano possibile da quella casa. La sua posizione ormai era stata compromessa. Doveva telefonare a Yvonne e iniziare a impacchettare le loro cose. Si guardò intorno, non ci avrebbero messo più di un paio di giorni. Yvonne avrebbe capito, come sempre, in fondo, avrebbe potuto insegnare yoga ovunque. L'aveva già fatto prima e non si era mai lamentata di dover cambiare città, o Stato.
Prese il cellulare e compose il numero.
«Pronto?» Yvonne stava ridendo, «Rachel, va tutto bene?» domandò con un tono improvvisamente serio.
«Ehm, sì... Scusa, non volevo disturbarti.»
«Non mi disturbi affatto, lo sai.»
«Come procede il week end?»
«Procede bene.» rispose Yvonne trattenendo una risatina, «John, smettila.»
«Procede molto bene.» Rachel sorrise. Non poteva farle questo, non poteva strappare Yvonne a quel ragazzo appena conosciuto, a quella improvvisa felicità che aveva faticosamente raggiunto per ricominciare tutto da capo, per l'ennesima volta. Una nuova casa, un nuovo lavoro, nuovi amici.
«Ero solo curiosa, tutto qui.»
«E preoccupata.» aggiunse Yvonne, «Ti conosco.»
«Sì, lo sai come sono. Divertitevi. Ci vediamo domani.»
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La ragazza dagli occhi di ghiaccio
Mistério / SuspenseRachel, la ragazza dagli occhi di ghiaccio, ha un passato difficile, di cui non parla volentieri. Ogni anno, il giorno del suo compleanno, riceve una rosa rossa ed un biglietto di auguri da parte di uno sconosciuto. Chi perseguita Rachel? C'entr...