Epilogo

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La casa bruciava, faceva caldo, l'aria era irrespirabile, ma presto tutto sarebbe finito. Ormai non c'era più nulla che potesse fare per cambiare le cose, per combattere quell'incendio indomito; era stata Abby ad appiccarlo, ne era sicura.

Iris era andata fino a lì per tenderle una trappola e invece era Abby che gliene ne aveva tesa una.

Aveva visto Phoebe, ai piedi del letto, tra lei e A.J., sua sorella la stava fissando in un misto di tristezza e qualcosa che Iris non riuscì a interpretare, forse delusione. Delusione perché non stava combattendo, perché si era arresa, proprio come aveva fatto lei.

Ma non sarebbe stato tutto vano.

Voleva fare uscire Abby allo scoperto e c'era riuscita. Anche se il prezzo da pagare forse sarebbe stato la propria vita.

Poi era arrivato Leon e l'aveva presa in braccio e portata in salvo. Era tornato indietro per salvare A.J., «Tu resta qua.» le aveva detto, come se Iris fosse in grado di muoversi.

Era rimasta seduta a osservare le fiamme luccicanti che avvolgevano la casa e che probabilmente avrebbero aggredito anche il bosco, a osservare come tutto stesse andando distrutto dal fuoco purificatore con cui  Abby li aveva voluti punire.

Leon stava tardando a ritornare da lei e Iris aveva pensato che non poteva perdere un altro fratello, il suo cuore non avrebbe retto. A.J. era troppo pesante, aveva pregato che facessero in tempo a uscire prima che fosse troppo tardi. Altrimenti si sarebbe lasciata morire, era questa la sfida che aveva lanciato a Dio. E lui doveva averla ascoltata, perché Leon e A.J. ce l'avevano fatta, erano tutti e tre sani e salvi per quello che poche ore più tardi, in ospedale, era stato definito un miracolo.

Erano passate le settimane, poi i mesi, la pelle era guarita, le ferite si erano rimarginate quasi del tutto. Leon era quello che aveva avuto la peggio, con ustioni di terzo grado su braccia e gambe.

Gli erano venute perché era tornato indietro per salvare A.J..

Ogni tanto Iris lo spiava su Facebook, attraverso la foto profilo o quelle che pubblicavano gli altri, la barba era sparita, le braccia erano ancora fasciate, proprio come le sue. Era quasi sempre in compagnia di Maisie, una bambina esile e dai grandi occhi, proprio come la madre. Iris immaginò come le donne al parco ci provassero con lui, con la scusa di far giocare insieme i figli; A.J. non sapeva stare da solo e presto avrebbe scelto una di loro, una madre single, come compagna di vita.

Le aveva telefonato soltanto una volta.

«L'ho trovata.» le aveva detto, «Ho trovato Maisie.»

Iris aveva sentito quel richiamo familiare, avrebbe voluto prendere un aereo precipitarsi a Westwood, precipitarsi tra le braccia di A.J., stringerlo forte, respirare il suo odore. Dopo tutto quello che era successo, sarebbe stata una pessima idea.

«È stato Cooper ad aiutarmi a trovare mia figlia.» aveva aggiunto A.J..

Un motivo in più per restare lontana da lì.

In quel momento non era ancora riuscita a perdonarlo, quando finalmente l'aveva fatto era di nuovo troppo tardi. Cooper si frequentava con una donna, la cui figlia tossica ogni tanto spariva, finché il detective l'aveva riportata a casa una volta per tutte.

«E quindi ora giochi a fare la famiglia felice?» gli aveva chiesto davanti a una caffé bollente.

Fuori stava piovendo a dirotto.

«Cadence è una persona davvero in gamba.» ribatté lui, «Non parleresti così se la conoscessi.»

Iris non rispose, il nome Cadence d'istinto gliela faceva già odiare.

La ragazza dagli occhi di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora