Voleva che fosse la prima a saperlo. Per questo non ne aveva fatto ancora parola con Richard. Rachel era già andata a casa, ma non importava. Sapeva dove trovarla.
Al lavoro si salutavano a malapena e, se si incontravano per caso la sera, facevano finta di non vedersi. Ma lui la vedeva. La vedeva eccome. Soprattutto da quando era apparso lui, il biondo.
Era già la terza volta che li vedeva all'Hype, con le loro giacche di pelle, le loro birre e i loro capelli biondi. Potevano sembrare gemelli. Moderni Kurt Cobain e Courtney Love. Belli e dannati. Sembravano essere molto in confidenza. Lui la faceva ridere di gusto. Come quella sera che si era presentata a casa sua con una bottiglia di vino e aveva raccontato a Sammy quell'assurda storia sui fulmini per fargli vincere la paura dei temporali. Poi era arrivato Lenny e aveva rovinato tutto.
Chi era quel ragazzo? Conosceva i segreti di Rachel? La sua doppia identità? Il detective ne dubitava.
«Rachel non si fida di nessuno.» gli aveva detto Yvonne prima di trasferirsi, «Da quando aveva quindici anni.»
Perché avrebbe dovuto fidarsi del biondo? Cos'aveva di speciale rispetto agli altri? Perché non si era fidata di lui?
Ora A.J. sapeva tutto quello che c'era da sapere su Rachel, tutto quello che era stato scritto su di lei sui giornali e su Internet. Forse non avrebbe dovuto, lei di certo non avrebbe voluto che abbattesse quel muro invisibile che aveva creato tra loro. Eppure continuava a rimanere inarrivabile. Anche adesso che la rabbia era passata, lei era sempre più lontana.
Guardò l'orologio. Si stava facendo tardi. Doveva tornare da Abby prima che si addormentasse, aveva gli incubi quando lui non c'era.
All'inizio si era fermato a dormire sul suo divano perché aveva paura di restare a casa da sola, poi le cose si erano fatte più serie. Era paziente con Sam e sembrava andare d'accordo persino con Marcia, impresa non semplice, doveva ammetterlo. Sulla carta Abby era perfetta. Ma non era Rachel.
«Stai pensando a lei, non è vero?» gli aveva chiesto, «Io te la ricordo. Non posso farci niente. È così e basta. A volte penso che sia solo colpa sua quello che mi è successo, ma se non fosse per Rachel non ci saremmo mai conosciuti.»
Sono ancora in ufficio. Faccio tardi, inviò l'SMS a Abby senza pensarci troppo. Non gli piaceva mentire, ma non voleva neanche che la situazione fosse oggetto di fraintendimenti.
Si avvicinò a Rachel, lei e il biondo lo guardarono a metà tra lo stupito e il divertito.
«Possiamo parlare cinque minuti?»
«Sono occupata.» rispose lei tornando a sorseggiare la sua birra.
«È importante.» insistette il detective, la ragazza alzò gli occhi al cielo e lo seguì.
«Volevo dirti che non sono più arrabbiato e che posso capire perché tu mi abbia nascosto la tua identità.» esordì A.J., «Non lo condivido, ma lo capisco.»
«Oh. Non sei più arrabbiato.» fece lei, «Tutto qui?»
«Ti vedi con quello adesso?»
«Non sono affari tuoi.» si voltò verso il ragazzo biondo, «Comunque sì. Dobbiamo voltare pagina, mi sembra che anche tu l'abbia fatto. Con Abby.»
«Non è di Westwood. Non l'ho mai visto da queste parti.»
«È un mio vecchio amico di Chicago. Suo padre è malato e sono venuti fin qui per delle visite specialistiche. Staranno da me per qualche tempo.»
«Staranno da te?» ripeté il detective, lui che non poteva nemmeno fermarsi a dormire. Ora che ci pensava li aveva visti un paio di giorni prima in compagnia di un uomo più anziano.
«Sai come vanno queste cose.» continuò Rachel, «Sono riaffiorati tutti i ricordi di quando eravamo entrambi a Chicago, i sentimenti inespressi. È scattato qualcosa in me, la sindrome da crocerossina. Leon vorrebbe che tornassi con lui in Illinois. E io ci sto pensando. Proprio così, ci sto pensando seriamente. Il lago Michigan, io, Leon e un paio di marmocchi biondi.»
Si fissarono per un paio di secondi, poi Rachel iniziò a ridere, «Dovresti vedere la tua faccia in questo momento.»
A.J. si sentì divampare, come poteva prendersi gioco di lui in quel modo?
«Leon è il mio fratellastro.» spiegò lei, «Uno dei tanti.»
Il detective simulò un colpo di tosse, era sollevato, ma non voleva dargliela vinta, «Volevo solo accertarmi che stessi bene.»
«Sto bene.» ribatté lei, «Molto bene.»
«Molto bene?» domandò in tono dubbioso.
«In realtà, uno schifo. Vorrei solo che questa storia finisse al più presto.» ammise, «Ma siamo a un punto morto.»
«Forse no.» replicò lui, «È di questo che volevo parlarti.»
«Credevo che Richard mi avesse sbattuto fuori dall'indagine.» gli fece notare, «Ed è per questo che ne stiamo parlando qui e ora.» capì.
«È la tua vita. Credo che sia giusto che tu venga messa al corrente di tutto, anche se si dovesse trattare di un buco nell'acqua. Non ti abbiamo dimenticato.»
«D'accordo. Di che si tratta?»
«Un anno fa, vivevi a Somerville. Lo so perché me l'ha detto Yvonne. Ho controllato gli omicidi della zona e indovina un po'? Il giorno del tuo compleanno, una ragazza è stata uccisa. Una ragazza che ti assomigliava. Elinor Benett. Ti dice niente questo nome?»
Rachel scosse la testa.
«Il nostro uomo ci aveva già provato, ma qualcosa dev'essere andato storto.»
«E questa ragazza... ha qualche legame con Taylor Kingston?»
«È quello che voglio scoprire.» fece A.J., «Domani vado a Somerville a parlare con i suoi genitori.»
«E io vengo con te.»
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La ragazza dagli occhi di ghiaccio
Mistério / SuspenseRachel, la ragazza dagli occhi di ghiaccio, ha un passato difficile, di cui non parla volentieri. Ogni anno, il giorno del suo compleanno, riceve una rosa rossa ed un biglietto di auguri da parte di uno sconosciuto. Chi perseguita Rachel? C'entr...